Nel centenario della nascita, vale la pena tornare a occuparsi di Federico Fellini.
Recentemente, tra le sue vecchie interviste, ho scoperto quella che per me è la più perfetta definizione dei romani (quelli veri, quelli che quasi non esistono più) data da uno che non era romano e che poi è diventato il più romano di tutti.
La riporto qui si seguito:
"Roma è una città di bambini svogliati, scettici e maleducati: anche un po' deformi, psichicamente, giacché impedire la crescita è innaturale. Anche per questo a Roma c'è un tale attaccamento alla famiglia. Io non ho mai visto una città al mondo dove si parli tanto dei parenti. 'Te presento mi' cognato. Ecco Lallo, er fijo de mi' cugino'.
E' una catena: si vive tra persone ben circoscritte e ben conoscibili, per un comune dato biologico. Vivono come nidiate, come covate...
E Roma resta la madre ideale, la madre che non ti obbliga a comportarti bene. Anche la frase molto comune. 'Ma chi sei? Nun sei nessuno!' è confortante. Perché non c'è solo disprezzo, ma anche una carica liberatoria. Non sei nessuno quindi puoi essere tutto.
Insultata come nessun'altra città, Roma non reagisce. Il romano dice: ' Mica è mia, Roma.' Questa cancellazione della realtà che fa il romano, quando dice: 'Ma che te frega!", nasce forse dal fatto che ha da temere qualcosa o dal papa o dalla gendarmeria o dai nobili. Egli si in chiude in un cerchio gastrosessuale."
Onore al maestro.
Testo tratto dal libro di Valeria Arnaldi, La Roma di Federico Fellini, Olmata 2020
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.