Lasciarsi travolgere da una massa di preoccupazioni contraddittorie, cedere a troppe richieste, impegnarsi in troppi progetti, volere aiutare tutti in tutti i sensi (da tutti i punti di vista), tutto questo non è altro che soccombere alla violenza dei nostri tempi.
Così scriveva Thomas Merton.
Questa considerazione rende in modo eloquente uno dei problemi dell'uomo: che rischia sovente di perdersi - e di perdere il senso poetico dell'esistenza (nascosto in ogni piega delle nostre esperienze, se soltanto le affrontiamo con cuore aperto) - quando è sopraffatto da ciò che entra, e non da ciò che è (già) in lui, ciò che è autentico.
Tutto passa attraverso l'autoconoscenza.
Nessuno stato di felicità, nessun cammino esteriore o evolutivo, nessun cambiamento vero e durevole potrà esistere se non attraverso la consapevolezza interiore di ciò che si è (ciò che si vuole è soltanto derivazione di ciò che si è: solo se si impara a capire da dove vengono le domande interiori, si troveranno risposte). E l'agire sarà soltanto una coerenza, una conseguenza.
La via per uscire dai problemi attuali scrive Krishnamurti, non può che partire del mondo interno di ciascuno di noi: dobbiamo capire in che modo percepiamo la vita, noi stessi e gli altri.
Capacità di amare e di donarsi, capacità di ricevere, realizzare la pienezza in ogni istante della propria vita. Non è utopia, a tutti è dato: anche nel dramma di scegliere, di rivelarsi, di abbandonare, di perdere, di conquistare, di partire, di tornare, di essere. E' vivere.
Fabrizio Falconi
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