La soglia è aperta, ma non oltrepassarla significa restare muti. In silenzio.
Ogni soglia è per entrare e ogni soglia è per uscire. Il senso dipende dalla direzione. La direzione è anzi il senso.
Ogni soglia appartiene a chi la attraversa. E resta estranea a chi resta muto.
Muti sono i morti, che hanno attraversato la soglia e non hanno più bisogno di attraversarla. La loro lingua serve per altro, là dove sono.
Venite, parliamo tra noi
chi parla non è morto,
scrive Gottfried Benn. La soglia è un invito:
Venite, diciamo: gli azzurri,
venite, diciamo: il rosso,
si ascolta, si tende l'orecchio, si guarda,
chi parla non è morto.
Se resti prima della soglia, la soglia ti irretisce. Ti ipnotizza, non ti è d'aiuto:
solo nel tuo deserto,
nel tuo raccapriccio di sirti,
tu il più solo, non petto,
non dialogo, non donna
e già così presso agli scogli
sai la tua fragile barca -
bisogna credere, venire e perciò muovere l'incanto:
venite, disserrate le labbra,
chi parla non è morto.
Fabrizio Falconi (C) riproduzione riservata - 2015
La poesia di Gottfried Benn Venite, è tratta da Aprèslude, prefazione e traduzione di Ferruccio Masini, 1966 Einaudi, Torino.
La poesia di Gottfried Benn Venite, è tratta da Aprèslude, prefazione e traduzione di Ferruccio Masini, 1966 Einaudi, Torino.
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.