Amo da sempre questo quadro.
Lo ha dipinto John Everett Millais nel 1854, e si intitola The blind girl, La ragazza cieca.
E' un'opera misteriosa, che interroga l'osservatore.
Al centro, una ragazza cieca. I suoi occhi sono dolcemente chiusi. Su di lei è adagiata una giovane fanciulla (una sorella ?)
Sono seduti entrambe in un campo di grano, d'estate. Intorno a loro la natura è meravigliosa. E sullo sfondo si staglia nel cielo un doppio arcobaleno.
La ragazza cieca non può vedere. Ha deposto l'organetto, e si è disposta - come pensiamo anche dal dettaglio della mano che sfiora l'erba - ad ascoltare quel che non può vedere, e che forse la fanciulla racconta, vede per lei.
In questo quadro c'è molto della nostra vita. E molto, sul senso del visibile e dell'invisibile.
La ragazza cieca è costretta (per vedere) ad affidarsi a qualcuno.
Come diciamo spesso: affidarsi ciecamente.
Stringersi nel suo abbraccio, fidarsi, fidandosi anche di ciò che non vede.
E' una cosa difficile, sempre più difficile. Prendiamolo come un augurio per un nuovo anno che viene.
Fabrizio Falconi
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