21/07/24

"Ecco i 54 romanzi più belli degli ultimi 25 anni" (nessun italiano). La "playlist" di Franco Cordelli

 


Sul Corriere della Sera, Franco Cordelli risponde a suo modo alla classifica del «New York Times» che qualche giorno fa ha pubblicato la lista dei migliori libri del XXI secolo (i 24 anni trascorsi finora), incoronando Elena Ferrante.

Alle obiezioni di Alfonso Berardinelli che qualche settimana fa, a proposito della Fiera di Francoforte, stigmatizzava la quantità impressionante di narratori invitati e all'affermazione che "oggi la parola “libro” è sinonimo di romanzo, anche se poi quasi nessun autore o lettore sa più che cos’è un romanzo. C’è il nome della cosa, ma non c’è la cosa", Cordelli risponde che c'è in Italia, nella produzione narrativa italiana, in effetti, "la impossibilità di cogliere nella quantità qualcosa che somigli ad una qualsivoglia qualità. Ciò che davvero non c’è più non è il romanzo bensì la critica". 

"Ho dedicato buona parte del mio tempo nelle settimane che si sono succedute all’articolo di Berardinelli" scrive Cordelli, "nel tentativo di riordinare nella memoria (e nell’esplorare nella libreria) i libri che negli ultimi venticinque anni credo siano degni di essere letti. Non saprei dire, d’ognuno d’essi, quale sia migliore e quale meno convincente; quale più nuovo e quale tutto sommato «tradizionale»; ma so con certezza che la mia esperienza è molto diversa dalla classifica dei cento migliori romanzi pubblicata pochi giorni fa dal «New York Times». .

I miei cinquantaquattro autori sono fin troppi e deliberatamente ho escluso nomi di scrittori italiani per la ragione opposta a quella del «New York Times»: per la troppo poca distanza "critica". 

Ed ecco i libri scelti da Franco Cordelli (divisi a seconda della data di uscita in lingua originale):

2000
Zadie Smith DENTI BIANCHI Mondadori
Edmund White L’UOMO SPOSATO Playground

2001
Roberto Bolano PUTTANE ASSASSINE Adelphi
Anne Carson LA BELLEZZA DEL MARITO La Tartaruga
Philip Roth L’ANIMALE MORENTE Einaudi
Winfried Sebald AUSTERLITZ Adelphi
Claude Simon IL TRAM Nonostante

2002
Anita Brookner LA PROSSIMA AVVENTURA Giano
Jeffrey Eugenides MIDDLESEX Mondadori
Rohinton Mistry QUESTIONI DI FAMIGLIA Mondadori
Amos Oz UNA STORIA DI AMORE E DI TENEBRA Feltrinelli

2003
Monica Ali BRICK LANE Mondadori
Bernardo Atxaga IL LIBRO DI MIO FRATELLO Einaudi
Daša Drndić LEICA FORMAT La nove di Teseo

2004
Per Olov Enquist IL LIBRO DI BLANCHE E MARIE Iperborea
Colm Tóibin THE MASTER Bompiani
Abraham Yehoshua IL RESPONSABILE DELLE RISORSE UMANE Einaudi

2005
John Banville IL MARE Guanda
Joan Didion L’ANNO DEL PENSIERO MAGICO Il Saggiatore
Philippe Forest TUTTI BAMBINI TRANNE UNO Fandango
Kazuo Ishiguro NON LASCIARMI Einaudi
Enrique Vila-Matas DOTTOR PASAVENTO Feltrinelli

2006
Chimamanda Ngozi Adichle METÀ DI UN SOLE GIALLO Einaudi
Donald Antrim LA VITA DOPO Einaudi

2007
Anita Desai TUTTI I RACCONTI Einaudi
Cees Nooteboom TUMBAS Iperborea
Zachar Prilepin IL PECCATO Voland
Cristóvão Tezza BAMBINO PER SEMPRE Sperling & Kupfer

2009
Javier Cercas ANATOMIA DI UN ISTANTE Guanda
Edgar Doctorow HOMER & LANGLEY Mondadori
Pierre Michon GLI UNDICI Adelphi
William Trevor L’AMORE UN’ESTATE Guanda

2010
Jane Urquhart SANCTUARY LINE Nutrimenti

2011
Julián Herbert BALLATA PER MIA MADRE gran via

2012
Alice Munro USCIRNE VIVI Einaudi

2013
Sonali Deraniyagala ONDA Neri Pozza
Sergio del Molino NELL’ORA VIOLETTA Sellerio
Jamaica Kincaid VEDI ADESSO ALLORA Adelphi
Ricardo Piglia SOLO PER IDA BROWN Feltrinelli

