Sono personalmente convinto che il luogo di sepoltura di un uomo, non sia soltanto il luogo dove riposano le sue ossa.
Non è una mia idea, ovviamente, ma una idea sulla quale è stata edificata l'intera storia della civiltà umana, come sa bene l'antropologia. Maya e Romani, ad esempio, edificavano addirittura le loro case sui luoghi di sepoltura dei cari estinti. E questo non certo come gesto simbolico, ma perché si credeva che l'anima dei defunti continuasse a vivere e fosse importante rimanervi in contatto, attraverso il corpo che quelle anime aveva ospitato.
Oggi il 'sentire comune' dominante viaggia in tutt'altra direzione: la rimozione collettiva della morte, sulla quale si basa la civiltà contemporanea, impone che anche i luoghi di sepoltura degli uomini abbiano poco significato. I cimiteri sono ormai luoghi quasi del tutto abbandonati. Vige anche il pensiero dominante che 'per ricordare o pensare ad una persona cara', non c'è bisogno di recarsi sulla sua tomba.
Io invece continuo a pensare che questi luoghi abbiano un senso e abbiano un significato. Ne abbiamo testimonianza quando visitiamo la tomba di un grande uomo, di una grande anima, come la tomba di Ezra Pound nel cimitero dell'Isola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia, che vediamo nel video commentato da Massimo Cacciari.
Domani è il giorno dei morti. Forse hanno ancora da sussurrarci qualcosa. Se soltanto abbiamo la bontà e la pazienza di fare almeno un poco di silenzio.
La paura della fine cancella la ricerca. Se si cominciasse a cercare, inquieti, sin da vivi, forse ogni passaggio sarebbe meno tragico.
RispondiEliminaSenza obbligatoriamente trascendere nel credo di ciascuno, penso che le dimensioni post-mortem siano una sorta di "stati" inaccessibili per chi vive "sopravvivendo", mentre siano "scrutabili" per chi si cerca, per chi è consapevole di uno "stato" interiore superiore che non ha mai fine.
Caro Fabrizio,
RispondiEliminaa questa tua riflessione mi piace aggiungere i celeberrimi versi di Foscolo che tanto ha scritto a proposito dell'importanza delle tombe
e del ricordo vivo dei defunti
" Ma perché pria del tempo a sé il mortale
invidierà l'illusïon che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra quando
gli sarà muta l'armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de' suoi? Celeste è questa
corrispondenza d'amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall'insultar de' nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli.
Sol chi non lascia eredità d'affetti
poca gioia ha dell'urna; e se pur mira
dopo l'esequie, errar vede il suo spirto
fra 'l compianto de' templi acherontei,
o ricovrarsi sotto le grandi ale
del perdono d'lddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi,
né passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura.
Sperando che saranno graditi a te e ai tuoi lettori
Magda
Francesca,
RispondiEliminasono totalmente d'accordo. Davvero tocchi un punto cruciale. Perché sono certo anch'io che è questo nostro essere sordi ad indurci alla certezza di mancanza di voci e di parole e segni, che invece - io ne sono certo - giungono se soltanto siamo capaci di fare silenzio.
Grazie
F.
Carissima Magda,
RispondiEliminagrazie. Foscolo non si dimentica mai. Ha detto molto di quello che c'è da dire sul tema. Bisognerebbe tornarci spesso perché anche su di lui pesa il retaggio dello studio che ne abbiamo fatto, ci hanno fatto fare, a scuola.
"e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi,"
mi sembra sia perfettamente eloquente.
F.