04/12/20
Libro del Giorno: "Le civette impossibili" di Brian Phillips
03/12/20
L'incredibile storia dei due fratellini salvati sull'ultima scialuppa del Titanic
02/12/20
Uno degli angoli più suggestivi di Roma: San Giovanni in Oleo, duemila anni di storia
San Giovanni in Oleo, la memoria dell’apostolo amato da Gesù
A Roma, si sa, si parla sempre di Pietro e di
Paolo. Ma si ignora spesso l’importante passaggio di quelli che furono gli
altri apostoli di Gesù, a cominciare di quelli più importanti: gli Evangelisti.
Pochi romani saprebbero oggi rispondere alla domanda se risulta un
passaggio a Roma di San Giovanni, l’Evangelista, quello che i Vangeli
definiscono il prediletto da Gesù.
Eppure questa presenza non solo è documentata.
Ma è anche testimoniata da un culto bi-millenario, mai decaduto.
Di Giovanni si ricorda l’attività di predicatore
instancabile, dopo la morte di Gesù, e soprattutto della sua presenza a Patmos,
nell’Egeo, dove scriverà le terribili ed enigmatiche visioni contenute
nell’Apocalisse. Ma tra queste due fasi, Giovanni transitò anche a Roma.
E’ Tertulliano a raccontarci che nell’anno 89
d.C., mentre Giovanni si trovava ad Efeso, si scatenò una nuova ondata di
persecuzioni nei confronti dei cristiani ad opera dell'imperatore Domiziano.
Tertulliano racconta che Giovanni venne arrestato e condotto a Roma, quindi
torturato nei pressi di Porta Latina e infine condannato a morte.
Di lì a poco questa pena però verrà commutata
in quella dell'esilio nell'isola di Patmos.
Sul luogo dove venne sottoposto alla tortura
dell’olio bollente venne costruita la chiesa di San Giovanni in Oleo. Non si tratta anzi, di una vera
e propria chiesa, ma di un piccolissimo oratorio, un tempietto
a pianta ottagonale, che sorge nei pressi della Porta Latina. Nelle forme attuali fu costruito all’inizio
del ‘500 su commissione del vescovo francese Benoit Adam, su un precedente martiryum costruito in epoca
paleocristiana. Il piccolo edificio fu poi restaurato dal grande Borromini nel
1657 per incarico del cardinale Francesco Paolucci che intendeva trasformarlo
in una cappella per la sua potente famiglia.
E’ opportuno riflettere sul fatto che Giovanni, secondo quanto tramandatoci dalle scritture e le fonti antiche fu l’unico degli apostoli che non morì subendo il martirio, ma per morte naturale, in età veneranda.
Anche
in questo senso , egli
occupa dunque un posto a sé nella storia del Cristianesimo. Giovanni,
come abbiamo detto, è il prediletto di Gesù e fratello di Giacomo il Maggiore.
Dopo la resurrezione di Gesù è il primo, insieme a Pietro, a ricevere da Maria
Maddalena l’annuncio del sepolcro vuoto, ed è il primo a giungervi, entrandovi
poi dopo Pietro.
Dopo l’ascesa al cielo di Gesù, gli Atti degli Apostoli ce lo mostrano
accanto a Pietro in occasione della guarigione dello storpio al Tempio di
Gerusalemme e poi nel discorso al Sinedrio, dopo il quale fu catturato e poi
con Pietro incarcerato.
Sempre insieme a Pietro si reca in Samaria.
Nell’anno 53 d.C. Giovanni si trova ancora a Gerusalemme:
Paolo infatti lo nomina (Gal 2, 9) insieme a Pietro e a Giacomo come una delle colonne della Chiesa. Ma verso il 57 Paolo nomina a
Gerusalemme solo Giacomo il Minore:
dunque Giovanni non c’è più, trasferitosi a Efeso,
come concordemente testimoniano le fonti antiche, fra le quali basterà citare,
per tutte, Ireneo (Contro le eresie,
III, 3, 4): La Chiesa di Efeso, che Paolo
fondò e in cui Giovanni rimase fino all’epoca di Traiano, è testimone veritiera
della tradizione degli apostoli. La
permanenza di Giovanni a Efeso, dove scrive il Vangelo (secondo quanto afferma
ancora Ireneo), è interrotta, come le stesse fonti antiche ci dicono, dalla
persecuzione subita sotto Domiziano (imperatore dall’81 al 96), probabilmente
verso l’anno 95. Si innesta qui la tradizione, riportata anche da molti
autori antichi, del
suo viaggio a Roma e della sua condanna a morte in una giara di terracotta
colma di olio bollente, dalla quale l’ormai vecchio apostolo uscì illeso, salvo
dalle bruciature, suscitando lo sconcerto dei suoi aguzzini.
