Ritorna in libreria nella versione ET - Einaudi Classici (impreziosita da una bellissima copertina che riporta la Ragazza Moscovita di A.P. Rjabuschkin, olio su cartone del 1903, conservata a San Pietroburgo al Museo di Stato Russo), il capolavoro di Aleksandr Puškin, pubblicato nel 1836, un anno prima della sua prematura morte avvenuta in duello.
Come scrive Leone Ginzburg nella prefazione, La Figlia del Capitano è un romanzo completamente imperniato sul delicato problema del comportamento morale, pur assumendo - o forse proprio per questo - i toni di una fiaba russa.
Petr Andreevic Grinev, il giovane alfiere protagonista, giudicato troppo ribelle dal severo padre, viene spedito a prestare il servizio militare all'avamposto di Belogorsk, nella sperduta steppa russa, rinunciando così al sogno di trasferirsi nella scintillante San Pietroburgo.
Giunto qui insieme al fido tutore Savel'ic, attraverso un lungo viaggio in carrozza in mezzo alla tormenta di neve, il giovane viene accolto come in una famiglia, dal comandante della fortezza, il capitano Mironov, da sua moglie Vasilisa e dalla figlia Mar'ia Ivànovna, detta Masa.
Sono però gli anni della sanguinosa sollevazione antinobiliare - 1773-1774 - che sconvolse tutta la Russia Orientale, capeggiata dal cosacco analfabeta Pugacev, che un avamposto dietro l'altro, distrugge tutto quello che incontra, insieme al suo esercito (rimpinguato dalla popolazione locale che coglie l'occasione per sollevarsi contro i possidenti che vessavano i liberi coltivatori), fino a giungere proprio alla fortezza di Belogosrk, che viene conquistata dai cosacchi senza alcuna fatica.
Il terribile Pugacev, visto da vicino, da Petr, rivela aspetti sorprendenti: non solo l'efferato brigante, capace di ogni malvagità, ma anche il furbo paesano, vanitoso e malinconico, perfino generoso, quando riconosce in Petr il ragazzo incontrato qualche tempo prima durante la tormenta di neve in una stazione di posta, che gli ha offerto il suo pellicciotto prezioso per coprirsi.
Attraverso duelli, scontri e prigionie, si dipana la contrastata vicenda d'amore tra Petr e la dolce Masa, che per coronare il loro sogno dovranno superare innumerevoli traversie, compreso l'arresto del giovane ufficiale e la commissione di una dura condanna da scontare, proprio con l'accusa di essersi reso complice del brigante Pugacev, prima che le guardie dello zar riuscissero finalmente a neutralizzarlo.
Un racconto meraviglioso, sempre sospeso tra incantamento e realismo, che può essere considerato il precursore del grande romanzo russo che troverà in Turgenev, Dostoevskij e Tolstoj i suoi massimi esponenti.
Una lunga riflessione, dolente e pura, sul dovere, sull'onore, sulla dignità e sulla decenza.
Che si legge come una vera e propria introduzione ai grandi temi della modernità.
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