2015
Jenny Erpenbeck VOCI DEL VERBO ANDARE Sellerio
Mathias Énard BUSSOLA e/o

2016
Graham Swift UN GIORNO DI FESTA Neri Pozza
Richard Ford TRA LORO Feltrinell
Javier Marías BERTA ISLA Einaudi
George Saunders LINCOLN NEL BARDO Feltrinelli

2018
Ottessa Moshfegh IL MIO ANNO DI RIPOSO E OBLIO Feltrinelli

2019
Viyun Li DOVE LE RAGIONI FINISCONO Nn Editore

2020
Colum McCann APEIROGON Feltrinelli
Marilynne Robinson JACK Einaudi
Martin Amis LA STORIA DA DENTRO Einaudi

2022
Cormac McCarthy IL PASSEGGERO, STELLA MARIS Einaudi
Julie Otsuka NUOTO LIBERO Bollati Boringhieri

2023
John Coetzee IL POLACCO Einaudi
Didier Eribon VITA, VECCHIAIA E MORTE DI UNA DONNA DEL POPOLO L’orma


20/07/24

Nasce "Palingenia", casa editrice per "lettori forti" che mira a fare "libri per una vita"

da Il Foglio

La selezione dei titoli è un processo di vecchia bottega. “Siamo convinti di poter finalmente accontentare quei lettori forti in cerca di qualità, nel contenuto e nella fattura, tra i 70-80 mila titoli sfornati ogni anno”, dice il direttore editoriale Giancarlo Maggiulli

Scommettiamo su Palingenia, casa editrice che se ne infischia delle ferie e si butta sul mercato adesso, con un Kafka della prima ora per la cui presentazione al pubblico, pochi giorni fa, si è aperto il cortile d’onore della Biblioteca Sormani di Milano. Con un nome che è la gioia di tutti quelli che hanno fatto il classico quando il ginnasio veniva ancora chiamato così, Palingenia è una boccata d’aria fresca nell’asfittico panorama editoriale nostrano: “Sì, siamo, credo, il cinquemileaeunesimo editore di questo paese, ma siamo convinti di poter finalmente accontentare quei lettori forti in cerca di qualità, nel contenuto e nella fattura, tra i 70-80 mila titoli sfornati ogni anno”, dice al Foglio Giancarlo Maggiulli, che di Palingenia è direttore editoriale.

 

Carriera ultratrentennale in Adelphi (da correttore di bozze a editor responsabile della germanistica) e una solida amicizia con Pontiggia, parla dalla scrivania della centrale operativa della casa editrice, un bel palazzo milanese dove lavora con una piccola ma super-skillata (direbbero in altri ambiti) redazione. Concepita idealmente a Venezia (“mentre passavo davanti alla casa di Aldo Manuzio” narra Maggiulli), Palingenia è nata sotto una buona stella: annovera l’economista Pierangelo Dacrema come a e Giorgio La Malfa alla presidenza. La società è sostenuta da un manipolo di imprenditori con l’uzzolo delle cose fatte per bene, capitanati da Luca Garavoglia (presidente Campari Group). L’idea, spiega Maggiulli, è di fare “libri per una vita”.
 

Per il debutto, si diceva, Palingenia ha scelto Contemplazione, l’esordio letterario di Franz Kafka, di cui ricorre il centenario della morte: è una raccolta di diciotto prose folgoranti, confezionate in cartonato telato con sovracoperta che non ci si stanca di accarezzare, con il segnalibro di raso, i Quattro Alberi di Egon Schiele in copertina, il testo originale tedesco a fronte e una nuova traduzione concepita da Margherita Belardetti (il tutto a soli 25 euro: che dire?). “Vogliamo pubblicare nel tempo tutta l’opera di Kafka, con nuove traduzioni: America avrà un nuovo titolo”, ci anticipa Maggiulli.
 

I grandi classici ritradotti, da un editore che si chiama Palingenia, ce li aspettavamo, ma poi l’occhio cade sulla libellula scelta come logo: “È tratta da una incisione di Albrecht Dürer intitolata ‘Sacra famiglia con libellula’ – dice Maggiulli: come questo insetto, anche noi saltabecchiamo e girovaghiamo tra i generi”. E quindi ok i classici, ma il catalogo che sfogliamo si dimostra un giacimento di letteratura e saggistica di ieri e di oggi, italiana e straniera (le collane sono diverse e tutte con nomi ispirati alla toponomastica di Venezia). Proprio in questi giorni, ad esempio, esce “Un libro che vorrei”, 186 pareri di lettura, tutti inediti, firmati da “Peppo” Pontiggia negli anni in cui era consulente editoriale sia in Mondadori che in Adelphi (“una bigamia strana, ma nota e accettata da tutti”, chiosa Maggiulli).
   