E vediamo qui quali sono le fonti: la fonte più antica che ce ne parla è Tertulliano, intorno all’anno 200 d.C.: Se poi vai in Italia, trovi Roma, da dove possiamo attingere anche noi l’autorità degli apostoli. Quanto è felice quella Chiesa, alla quale gli apostoli profusero tutta intera la dottrina insieme con il loro sangue, dove Pietro è configurato al Signore nella passione, dove Paolo è incoronato della stessa morte di Giovanni il Battista, dove l’apostolo Giovanni, immerso senza patirne offesa in olio bollente, è condannato all’esilio in un’isola (La prescrizione contro gli eretici, 36).
Un’altra testimonianza è quella di Girolamo, che alla fine del IV secolo
scrive: Giovanni terminò la sua propria vita con
una morte naturale. Ma se si leggono le storie ecclesiastiche apprendiamo che
anch’egli fu messo, a causa della sua testimonianza, in una caldaia d’olio
bollente, da cui uscì, quale atleta, per ricevere la corona di Cristo, e subito
dopo venne relegato nell’isola di Patmos. Vedremo allora che non gli mancò il
coraggio del martirio e che egli bevve il calice della testimonianza, uguale a
quello che bevvero i tre fanciulli nella fornace di fuoco, anche se il
persecutore non fece effondere il suo sangue (Commento al Vangelo secondo Matteo, 20,
22).
Alle antiche fonti cristiane sul martirio di Giovanni a Roma si può poi
aggiungere con buona attendibilità anche l’allusione del pagano Giovenale
(inizi del II secolo), che, nella IV Satira,
critica Domiziano raccontando l’episodio della convocazione del Senato per
decidere che fare di un enorme pesce,
venuto da lontano e portato all’imperatore, che viene destinato a essere cotto
in una profonda padella.
Come
nello stile delle Satire, il pesce
sarebbe appunto Giovanni, il povero pazzo cristiano. E' una ipotesi affascinante frutto dello studio
pubblicato recentemente da una
ricercatrice italiana, Ilaria Ramelli.
Se la ipotesi fosse giusta, ci troveremmo di
fronte alla clamorosa conferma da parte di una fonte pagana, di una lunga
tradizione prima orale e poi scritta, tutta cristiana. Il
che ancora una volta avvalorerebbe la tesi che alla base di testimonianze così
antiche ci sono sempre riscontri reali, storici, effettivi.
01/12/20
Ecco perché Mario Luzi non vinse mai il Nobel - Il libraio di Stoccolma
30/11/20
Scompare, come era apparso, il Monolite nello Utah. Chi c'è dietro?
29/11/20
Poesia della Domenica: "Incontro al fiume" di Askol Neves
Incontro al fiume
Scese al ponte vestita di fiori
e ad ogni passo la sua ombra
disegnava animali immaginari
Incontrò un vagabondo sul fiume
che non voleva essere aiutato,
incontrò un pesce contro corrente
che non si fermò a rincorrere la luna.
Incontrò l'uomo che aspettava
seduto e fumava, perché voleva vederla
scendere dal ponte, voleva toccare i suoi
fiori, voleva baciarla.
Askol Neves
28/11/20
Il Libraio: Esce oggi "La Storia di Roma - in 501 domande e risposte" di Fabrizio Falconi
Illibraio.it annuncia oggi l'uscita de "La storia di Roma - in 501 domande e risposte" di Fabrizio Falconi, nelle librerie e in vendita nei siti online (qui tutte le info)
Sinossi
- ISBN: 8822746317
- Casa Editrice: Newton Compton
- Pagine: 352
24/11/20
Domani 50 anni dalla morte eclatante di Yukio Mishima
23/11/20
Pompei: Cosa sappiamo dei due corpi ritrovati miracolosamente intatti
20/11/20
Spunta fuori un Lucio Battisti inedito: "Non faccio interviste, le manipolano"
19/11/20
La Bellezza incredibile dell'Italia: In tempo di Covid-19 Nasce un Museo Virtuale con le immagini più belle
Uno spazio virtuale che racconta e promuove la bellezza del Belpaese attraverso 20 gallerie fotografiche, una per ogni regione: e' 'Dua Foto Italia', un progetto pensato dal giovane programmatore Juljan Kaci nel suo laboratorio senese durante i giorni di isolamento imposti dal primo lockdown nazionale.
