28/10/14

I numeri come archetipi e l'Anima. 5. "Il numero come archetipo in architettura. La fortezza di Castel del Monte, in Puglia." (Conferenza Riva del Garda, L'arte di Essere, 19 ottobre 2014)

5. IL NUMERO COME ARCHETIPO IN ARCHITETTURA.  La fortezza di Castel del Monte, in Puglia.

Ma i numeri, sono da sempre considerati archetipi  – nella storia della civiltà umana, per l’architettura.
Come sappiamo, a partire dall’antichità, templi e regge furono infatti costruiti sul presupposto di regole matematiche semplici o complesse, nella consapevolezza che l’adeguamento a criteri numerici avrebbe conferito alla costruzione poteri magici o esoterici. 
Nascondere un numero in una costruzione, edificarla nel nome di quel numero è stata la sfida di geniali costruttori del passato.
Si potrebbero citare innumerevoli esempi.  Qui ne faremo soltanto due, tra i più misteriosi.
Il primo, relativo al celebre Castel del Monte, in Puglia, una costruzione talmente perfetta che – si dice – perfino Umberto Eco l’abbia avuta in mente come ispirazione per concepire la sinistra Abbazia al centro dei delitti e delle indagini di Guglielmo da Baskerville, ne Il Nome della Rosa.



La fama di Castel del Monte, straordinaria apparizione gotica dalle forme perfette e concluse, nel bel mezzo dell’altopiano pugliese delle Murge, è oramai universale.
Non smette di affascinare e di interrogare quella fortezza che sembra obbedire ad una velleità di perfezione assoluta, con la sua singolarissima forma, ottagonale con otto torri (ciascuna di esse ottagonale a sua volta) agli spigoli.


Il castello è definito dall'Unesco un capolavoro unico dell'architettura medievale, che riflette l'umanesimo del suo fondatore: la sua forma fortemente geometrica e unica rispetto ad altri edifici medioevali, l'articolazione su due livelli, la collocazione geografica, ha prodotto almeno 500 ricerche in tutto il mondo, nessuna delle quali però, a quanto pare,  è riuscita a svelare e a convincere fino in fondo i perché di quel castello così' diverso.
Per quali scopi fu costruita ? A quali leggi, a quali simboli risponde la pianta della costruzione ? Quale era la finalità che inseguiva il suo costruttore ?
Per capirlo si è a lungo indagato intorno a colui che intorno all’anno 1240 si fece promotore di questa straordinaria costruzione: l’imperatore Federico II di Svevia, una delle figure centrali del Medioevo italiano.

Federico II nacque a Jesi, nelle Marche nel 1194, discendente della nobile casata degli Hohenstaufen, figlio di Enrico VI – a sua volta figlio di Federico Barbarossa – e di Costanza d’Altavilla (figlia di Ruggero II il Normanno).
Un predestinato, dunque, al quale spettava di diritto l’immenso Regno di Sicilia, che si estendeva dalle Marche, appunto, fino al più remoto angolo della Sicilia.
In soli 4 anni, Federico perse entrambe i genitori. Alla morte della madre Costanza, nel 1198, fu affidato da lei alla tutela di papa Innocenzo III.
Iniziarono da qui i difficilissimi rapporti tra Federico e la Chiesa,  che perdurarono per tutta la sua (per i canoni di allora) lunga vita.
In un primo momento i favori papali, nell’interesse di suddividere l’impero dal regno di Sicilia, si orientarono su Ottone di Baviera, ma quando costui accampò diritti sul Regno di Sicilia, fu colpito da immediata scomunica, cosicchè, alla morte di Innocenzo III, Federico si ritrovò,  a soli 20 anni, libero dalla tutela papale, e titolare di un potere immenso: Re di Germania (essendo decaduto Ottone), di Sicilia e di Puglia e perlopiù designato all’impero.
Federico che era stato educato dalle migliori guide esistenti all’epoca - l’erudito frate francescano Guglielmo Francesco; Gentile dei Paleari, conte di Manoppello;  e un imam musulmano del quale non si conosce il nome – acquisì una vastissima cultura di ispirazione greco-araba e ben presto fu in grado di parlare il latino, il greco, il francese, l’arabo e il tedesco.
Questa voracità intellettuale e culturale, si accoppiava alla passione per i piaceri materiali e alla abilità politica.
Federico – da vero talent scout, come si direbbe oggi – era sempre pronto a percepire ogni grande novità soffiasse dai più diversi campi della conoscenza. Quando sentì che si presentava alla notorietà un grande matematico di trentadue anni, autore di uno stupefacente Liber Abaci, trattato di aritmetica e algebra, decise di convocarlo immediatamente. A Pisa, Fibonacci – lo scopritore di quella straordinaria serie che è alla base di molta scienza moderna -  fu messo a confronto con mastro Giovanni da Palermo, matematico di corte, il quale gli sottopose alcuni problemi numerici considerati all’epoca tra i più difficili da risolvere.
Fibonacci