Il volume si dimostra un genere letterario a sé: Pontiggia è soavemente spietato nei giudizi e disinvolto nella lettura sia in italiano che in inglese e francese. “È un imprescindibile classico contemporaneo – continua Maggiulli – Da lui ho assorbito la maniacale attenzione al linguaggio e il valore della scrittura come ricerca della parola perfetta, che esiste sempre e va scovata”. Mentre parliamo, nella sala accanto alla redazione si lavora con gli occhi scrupolosamente vicini ai testi di carta perché nulla sfugga. Attorno, scampoli di fogli dalle grammature diverse, prove di rilegature, vari caratteri tipografici: in questo atelier del libro si coltiva il piacere della lettura con garbo artigianale. Anche la selezione dei titoli è un processo da vecchia bottega, tra letture condivise, dibattiti e confronti. Spesso si approda su lidi poco esplorati dal mass market (grande attesa per la giovane letteratura cinese: ne riparleremo in autunno) o su mete che sorprendo, come “Lo psicologo nel Palazzo”, in libreria a fine estate. È firmato da Luciano Mecacci, psicologo, storico, russista che ricostruisce un cold case in salsa moscovita ovvero la strana morte “per cibo avariato” di Vladimir Bechteerev, autorevole neurologo, psichiatra e psicologo, all’indomani di una sua visita a Stalin al Cremlino, nel dicembre del ‘27. È un documentato e godibile saggio sulla psicologia, la parapsicologia, la suggestione, il rapporto mai lineare tra psiche e potere. A proposito, Mecacci sarà tra i cento autori italiani invitati a ottobre alla Messe di Francoforte, e chissà se Saviano questo lo avrà notato.

Continua a leggerehttps://www.ilfoglio.it/cultura/2024/07/13/news/nasce-palingenia-la-casa-editrice-per-lettori-forti-che-punta-a-fare-libri-per-una-vita--6731932/ 

19/07/24

Una mosca può essere stata creata da una intelligenza di ordine superiore alla nostra?


 "Non desidero associarmi a chi sottoscrive il movimento del Disegno Intelligente. 

E nondimeno continuo a trovare la teoria dell'evoluzione basata sulla mutazione casuale e sulla selezione naturale non solo poco convincente ma anche insensata come spiegazione della comparsa degli organismi complessi. 

Fintanto che nessuno di noi non avrà la minima idea di come costruire una mosca domestica dal nulla, come possiamo scartare in quanto intellettualmente ingenua la conclusione che la mosca sia stata creata da una intelligenza di ordine superiore alla nostra?" 

J.M.Coetzee, Premio Nobel per la Letteratura nel 2003, 'Diario di un anno difficile', Einaudi 2006, pag.85


J. M. Coetzee

18/07/24

Una copia di "Passeggiate Letterarie a Roma" in dono alla Libreria Eli fino al 9 agosto, per gli amici vecchi e nuovi.


La Libreria Eli di Roma che quest'anno ha ospitato i miei incontri sulle Passeggiate Letterarie a Roma, quest'estate offre la possibilità agli amici vecchi e nuovi che si recheranno in Libreria in questi giorni, di ricevere una copia gratuita del mio libro.

Ne sono molto molto felice e ringrazio Marcello Ciccaglioni e gli amici della Eli, con l'augurio di ritrovarci presto. Qui sotto, un estratto dalla Lettera inviata dalla Libreria agli amici e soci come bilancio della stagione appena trascorsa e stimolo per la nuova che arriva. F.

Anche quest’anno, grazie alla tua presenza siamo riusciti a portare avanti questo bellissimo progetto che racchiude l’essenza di eli: un luogo di incontro in cui condividere Esperienze, Libri e Idee.

Sono passati sette anni da quando abbiamo mosso i primi passi e ognuno di voi, chi prima chi dopo e chi ora, ci ha accompagnato e sostenuto in questo nuovo viaggio.

Ci rivolgiamo a te che frequenti i nostri corsi, a te che ti impegni nei gruppi di lettura e/o di scrittura, a te che partecipi ai nostri incontri, conferenze e presentazioni, a te che hai sottoscritto la nostra card… ma anche a te che ci leggi ogni settimana, che condividi i risultati raggiunti e ci conforti nei giorni meno soleggiati.
 
È grazie a te se non ci arrendiamo, stai contribuendo a rendere tutto questo possibile.
 
Per ringraziarti del tuo sostegno, fino al 9 agosto puoi passare in Libreria per ritirare un dono che noi di eli abbiamo pensato di regalarti: un prezioso compagno di avventure che ti accompagnerà in questa città stupenda che abbiamo il piacere di sentire nostra. Un dono che è stato ideato e realizzato all’interno del nostro Arcipelago. (*)
 
In quest’occasione, vorremmo proporti un’iniziativa che speriamo tu accolga con il nostro stesso entusiasmo e che garantirà a una libreria indipendente come la nostra di continuare a fare ciò che ci viene meglio: promuovere la cultura attraverso i libri.
 