Si chiama Duafoto-Italia questo nuovo spazio espositivo virtuale, interamente dedicato alla fotografia contemporanea, che nasce per raccontare il Bel Paese (clicare sul sito https://www.duafotoitalia.it/).
Un viaggio nella bellezza che attraverso 20 gallerie, di regione in regione, propone luoghi, persone, tradizioni, stili di vita che hanno reso il “made in Italy” grande nel mondo.
Juljan ha iniziato con una galleria dedicata alla citta' di Siena e pubblicata sul suo sito web: non solo monumenti, ma anche paesaggi e frammenti di vita. Poi la decisione di coinvolgere l'intero territorio nazionale.
Il prodotto finale e' un museo virtuale in continuo allestimento, dove i fotografi, in maniera gratuita, possono pubblicare i loro scatti, aggiornando ogni volta un racconto contemporaneo del rapporto tra uomo e paesaggio. Cliccando su ogni singola fotografia e' possibile avere accesso alla scheda dell'autore e al suo profilo personale.
18/11/20
Dal 26 novembre in libreria il nuovo libro di Fabrizio Falconi: "La Storia di Roma in 501 domande e risposte"
Qualunque libro decida oggi di
affrontare l’argomento complessivo della storia di Roma andrebbe incontro a un
probabile fallimento. Non è soltanto una questione della quantità di tempo che
è passata dai tempi della sua fondazione, ché esistono luoghi al mondo che
possono vantare una storia millenaria ancora più lunga di quella di Roma. La particolarità della città eterna è piuttosto quella di una storia enormemente
complessa, di una città che ha saputo e potuto “cambiare faccia e pelle” molte
e molte volte in questa lunghissima storia, rinascendo ogni volta dalle sue
ceneri e restando comunque centrale nella storia dell’Occidente anche nei momenti
più bui.
La via che si è scelta per questo volume è
quella di un manuale di rapida consultazione e di agile lettura che, nel
dipanarsi di cinquecentouno domande, ripercorre il nastro degli eventi più
importanti della storia della città, degli eventi, delle glorie guerresche,
delle invasioni subite, delle miserie e delle incoronazioni, dei potenti e del
volgo, i quali compongono un insieme unico, una lunga storia che ogni volta può
essere raccontata in modo diverso, senza tradire la realtà degli eventi.
Si è scelto di suddividere il libro in dieci parti, la prima delle quali
prende le mosse dalla fondazione stessa della città, più di settecento anni
prima della nascita di Cristo e l’ultima delle quali giunge fino ai giorni
nostri.
La quantità e la qualità degli eventi storici che hanno visto Roma
protagonista sono dunque qui ripercorsi senza
dimenticare che qualunque tentativo di riassumere la storia della città –
specie in un numero tutto sommato esiguo di pagine – resta sempre parziale e
opinabile.
Anche raccontandone la storia, Roma resta
per coloro che la visitano e per coloro che la abitano, un mistero, custodito
dalle sue stesse pietre millenarie. Questo tutto sommato è confortante anche
per chi cerca, oggi, di raccontarla.
Perché, come scriveva Ferdinand Gregorovius nel 1870, “Roma è silenziosa e pesante, come fuori dal
mondo, come intrecciata in se stessa e incantata. Lo scirocco persiste. I
momenti più drammatici del tempo cadono qui senza eco, come nell'eternità.”
16/11/20
Come Sergio Leone trovò Clint Eastwood, da attore sconosciuto a icona del cinema
15/11/20
Poesia della Domenica - "Gli amanti" di Arturo Corcuera
Gli amanti
Los Amantes
Mientras caminas
por bosques y parques
sólo por besar tus pies
el otoño desnuda sus árboles
sólo por besar tus pies.
El te ama como yo
con ojos infinitos
y como yo
también quisiera
desnudarte de otoño.
Nosotros los amantes
sobre nosotros
la lluvia y el amor
la lluvia sin cesar
sin cesar el amor
sobre nosotros
la lluvia que como el amor
humedece a los amantes.
