ripropongo, in questo blog e in queste ore così delicate per gli equilibri internzionali, un illuminante e profetico articolo di Remo Bodei scritto nel 2009 e pubblicato in quell'anno nel Domenicale del Sole 24 Ore. Da riflettere.
Nel suo ultimo libro, Democracy Incorporated. Managed Democracy and the Spectre of Inverted Totalitarism, Sheldon S. Wolin offre non solo una precisa diagnosi della democrazia americana, ma anche utili indicazioni sulla deriva che questo regime subisce in altre parti del mondo.
Nega la radicata convinzione che gli Stati Uniti siano la culla della democrazia moderna.
In origine la Costituzione americana è infatti elitaria: ci sono voluti tre quarti di secolo prima di abolire formalmente la schiavitù e molto di più per assicurare il diritto di voto ai Neri ed alle donne e quello di associazione ai sindacati.
A partire dalla Grande depressione e fino ad oggi la democrazia viene per Wolin progressivamente svuotata dall’interno.
La diminuzione del tasso di uguaglianza e partecipazione dei cittadini ai procesi decisionali - assieme alla trasformazione del paese in Superpower - ha prodotto quello che egli chiama il totalitarismo rovesciato o, meglio, rivolto verso l’interno (inverted totalitarism).
Questa nuova creatura si basa non sulla mobilitazione, ma sulla smobilitazione delle masse e, soprattutto, sulla commistione tra sfera pubblica e sfera privata, tra politica ed affari: in particolare sulla robusta rete di allenze tra stato e grandi corporations, tra governo e chiese evangeliche, tra centri di ricerca e un poderoso apparato militare-industriale che ha speso, solo nello scorso anno 623 miliardi di dollari, ossia quanto erogano per gli stessi scopi tutte le altre nazioni della Terra messe insieme.
Per spontanea evoluzione la democrazia stessa genera questo mutante, che dirotta la paura provata nei confronti dei totalitarsmi noceventeschi su nemici ubiqui, sia esterni come i terroristi, che interni, come i delinquenti (un altro primato mondiale degli USA è costituito dalla percentuale dei detenuti 751 per 100.000 abitanti).
Non esistono campi di concentramento, né persecuzioni di massa, né abolizione del diritto di voto, anzi questo serve a legittimare l’ autocrazia elettiva.
I cittadini vengono indotti all’indifferenza o spinti ad assistere, più che a partecipare alla vita politica.
Questo tipo di potere ha avuto in Occidente il suo humus più fertile; esso poggia sui miti e sulle aspettative di una cultura che privilegia il principio di piacere rispetto al principio di realtà, i desideri e i sogni di massa rispetto alla sobria analisi dei vincoli imposti e delle possibilità suggerite dalle condizioni storiche effettive.
Ciò favorisce la propensione di chi comanda a plasmare la realtà secondo la propria interessata visione del mondo, accrescere cioè sistematicamente la quantità e la qualità delle menzogne utilizzate per governare.
Il potere di persuasione, con i relativi apparati, rappresenta pertanto l’arma più potente dell’ inverted totalitarism (v. armi di distruzione di massa in Iraq, la collusione di Saddam Hussein con Osama Bin Laden o la perfetta salute del sistema finanziario globale).
A tale sofisticata strategia contribuisce la ripresa di rozzi, ma collaudati strumenti di manipolazione del consenso, quale l’appello al popolo inteso quale blocco omogeneo e compatto che diffida dei politici di professione, ma si fida di chi si autoproclama suo genuino interprete ed è in grado di travestire le decisioni che scendono dall’alto in esigenze che salgono dal basso.
Comune a tutte le democrazie occidentali è il fenomeno del crescente abbandono della divisione dei poteri, avvertita come un intralcio, a favore dell’esecutivo (con la conseguente strisciante riduzione del parlamento a cassa di risonanza delle scelte del governo e la limitazione delle prerogative del giudiziario).
Da diversi segni sembra che - complice la crisi finanziaria - molti cittadini si siano svegliando dal letargo politico.
Il rischio è che, dopo aver dettato legge, godendo di un’ampia delega pubblica, le oligarchie finanziarie ed economiche, rinegoziando le quote di potere con la politica (talvolta più debole dei potentati economici), mantengano il loro effettivo, seppur ridotto, potere in fogge sempre più “camaleontiche”.
Remo Bodei.
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