Il più grande distributore italiano di libri ci ha offerto una collaborazione speciale, in virtù della quale potremo farti recapitare a casa, nel luogo di lavoro, in vacanza - ovunque tu voglia - entro 48 ore qualsiasi libro disponibile sul mercato, a patto che tu lo ordini attraverso di noi. Per fornirti questo servizio nel modo più rapido ed efficace possibile, ti proponiamo di effettuare un versamento dal valore minimo di 50€ che ci consentirà di farti recapitare in tutta Roma e in tutta Italia, i libri che deciderai di leggere, senza dover ogni volta perderti in farraginosi movimenti bancari. Naturalmente i versamenti potranno essere ripetuti e ogni mese avrai il saldo residuo.
 
Oltre alla spedizione completamente gratuita dei tuoi libri anche in vacanza, avrai accesso a molti altri vantaggi:
 
  • Sconto del 5% sui libri nuovi;
  • Sconto del 50% sui libri usati;
  • Sconto del 15% sui vini della Tenuta Le Velette;
  • Sconto del 30% sull’intero catalogo Palombi Editori;
  • Sconto del 15% su gadget e accessori, tra cui le nostre imperdibili abat-book;
Sicuri della tua sensibilità e del tuo appoggio, ti aspettiamo!
 
(*) L’Arcipelago di Eli è costituito da una serie di isole culturali e non solo. L’isola della Galleria La Tartaruga, quella della casa editrice Palombi e quella della Tenuta Le Velette.

E per mercoledì prossimo, 24 luglio, brindisi in Libreria per l' "Eliday"

 

Per ogni informazione: info@libreriaeli.it
 
Libreria ELI

di Nuova Stagione Srl

Viale Somalia 50 A

00199 – Roma

Tel. 0686211712

17/07/24

I "padri perfetti" esistono? E veramente sono i genitori migliori?


 I padri perfetti non vanno bene. Per i figli è molto meglio avere padri imperfetti e che vedano e si accorgano anche delle imperfezioni dei padri.

 I padri perfetti, quelli sempre vincenti, che non sbagliano, che non piangono, che sono sempre in forma, che hanno successo (non parliamo poi degli artisti di successo) generano sempre figli infelici, specie i maschi, condannati a inseguire affannosamente o a respingere un modello spesso inarrivabile. (Salvo poi scoprire, magari post mortem, che quella perfezione non era neanche vera...).


Fabrizio Falconi - 2024

750 anni fa: La storia della fondazione di Leonessa, bellissimo borgo medievale italiano (di Luigi Nicoli)

 


