Scarpe comode, un cappellino per il
sole, poi e' bastato lasciare che la terra raccontasse la sua
storia millenaria pagina dopo pagina, come se fosse un libro: in
tanti questa mattina sono diventati "archeologi per un giorno"
grazie alla giornata di archeologia pubblica proposta dal Parco
Archeologico del Colosseo e dal Dipartimento di Scienze
dell'Antichita' dell'Universita' La Sapienza di Roma.
L'iniziativa, dal titolo Storie dal Palatino, ha permesso a un
nutrito gruppo di persone di visitare il cantiere archeologico
degli Horrea Vespasiani, uno scavo ormai trentennale in cui
l'ateneo capitolino ha formato i suoi archeologi migliori.
Prima tappa dell'itinerario e' lo scavo aperto, con gli operai
intenti a lavorare, nel quale sono emersi i resti di un grande
horreum, un magazzino per le merci databile alla fine del I
secolo d.C.: scavando, gli archeologi hanno scoperto un cunicolo
pieno di frammenti di marmo, un pavimento con focolari e tre
sepolture di bambini, tracce di vita del VII secolo d.C. che si
sono salvate perche' rimaste sotto terra.
Proseguendo, si arriva
in una zona gia' scavata e ora interrata, dove si puo' avere
un'idea complessiva dell'intera area delle pendici
settentrionali del Palatino: dalle capanne della fine del X
secolo a.C. alle modifiche nell'VIII secolo a.C., con la
costruzione di una fortificazione con una porta cinta da
bastioni, del santuario di Vesta e di una residenza regia, fino
all'allestimento della prima Via Sacra pavimentata con lastre di
tufo e di nuove case lussuose, per arrivare all'incendio
neroniano del 64 d.C., in seguito al quale nasce una nuova Via
Sacra fiancheggiata da portici, con un quartiere residenziale in
cui sorge un horreum.
Il percorso si conclude poco piu' avanti, con il gruppo di
'ospiti' che ha potuto osservare il lavoro di alcuni
universitari, archeologi di domani, impegnati a pulire i reperti
trovati nel corso degli scavi: dopo la pulitura, gli studenti si
occuperanno di siglare i reperti, dividerli in classi, trovare i
tipi ceramici e poi determinare la cronologia.
A giudicare dall'entusiasmo dei partecipanti, questo
esperimento per avvicinare l'archeologia a romani e turisti e'
riuscito perfettamente: in tanti hanno fatto domande, alcune a
carattere piu' storico altre per soddisfare semplici curiosita', e
quasi tutti hanno scattato foto.
Fondamentale allo scopo e' stato
il modo scelto dagli organizzatori per comunicare una scienza
cosi' complessa, mostrando da un lato al pubblico il lavoro sul
campo, dall'altro offrendo spiegazioni che hanno assunto i toni
di un appassionante racconto per bocca di chi lavora in prima
persona sui reperti archeologici.
La prossima giornata con
visite guidate ci sara' l'11 luglio, poi un'altra nella seconda
meta' del mese, e dopo la pausa di agosto, si ripartira' a
settembre, quando verra' presentato al pubblico lo scavo della
Coenatio Rotunda sul Palatino.
"I luoghi di Roma contengono piu' storia di quella che viene
raccontata, ma spesso cio' che si vede non si capisce. Ecco
perche' i luoghi devono parlare attraverso racconti che diventano
storie: solo cosi' la comunicazione culturale e' efficace", dice
all'ANSA il direttore dello scavo Paolo Carafa, professore di
archeologia e storia dell'arte greca e romana alla Sapienza.
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