Credo che una delle grandi prerogative della preghiera è quella di - potenzialmente - essere accessibile anche da parte di chi 'non crede'. O anzi, sarebbe meglio dire, parafrasando Gianni Vattimo, di chi "crede di non credere".
Credere o non credere sono infatti stati di coscienza 'cristallizzati' per così dire, sulla base di un convincimento personale, basato sull'esperienza (volatile) della nostra vita, sui ricordi (volatili) della nostra vita, sulle idee (volatili) della nostra vita.
Ed è per questo che è profondamente vero che - come insegna l'esperienza - dentro un qualsiasi credente esiste un 'non credente' (potenziale o parziale o reale), e dentro ogni 'credente' esiste un 'non credente (potenziale o parziale o reale).
"Credente" e "non credente" sono niente più che formule che ci diamo - anche quando ci ritroviamo sinceramente e profondamente in esse - che ci aiutano ad avere una riconoscibilità esterna ed una riconoscibilità interiore.
Ma proprio perchè nella natura umana non sembrano esistere nè certezze, nè verità assolute, si possono concepire - e possono esistere - 'scenari di confine' molto delicati, nei quali il 'credente' lascia aperta e coltiva gli spazi del dubbio, e non finisce mai di interrogarsi sul senso e sulla verità della sua fede; e nei quali il "non credente" può interrogarsi, e anche 'chiedere' la voce e la risposta di un Dio al quale non crede (o non crede fino in fondo).
Viviamo un tempo estremamente propizio per questo. Le ultime scoperte dell'astrofisica ci indicano che la nostra conoscenza del tutto - microcosmo/uomo/macrocosmo - è estremamente labile, e che gli scenari (da dove veniamo ? esistono altri, infiniti universi oltre il nostro ? Cosa esisteva prima del Big Bang ? Esistono una decina di dimensioni almeno oltre alle nostre umane, come afferma la 'teoria delle stringhe' ? Ecc...) possibili sono molto estesi, ed è molto difficile escludere anche razionalmente una eventualità, piuttosto che un altra.
In questa larghezza di vedute, che toglie il fiato, si può - lo possono anche coloro che si sentono 'non credenti' - dire: " O Dio, se tu esisti, fa che io ti conosca. "
Non è una bestemmia. E' forse, anzi, la più umana delle preghiere.
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... non è una bestemmia,Faber e nemmeno un tentare Dio ma il bisogno vitale di percepirne la presenza. Agostino ha scritto da qualche parte che: l'uomo è un mistero e il suo cuore un abisso... come sarebbero diversi i rapporti umani se fossimo capaci di avvicinarci ad ogni creatura con questo timore di calpestare un suolo sacro e spogliati dai nostri pre giudizi...pre confezionati.Temo che non è possibile incontrare Dio appesantiti dalle nostre mille sicurezze materiali, intellettuali, morali, affettive, così armati possiamo incontrare un Dio adatto alle nostre aspettative, ma non il Dio che si è rivelato al popolo d'Israele e incarnato in un uomo di nome Gesù... quel Dio, l'unico Dio, creatore del cielo e della terra delle cose visibili e invisibili, possiamo incontrarlo solo nella nostra nudità e fragilità di creature, nella consapevolezza della nostra inconsistenza. Proprio là, in fondo all'abisso del cuore, dove c'è lo zoccolo duro del mio personale peccato e paura della morte, c'è anche la nostalgia di Dio, la distanza da una presenza concreta, il vuoto da Lui lasciato e che solo Lui può colmare. Non credo Faber che vi sia altro modo di incontrare Dio personalmente... certo il volto dei fratelli, lo sguardo degli abbandonati, il sorriso degli ebeti, il sudore dei moribondi, certo..sono i mille volti di Dio attraverso i suoi figli amati ma per sapere la sua presenza e sentirla occorre il deserto...dentro di noi...li, soli li s'accosta, si curva sulle nostre piaghe, fascia la carne esposta,accarezza il nostro viso, calma il nostro animo, illumina l'abisso e il mondo interiore e conosciamo che siamo amati .... cosi... semplicemente come siamo...senza se e senza ma...
RispondiEliminaPer me la fede assomiglia più a una debole fiammella che a un faro luminoso. Una piccola fiamma che va alimentata attimo dopo attimo dall'esercizio del pensiero e nella lotta tra il desiderio che Dio esista e l'evidenza della sua assenza.
RispondiEliminaSecondo me sta qui il dramma del credere, ma anche la sua grandezza: Dio non si impone con luminosa potenza, ma vuole essere cercato e dopo essere stato "trovato", cercato ancora!
... è così anche per me Biancospina....
RispondiEliminaBiancospina, mi hai toccato il cuore con queste parole, che sento così semplici e così vere. Così vicine anche alla mia sensibilità, al mio modo di sentire la fede.
RispondiEliminaGrazie davvero, e grazie anche al grande Alessandro, per quello che ha scritto, e sul quale come sempre bisogna meditare.
F.
Grazie a entrambi!
RispondiEliminaB
Grazie a te, Biancospina !
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