Fibonacci risolse genialmente tutti i quesiti. Non solo, usò questi problemi nel prologo di un libro – il Liber quadratorum, il libro dei quadrati – che volle dedicare al colto imperatore.
E pur mancando prove certe che Fibonacci sia intervenuto anche soltanto dal punto di vista teorico, o come contributo esterno, alla realizzazione della pianta di Castel del Monte, salta subito agli occhi come il numero 8, che è centrale nella costruzione, e che ricorre in tutta la sua struttura, sia per l’appunto uno dei numeri di Fibonacci.




8 come dicevamo sono le torri esterne, ottagonale è la pianta e ottagonale è ciascuna delle torri, otto metri misurano i lati dell’ottagono che corrisponde alla corte interna e otto metri è il diametro di ogni torre. Anche il cortile, ovviamente, ha pianta ottagonale, otto sono le stanze interne,  e otto è il numero delle diverse decorazioni superstiti che abbellivano la costruzione (i quadrifogli, le foglie di vite, di girasole, di acanto sui capitelli delle colonne), ottagonale anche la vasca al centro del cortile, oggi scomparsa, dove antiche leggende risalenti al mito dei Templari, volevano fosse stato custodito addirittura il Santo Graal, il calice dell’ultima cena di Cristo. 
E infine, ultima delle meraviglie: soltanto due volte all’anno, e cioè l’8 del mese di aprile e l’8 del mese di ottobre (che era considerato l’ottavo mese dell’anno) la luce del sole entra da una delle finestre esterne e si riflette nel cortile interno illuminando una precisa porzione di muro, dove esisteva un bassorilievo, purtroppo scomparso.

Le stranezze di questa costruzione non smettono mai di stupire. Ad esempio: perché le scale a chiocciola delle torri sono disposte – caso unico – in senso antiorario, rendendo impensabile dunque una loro funzione militare ?  A cosa servivano i cinque camini della costruzione, collegati simbolicamente forse alle cinque cisterne o vasche destinate alla raccolta delle acque piovane ? Quei camini, è stato fatto osservare, sono troppo piccoli (rispetto alla estensione dei locali) per pensare ad una loro funzione termica, cioè di riscaldamento dell’edificio. Erano allora strumenti utili per l’infusione, cioè per la realizzazione di procedure alchemiche ?
Di alchimia, astronomia, geometria ed ogni altra scienza capace di avvicinare l’uomo a Dio o alle leggi della trascendenza, Federico aveva fatto il suo mantra.
Ogni cosa che esiste a Castel del Monte porta la firma di questa ricerca dell’assoluto.  Se non era quella una fortificazione militare, né tantomeno una residenza imperiale (nessuna struttura architettonica fa pensare a questo) e neanche un maniero di caccia (pur essendo Federico un appassionato e un cultore di falconeria),  è molto probabile allora che l’edificio fosse per davvero un tempio o una costruzione metafisica, dove la numerosophia – cioè la sapienza dei numeri – giocava un ruolo fondamentale.
Certamente, ad alimentare queste elaborate teorie contribuisce la perfezione enigmatica di Castel del Monte, fondata come abbiamo visto interamente sul numero 8 e sulla figura geometrica dell’ottagono, che rappresenta il punto di passaggio ideale tra il quadrato e il cerchio. 
L’ottagono e il numero 8 sono poi chiari e consolidati simboli, che nella storia dell’architettura hanno avuto grande rilievo. Sette, dice la tradizione giudaico-cristiana, sono i giorni della Creazione secondo la Genesi, sette dunque i giorni della settimana e l'ottavo è il giorno in più, che non esiste, simbolo dell’infinito e dell’altra dimensione, quella dello spirito.
In un trattato, il teologo e filosofo francese Ugo di San Vittore, vissuto solo qualche anno prima di Federico II, esponendo i dati numerici simbolici secondo le Scritture, spiegava il significato delle ineguaglianze tra i numeri: “8 maggiore del 7 è l'eternità dopo la vita terrena”
E non è dunque un caso che l' 8 dell'ottagono si ritrovi ad Aquisgrana, nella pianta della Basilica di San Vitale, a Ravenna, nel Battistero di Parma e in quello di Firenze, come nel Santo Sepolcro, la Gerusalemme Celeste.
E anche Castel del Monte, con caratteristiche tutte proprie, fu pensato e realizzato, evidentemente sotto la suggestione di questo numero, di un ottavo giorno, impensabile per i criteri mortali umani: quello nel quale Cristo risorge dalla tomba e ascende ad una nuova condizione, superiore, perfetta e divina. 


Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata (5./ segue) 

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