Pubblichiamo per gentile concessione dell'autore un estratto dal nuovo libro di Luigi Nicoli di prossima pubblicazione sulla nascita e fondazione e la storia secolare di uno dei più bei borghi d'Italia
16 LUGLIO 1278 NASCE GONESSA-LEONESSA
Il giorno dell’Epifania dell’anno 1266 Clemente IV, Guy Foulques papa francese ex cancelliere di Luigi IX, incoronò a Roma il conte Carlo D’Angiò, fratello del re Santo, come re di Sicilia. Egli era in procinto di scontrarsi con le truppe del grande nemico ghibellino Manfredi di Hoenstaufen, figlio di Federico II di Svevia. Manfredi aveva avuto il torto di insediarsi sul trono del regno di Sicilia, che già fu di suo padre, senza il beneplacito del Pontefice. La battaglia finale si svolse il 26 febbraio del 1266 nei pressi Benevento. Carlo d’Angiò sbaragliò le truppe di Manfredi, che fu ucciso. Diverse purtroppo furono le atrocità commesse dalle truppe francesi che non risparmiarono neanche la famiglia dell’Hoenstaufen. Ma due anni dopo un altro pericolo turbò Carlo I: Corrado IV di Svevia, Corradino, il quindicenne nipote di Manfredi, che voleva vendicare lo zio e restaurare il Regno del nonno Federico II. Ma anche Corradino fu sconfitto da Carlo, nel 1268, a Tagliacozzo. Il giovane principe fu decapitato a Napoli il 29 ottobre del 1268. A partire da quella data tutti i territori e i possedimenti proprietà di Federico II, furono incamerati da Re Carlo. Analoga sorte ebbe anche il castello di Ripa di Corno.
Dal 1274 gli uomini del distrutto castello di Narnate (da identificarsi con gli abitanti di Valle Arenaria) che, per motivi politici si erano ribellati al dominio della Chiesa e del Ducato di Spoleto, iniziarono minacciosamente a gravitare intorno a Ripa di Corno (che sorgeva nei pressi della Fonte della Ripa), tanto da conquistare il castrum. Allora, la guarnigione angioina, per sedare la rivolta, fu costretta a chiamare in aiuto le universitates dell’Aquila e di Atri e i feudatari della contrada, con l’obiettivo dichiarato di sterminare i rivoltosi, contrari a qualsiasi trattativa di pace.
Re Carlo, però, nel settembre del 1275, mutato il clima politico e riappacificatosi con il Rettore del Ducato di Spoleto, colse l'occasione per dare asilo politico e per annullare ogni persecuzione contro gli sbandati del confinante Ducato, pensando di potersene servire per rafforzare la sua posizione in quel delicato settore. Tuttavia trascorsero due anni prima che Carlo I emanasse precisi provvedimenti di rinforzo dei castelli di Ripa di Corno e di Intra (sopra Piedelpoggio), con una lettera inviata al Giustiziere d’Abruzzo, nella quale si legge che i castelli di Ripa di Corno e Intra «castra nostra Ripe de cornu et Rocce de Intro» erano bisognosi di riparazioni e anche di uomini fedeli e idonei (alla loro custodia) «viros fedeles et idoneos». Era dunque finalmente emersa la necessità di rafforzare i due castelli dopo la rivolta del 1274 cui si aggiunse, con ogni probabilità, la volontà di contrapporsi al castrum di Monteleone di Spoleto, baluardo del Ducato appena oltre il confine, ricostruito a partire dal 1266 nel luogo dove già sorgeva la rocca di Brufa.
L'esigenza del rinforzo dei confini si fece ancor più pressante nella primavera del 1278, allorché il nuovo pontefice Nicolò III revocò la nomina a Senatore di Roma, e di Vicario Imperiale, a Carlo I. Il sovrano angioino, temendo un’invasione delle truppe Pontificie, incaricò il Giustiziere d’Abruzzo Giovanni Scotto, il milite Matteo de Plexiaco, il Capitano Teodino de Rodio, Basilio de Vigiilis cassiere, di effettuare un sopralluogo per studiare la possibilità di edificare una nuova inespugnabile roccaforte a difesa dei confini.
Nel mese di giugno dello stesso anno gli emissari di Carlo I risposero al sovrano con una missiva, con acclusa la pergamena del progetto, relativa all'individuazione del sito per la costruzione del nuovo centro demico, da realizzarsi a ridosso del castello di Ripa di Corno.
Il 16 luglio Carlo I dava il suo assenso con una sua lettera, che costituisce l’atto di fondazione di Leonessa. In questo documento, re Carlo, prima di approfondire i dettagli dell’operazione, sottolineava l'importanza della posizione strategica del sito individuato che lo spingevano a intervenire con urgenza: «Qui locus est infra fines regni per miliare uno et tran-seunt per ipsum due strate, una quarum itur aput Reate et altera aput Spoletum» (questo luogo si trova circa un miglio all'interno dei confini del Regno, e lo attraversano due strade, una delle quali va verso Rieti e l'altra verso Spoleto). Si tratta di due relitti di percorsi molto più antichi: uno che va verso Nord, transitando per Monteleone di Spoleto, per Sant'Anatolia di Narco e la Valnerina arriva a Spoleto; l'altro che transitando per i Prati dell'Osteria, Cima di Monte, Cantalice, giunge a Rieti.
Accanto a questi due antichi tracciati presto un altro divenne assai più importante: quello che collegava Gonessa con L'Aquila, che costituiva parte integrante della cosiddetta “Via Degli Abruzzi” o Via della Lana: una strada commerciale che nel medioevo collegava Firenze con Napoli attraversando l'Umbria e l'Abruzzo.
Gonessa – con le altre città di recente fondazione – si trovava in una posizione strategica rispetto a questo asse viario. Infatti venendo da Perugia poi Spoleto la via più breve per raggiungere L'Aquila, è quella che transita per Ferentillo, Salto del Cieco, Villa Pulcini, Villa Bigioni, Leonessa, Albaneto, Posta, Borbona, Montereale. Dall'Aquila proseguiva per Sulmona, Castel Di Sangro, Isernia, Venafro e Capua.
Nel suddetto documento di fondazione, re Carlo, dopo aver specificato l'ubicazione del nuovo centro, parla del restauro di un'antica torre del castello, a proposito della quale darà poi precise istruzioni per la sua costruzione (non dimentichiamo che Carlo I e Luigi IX erano anche valenti esperti di architettura), e della edificazione di una nuova.
Il sovrano transalpino volle chiamare la nuova città Gonessa, in ricordo della cittadina francese di Gaunissa (IX-X secolo) – poi Gonesse – alla quale il sovrano era particolarmente legato per aver dato i natali a suo nonno Filippo II l’Augusto, il grande restauratore del regno di Francia, e per avervi trascorso l’infanzia.

