09/04/15

Chi perde ha ragione.




Fabrizio era nell'anno 1977.  C'erano fuochi e c'erano spari. Da chi si diceva convinto e tutto sommato vittorioso, anche nella perdita.

Salito sull'autobus, Fabrizio quel giorno incontrò una ragazza che conosceva appena.  Le piaceva, si erano scambiati sguardi nelle pause della settimana autogestita.  Ma si erano parlati poco.

La ragazza quella mattina aveva il volto bianco e spaventato. 

Nella calca dell'autobus - piattaforma dell'ingresso, bigliettaio assonato - aveva detto a Fabrizio: 'sono nei guai'.  

'Io aiuto, io sono colui che aiuta.' Lei lo vedeva nel suo sguardo. Si avvicinò sfiorando il corpo di Fabrizio, abbassò lo sguardo sulla sua borsa, divaricandone i bordi con la punta delle dita, di quel tanto che bastò a svelare la canna di una pistola. 

Fabrizio si guardò intorno. Era pazza ?  'un litigio, non so che fare...'     L'avrebbero fermata, l'avrebbero perquisita, l'avrebbero arrestata.  Non erano i tempi giusti per fare quello. 

'Ti aiuto, io sono colui che aiuta'. 

Fabrizio escogitò il sistema, la via di fuga, la risoluzione: scesero dall'autobus,  si inerpicarono per la collina. Nel freddo sereno dell'inverno, in pieno sole, Fabrizio scavò a mani nude nel terreno. Guardandosi intorno come animali spaventati, seppellirono la pistola. 

Poteva essere l'arma fatale, arma colpevole, arma scottante.  Poteva essere l'arma di un vincitore o di un perdente.

Lei sorrise: 'abbiamo vinto'. 

Grazie. 

Hai vinto, ma non hai ragione. La ragione è come sempre, di chi ha perso.


Fabrizio Falconi (C) riproduzione riservata - 2015


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