Credo che nessuno meglio di Ennio Flaiano abbia descritto in così poche lapidarie parole, il senso del Fascismo, indipendentemente dalla ideologia che porta questo nome: non quindi come insieme di idee e dogmi politici, quanto invece come mentalità, come modo di pensiero e di comportamento (che prescinde e precede ogni ideologia canonizzata, racchiusa in una teoria e messa in modo in una pratica). Sono parole che sono utili da rileggere oggi:
Il Fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il Fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di culture, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli “altri” le cause della sua impotenza o sconfitta. Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell’arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui. Non ama l’amore, ma il possesso. Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l’ascesa al potere. Intimamente crede in Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des. È superstizioso, vuole essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri. Il fascista è disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il padre.
Ennio Flaiano
tratto da: Don't forget (1967-1972), pubblicato nel 1976, attualmente introvabile in commercio.
tratto da: Don't forget (1967-1972), pubblicato nel 1976, attualmente introvabile in commercio.
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