Luigi Nicoli - 2024

16/07/24

Perché la politica oggi è di così pessima qualità?


Uno degli aspetti più gravi della crisi della politica - tragicamente messa in rilievo in questi annii dalla incapacità dei governanti di affrontare l'emergenza globale - riguarda la vita priva di senso che vivono i politici. 

Nessuno di loro legge un libro, nessuno ha un quarto d'ora di tempo per meditare su se stesso e sul mondo, per cercare di ascoltare il proprio animo. Tutti vivono vite frenetiche ed esaltate che si consumano in vuoti riti, perennemente davanti alle telecamere. 

Dag  Hammarskjold che aveva compreso questo dramma, aveva creato nel proprio ufficio una stanza della meditazione e del silenzio dove nessuno era ammesso e dove si ritirava a leggere e riflettere. Anche per questo gli misero una bomba sull'aereo.

Era l'unico modo per fermarlo e per tentare di silenziare (senza riuscirvi) la sua grande anima.

Fabrizio Falconi - 2024

15/07/24

Perché troviamo così rassicurante la ripetizione, il ripetere le stesse cose?


 La ripetizione è una magia, è quel che rende magica la vita, ma è anche al contempo un mistero e una ossessione, come lo fu per Kierkegaard.

Il mistero della ripetizione - che sceglie da sé quando perpetuarsi - è quel che Handke chiamava 'durata': l'uomo può predisporre qualunque cosa, qualunque piano o artificio perché la ripetizione (amorosa o non) abbia luogo, ma essa sceglierà sempre autonomamente se ripetersi o no.

E' come quando torniamo in un luogo dove siamo stati grandemente felici e ci predisponiamo e predisponiamo perché tutto sia esattamente come la prima volta; eppure già sappiamo che forse non sarà così e che forse quella illusione si sceglierà come neve al sole, e che in quello stesso luogo e nelle stesse condizioni, troveremo invece il negativo della infelicità.


Fabrizio Falconi - 2024

13/07/24

Cosa vuol dire essere un vero attore?


Come è noto, soltanto qualcosa che è vuoto può essere riempito, mentre nulla che è già pieno può esserlo.

Vale anche per la recitazione. Il campione dello svuotamento era Mastroianni: che era sempre vuoto. Per questo riusciva a interpretare qualunque personaggio, cioè ad esserlo per davvero. Perché il vero Mastroianni restava in disparte, non avresti mai saputo dire veramente chi fosse.
Molti attori invece, pur tecnicamente bravissimi, sono troppo pieni per essere davvero qualcun altro. Servillo è troppo Servillo per essere davvero qualcun altro: è sempre "Servillo che fa qualcuno."
L'arte della recitazione più difficile è quella della sottrazione [Laurence Olivier]: non è istrionismo, ammiccamento, fuochi d'artificio. È capacità di scomparire.

Fabrizio Falconi 2024

12/07/24

Da dove viene la parola "Arena"? I Romani.....

 





La storia delle parole è affascinante quanto quella della archeologia. 

Nel romanesco antico e anche molto più raramente in quello moderno, il termine "rena" era ed è usato per indicare la sabbia (del mare), anche in altre parti d'Italia anche se "sabbia" è ovviamente molto più diffuso.

Ma la cosa interessante è che la parola italiana "Arena", di origine latina, era strettamente legata a "rena" avendo la stessa radice etimologica e significando: "luogo dove c'è la sabbia".

La sabbia infatti costituiva il fondo che veniva diffuso nelle "arene" o "circhi" della Antica Roma, trasportandolo dalla vicina Ostia. 

Il maestoso Circo di Massenzio sulla Via Appia, per dire, ha rivelato agli archeologi, proprio dal fatto che non è stata trovata sabbia negli scavi dell'arena, che probabilmente esso non fu mai usato

Il che si deve al fatto che era stato voluto dall'Imperatore per intitolarlo al figlio Romolo, il quale però morì giovanissimo - a 9 anni - probabilmente annegato nelle acque del Tevere nel 309, preconizzando in modo incredibile la stessa morte che toccò al Padre, Massenzio, 3 anni dopo, al termine della Battaglia di Ponte Milvio.

Fabrizio Falconi

23/06/24

Esce domani, 24 giugno, il nuovo libro: "Passeggiate Letterarie a Roma" - Palombi Editore

 




Esce domani in tutte le librerie, edito da Palombi Editori il nuovo libro di Fabrizio Falconi, "Passeggiate Letterarie a Roma". 

