Il mistero della coscienza, del fatto che l'essere umano possieda una coscienza resta uno di quelli più grandi, forse il più grande in assoluto che riguardi la vita biologica.
Decenni di studi scientifici e di nuove incredibili acquisizioni e conoscenze da parte delle neuroscienze non hanno spostato di un centimetro la questione e soprattutto la nostra assoluta ignoranza sull'argomento, su cioè cosa sia la coscienza umana e da dove essa derivi.
Lo spiega come forse meglio non si potrebbe Arnaldo Benini (Ravenna, 1938), docente di neurochirurgia e neurologia all'Università di Zurigo e autorevole commentatore del Sole 24 Ore Domenicale, in queste poche righe:
* La situazione molto semplicemente è questa: nel cervello non s'è trovato nessun organo con le caratteristiche che si attribuiscono all'Io, cioè alla coscienza. E dopo più di un secolo e mezzo di ricerche ci è rassegnati all'evidenza che l'autoreferenzialità della coscienza che indaga se stessa, non le consente di capirsi. Oggi è opinione largamente condivisa dai neuroscienziati che la natura della coscienza non è alla portata della scienza e ancora meno della filosofia della mente, che, secondo la neurobiologa e neurofilosofa Patricia S. Churchland, ha riempito biblioteche senza spiegare nulla. Ancora oggi è valido il limite conoscitivo della coscienza autoreferenziale (non sappiamo nulla di cosa sia la coscienza e più in generale di cosa sia la vita) che dal neurobiologo Emil du Bois Reymond fu sintetizzato con la parola: "Ignorabimus". *
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