Feroce critico dell'impero americano,
intellettuale scomodo, omosessuale dichiarato che scandalizzo'
gli Stati Uniti a 22 anni con la storia gay 'La statua di sale',
Gore Vidal, morto ieri a 86 anni nella sua casa di Hollywood
Hills, a Los Angeles, per le complicazioni di una polmonite, era
un pensatore indipendente, allergico alle etichette e
all'establishment.
Una delle ultime figure, con Truman Capote e
Norman Mailer, di giganti della letteratura pronti ad accendere
e a provocare dibattiti.
Autore di 25 romanzi, autobiografie e numerosi saggi sul
declino dell'America, fra cui 'Palinsesto', 'Impero', 'Navigando
a vista', drammaturgo, sceneggiatore di film come
'Improvvisamente l'estate scorsa' di Joseph L. Mankiewicz e
'Ben-Hur' di William Wyler, e di serie tv, Vidal venne chiamato
da Federico Fellini per interpretare se stesso in 'Roma'.
Nella
citta' eterna, che adorava, visse circa trent'anni facendo
dell'Italia, dove aveva anche la celebre villa La Rondinaia a
Ravello, sulla costiera amalfitana, la sua patria dell'elezione.
Ma, negli ultimi anni, per una operazione alla gambe mal
riuscita non camminava piu' e l'accesso alla Rondinaia, venduta
sei anni fa, dopo la morte del compagno di una vita, Howard
Austen, era diventato impossibile. L'ultima volta che lo
scrittore venne nel nostro Paese fu nel 2010 per il matrimonio
di Elido Fazi al quale indosso', racconta l'editore, "i gemelli
che gli aveva regalato Paul Newman. L'oggetto a cui teneva di
piu"'.
Grande appassionato di politica, Vidal si candido' piu' volte
con i democratici senza mai essere eletto. Era amico di John F.
Kennedy e odiava i Bush che secondo lo scrittore sapevano in
anticipo cosa stava succedendo l'11 settembre come spiega nel
suo saggio 'Le menzogne dell'impero e altre tristi verita".
Proprio all'attacco delle Torri Gemelle Vidal ha dedicato un
libro 'La fine della liberta', pubblicato in anteprima in Italia
nel 2001 da Fazi, diventato nel 1998 il suo editore italiano, e
uscito l'anno dopo in America con il titolo 'Perpetual war for
perpetual peace'. Sulla storia degli Usa, lo scrittore ha
pubblicato una serie di libri a partire da 'Washington D.C.'
uscito nel 1967 fino a uno dei suoi titoli piu' famosi, 'L'eta'
dell'oro' in cui racconta la trasformazione dell'America da
"cafoncello dell'Occidente" a centro del nuovo impero.
Amico di Paul Newman e della moglie Joanne Woodwad, Rudolf
Nureyev, Susan Sarandon e Tim Robbins, assidui frequentatori
della sua villa a Ravello, Vidal ammirava Italo Calvino alla cui
morte scrisse nel 1985 un memorabile articolo in cui si diceva
colpito di come l'Italia entro' in lutto, "come se fosse morto
un principe amatissimo" mentre "quando muore uno scrittore
americano, ammesso che sia famoso (ma per nessuno di noi e' piu'
possibile essere famoso) c'e' al massimo una fotina" diceva
Vidal.
Nato il 3 ottobre del 1925 a West Point, Gore Vidal,
pseudonimo di Eugene Luther Gore Vidal, ha scelto per la sua
carriera letteraria come nome il cognome del nonno materno
Thomas P. Gore, senatore democratico dello stato dell'Oklahoma.
Nel 1943 si e' arruolato come riservista nell'esercito degli
Stati Uniti e ha sempre preso posizione contro la guerra da
quella in Vietnam all'Iraq.
Fra i suoi romanzi il piu' celebre resta 'La statua di sale'
- storia del bello, atletico e schivo Jim Willard, innamorato
del suo migliore amico, Bob Ford - che quando' usci' nel '48
scosse gli Usa, venne riscritto nel '65 e ora tornera' al piu'
presto in libreria per Fazi che nel 1998 comincio' con questo
libro la pubblicazione delle sue opere.
Diciassette i titoli in
catalogo fra cui l'ultimo 'Il candidato', ripubblicato nel 2008,
in cui Vidal affermava: "Ho sempre pensato che da qualche parte
in questo paese corrotto e moralista ci siano ancora degli
uomini che sanno come dovrebbe essere fatta una societa' che si
rispetti". L'enfante terrible della cultura americana non ha
mai smesso di stimolare le coscienze e, vincitore del National
Book Award nel 2009, ha rifiutato molti premi.
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