Dalle note di copertina:

Essendo Roma una città speciale, anche camminare a Roma è cosa speciale. La grande bellezza della Città Eterna, infatti, non è tanto in quello che tutti vedono con chiarezza – e che non può non manifestarsi, visto lo splendore monumentale, ovunque – ma in quello che si nasconde: che è sepolto, che è custodito nella penombra, nei cortili, nei vicoli, nelle viscere, nei particolari, nelle catacombe, negli anfratti vicino ai quali si passa con noncuranza, inevitabilmente distratti dalla grandezza di ciò che si incontra poco oltre. È proprio questa stratigrafia, questo continuo accostamento di elementi diversi e apparentemente inconciliabili, a conferire alla città un contenuto e un aspetto così diverso e affascinante. È ciò che l’autore sperimenta nelle sue Passeggiate Letterarie a Roma da molti anni e ciò che racconta in questo libro, in dodici selezionate e splendide camminate nei mille luoghi che hanno attraversato il tempo. 

Fabrizio Falconi, scrittore e giornalista romano, ha pubblicato opere di narrativa, poesia e saggi.

Alla storia e alle storie di Roma ha dedicato diversi volumi: I fantasmi di Roma, 2010, saggio; In hoc vinces (con B. Carboniero), 2011; Monumenti esoterici d'Italia, 2013; Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, 2013; Roma segreta e misteriosa, 2015; il romanzo Porpora e Nero, 2019; La Storia di Roma in 501 domande e risposte, 2020; Le Basiliche di Roma, 2022.


Fabrizio Falconi 

12/06/24

ERIC - Una serie che riflette sul dolore (RECENSIONE)


 

Aprendosi sulle note di I'm Not in Love (10cc, 1975), "Eric" non può non essere una serie che ha per oggetto il dolore o la sofferenza. E com'è evidente ugualmente dalla scelta del brano d'apertura, siamo alla fine degli anni '70-primi '80 anche se la data non è specificata: quando non esistevano i cellulari, esistevano invece le segreterie telefoniche e soprattutto in ogni casa c'era un videoregistratore o lettore di cassette VHS.
E' una storia ambientata dunque a New York, che porta una firma pesantissima: quella di Abi(gail) Morgan, sceneggiatrice e scrittrice gallese che ha fatto diventare oro tutto ciò che toccato (o meglio, scritto), a teatro, al cinema (The Iron Lady con Meryl Streep, la Donna Invisibile, con Ralph Fiennes, Suffragette, del 2015), alla televisione (The Hour, vincitrice di una quantità infinita di premi, River, 2015, The Split.. e molte altre).
La Morgan fra l'altro si è guadagnata sul campo, purtroppo per lei, i gradi di esperta nel campo del dolore personale: figlia di due attori che divorziarono quando era adolescente, girò la Gran Bretagna al seguito della madre; sposata a sua volta con l'attore Jacob Krichefski, ha avuto due figli, ma poco dopo il marito si è ammalato di sclerosi multipla e ha sviluppato un'encefalite anti-recettore NMDA nel 2018 dopo aver partecipato a uno studio clinico; dopo sei mesi di coma farmacologico ebbe l'illusione di Capgras e non riuscì a riconoscere più la moglie. Che poi ha scritto un libro, This Is Not a Pity Memoir , descrivendo queste esperienze. A sua volta anche la Morgan si è poi ammalata cancro al seno.
Forse questo è il motivo per cui, prima di decidermi a vederla, avevo letto commenti su siti specializzati, che mettevano in guardia sulla materia "forte" della trama, sul clima depressivo che vi si respirava, sulle tragedie intime che racconta.
In realtà, dopo averla terminata, raccolgo l'ennesima conferma che evidentemente questa nostra società attuale non sembra più capace di fare minimamente fronte al dolore e alla sofferenza. Non sa affrontarle, non vuole vederle. E' del resto, come scrivono in tanti, una società anestetizzata, la nostra, rimbambita dai social e dall'apparenza che sembra voler edificare una civiltà di adulti-adolescenti, in gravi difficoltà di fronte all'elaborazione dei lati d'ombra della vita. Perché la serie non fa altro che raccontare questo. Cioè ciò di cui è (anche) fatta la vita.
Vincent e Cassie, i due protagonisti della miniserie (6 puntate targata Netflix), di guai e dolori ne hanno a bizzeffe. Un matrimonio infelice, intossicato dalle dipendenze di lui (un creatore di marionette televisive - è del resto il periodo dei Muppet's) e dalle frustrazioni di lei. L'unico figlio, il piccolo Edgar, sogna di scappare via da quell'inferno e appena può lo fa, mettendosi in guai ancora più seri.
Finisce rapito da un graffitaro nero che vive, insieme a una marea di diseredati, nei sotterranei della metropolitana.
Intanto, in superfice, seguiamo le indagini, condotte da un altro dolentissimo personaggio: il detective Ledroit, solo al mondo, emarginato perché nero e perché gay, con un compagno malato di aids.
Le indagini sulla scomparsa di Edgar si intrecciano con quelle di un altro ragazzo scomparso nel nulla tempo prima, un nero finito nel giro della prostituzione maschile; e con quelle di un losco locale, il Lux, dove avvengono abusi e transitano anche notabili e politici.
Ovviamente la scomparsa del bambino fa da detonatore ai problemi di Vincent e Cassie che ora hanno la giusta disperazione per separarsi.
Le sei puntate sono scritte con grande maestria e non ci si annoia mai. Benedict Cumberbatch è come sempre stra-ordinario (è nei 5 migliori attori oggi in circolazione in assoluto, insieme a Gary Oldman, Christian Bale e pochi altri), ben sostenuto dall'ottima Gaby Hoffman.
Notevole anche la compostezza e il segreto carisma che McKinley Belcher III dà al suo personaggio, il detective Ledroit.
Purtroppo, senza fare spoiler, la bella serie - che rende credibile e accettabile anche il fantasma di un mega-burattino che come l'armadillo di Zerocalcare è la cattiva coscienza di Vincent - scivola nell'ultima puntata, quando vira su toni marcatamente hollywoodiani/spielberghiani, perdendo un po' della sua dura misura, sempre efficacemente rispettata nelle precedenti puntate.
E' comunque un ottimo prodotto che merita il successo ricevuto.

Fabrizio Falconi - 2024

06/06/24

"Sugar", su Apple Tv, una serie riuscita (e appassionante) con Colin Farrell


Partono le prime note della sigla e riconosci al volo l'inconfondibile Kamasi Washington e il suo sax.

Non potrebbe esserci miglior prologo.

Già dopo i primi 10 minuti hai chiaro che "Sugar" non è una serie come le altre.
Siamo, qualitativamente, molto più in alto.
Targata AppleTv, Sugar (2024) si presenta come un tipico hard boiled. John Steven Sugar è un detective privato specializzato nella ricerca di persone scomparse.
Ha la faccia di Colin Farrell, attore capace di fare tutto o quasi e forse anche per via della sua faccia, si pensa quasi subito a True Detective (visto che Farrell era il co-protagonista della seconda, bellissima stagione, ovviamente non all'altezza della prima, ma questa è un'altra faccenda).
Il detective Sugar riceve l'incarico di ritrovare Olivia, nipote di un magnate ebreo di Hollywood, potente e ricchissimo. Olivia è scomparsa nel nulla. Il nonno è preoccupato, il padre no, perché la ragazza vive border line, e già più volte si è allontanata e poi è tornata.
Sugar però percepisce subito che c'è di più. Nel rapido sviluppo di 8 puntate - ciascuna molto breve, poco più di 30 minuti l'una - veniamo a scoprire che il detective fa parte di una rete, in cui ciascuno ha un compito speciale, coordinati dalla misteriosa Ruby.
L'intreccio noir si complica, ma noi, più che dalla trama siamo ammaliati dal monologo, interiore, continuo di Sugar, che accompagna i fatti. Considerazioni, paure, un sottofondo filosofico intessuto strettamente con l'azione: Sugar è un detective sui generis, contrario alla violenza, fa discorsi strani ai criminali con cui ha a che fare, li sconcerta con toni quasi naif.
E tutto, insieme alla narrazione di Sugar, si muove insieme a mille flash di pellicole famose. Sugar è un cinefilo, ha nella testa le scene di quello che vive e di quello che ha visto, al cinema. Il montaggio è prodigioso. La regia è per cinque delle otto puntate di Fernando Meirelles, uno dei registi più talentuosi in attività (premio Oscar per City of god) e per le restanti tre di Adam Arkin, figlio del mitologico Alan, uno dei più grandi attori caratteristi della storia di Hollywood.
Alla fine della 6a punta si teme che l'incanto si rompa e vada in mille pezzi: c'è infatti un colpo di scena che improvvisamente mette la vicenda - e la serie - su un binario parallelo di scie-fi.
Ma per fortuna, il delicato equilibrio resta in piedi fino alla fine. Nessun effettaccio e nessuna scorciatoia ridicola o ridicolizzante. Resta invece il tono dolente della narrazione, la singolare caratterizzazione dei personaggi, a partire dal protagonista.
E' una delle rarissime volte in cui ai titoli finali ho sentito il desiderio di vedere una seconda stagione - se e quando sarà disponibile.
Colin Farrel è magnifico, insieme ad Amy Ryan, splendida attrice, che regge una parte da quasi co-protagonista.
Altamente raccomandato.

Fabrizio Falconi - 2024