- Los amantes, Arturo Corcuera -
14/11/20
La grafomania, ovvero l'ossessione di scrivere libri come epidemia di massa - Milan Kundera
Suona come una profezia questa pagina scritta da Milan Kundera nel lontano 1977, in uno dei suoi romanzi più belli. La profezia di un mondo dove si diffonde sempre più una nuova epidemia: la grafomania di massa. Eccolo:
Questa conversazione mi ha di colpo chiarito la natura dell'attività di scrittore.
Scriviamo libri perché i nostri figli non si interessano a noi. Ci rivolgiamo al mondo anonimo perché nostra moglie si tura le orecchie quando parliamo.
...
La donna che ogni giorno scrive all'amante quattro lettere non è una grafomane, è una donna innamorata. Ma il mio amico che fa le fotocopie delle lettere d'amore che spedisce per poterle un giorno pubblicare è un grafomane.
La grafomania non è il desiderio di scrivere lettere, diari, cronache di famiglia (cioè scrivere per sé o per le persone a noi più vicine), ma lo scrivere libri (cioè avere un pubblico di lettori sconosciuti).
In questo caso la passione dell'autista che scrive e quella di Goethe sono identiche. Quello che distingue Goethe dall'autista non è una passione differente, ma un differente risultato della passione.
La grafomania (l'ossessione di scrivere libri) prende fatalmente le dimensioni di una epidemia di massa quando il progresso di una società raggiunge tre condizioni fondamentali:
1) l'alto livello del benessere generale che permette alla gente di consacrarsi a un'attività inutile;
2) l'altro grado di atomizzazione della vita sociale e il conseguente, generale isolamento degli individui;
3) la radicale mancanza di grandi cambiamenti sociali nella vita sociale della nazione (da questo punto di vista, mi sembra sintomatico che in Francia, dove non succede assolutamente nulla, la percentuale degli scrittori sia ventun volte maggiore di quella di Israele. Del resto Bibi si è espressa benissimo quando ha detto che, "visto dal di fuori" non ha vissuto nulla. E' proprio questa assenza di contenuto vitale, è questo vuoto il motore che spinge a scrivere).
Ma l'effetto si ripercuote di ritorno sulla causa. L'isolamento generale crea la grafomania, ma la grafomania di massa generalizza e aggrava a sua volta quell'isolamento.
L'invenzione della stampa permise un tempo agli uomini di comprendersi a vicenda. Nell'epoca della grafomania universale, il fatto di scrivere libri assume un significato completamente opposto: ognuno si circonda dei propri segni come di un muro di specchi che non lascia filtrare alcuna voce all'esterno.
Tratto da: Milan Kundera, Il libro del riso e dell'oblio, Bompiani 1980, traduzione di Serena Vitale, pagg.101 e 102
13/11/20
I retroscena sulle morti di 50 rockstar in un nuovo libro - da John Lennon a Jim Morrison e tanti altri
11/11/20
La mania di scrivere libri (che nessuno leggerà) - Milan Kundera
Suona come una profezia questa pagina scritta da Milan Kundera nel lontano 1977, in uno dei suoi romanzi più belli. La profezia di un mondo sempre più sordo, dove tutti scrivono e nessuno legge. Eccolo:
Chi scrive libri è tutto (un universo unico per se stesso e per gli altri) o nulla. E siccome a nessuno sarà mai dato di essere tutto, tutti noi che scriviamo libri siamo nulla.
Siamo sottovalutati, gelosi, feriti e ci auguriamo la morte dell'altro. In questo siamo tutti uguali: Banaka, Bibi, io, Goethe.
L'irresistibile aumento della grafomania tra uomini politici, autisti di taxi, partorienti, amanti, assassini, ladri, prostitute, prefetti, medici e malati mi dimostra che ogni uomo, senza eccezione, porta in sé lo scrittore come sua potenzialità. Tutta la specie umana potrebbe a buon diritto scendere in strada e gridare: siamo tutti scrittori!
Poiché tutti soffrono all'idea di scomparire senza essere stati visti, né uditi in un universo indifferente e vogliono, finché c'è ancora tempo, trasformare se stessi in un universo di parole.
E il giorno (vicino) in cui dentro ogni uomo si sveglierà lo scrittore, saranno tempi di sordità e incomprensione generali.
Tratto da: Milan Kundera, Il libro del riso e dell'oblio, Bompiani 1980, traduzione di Serena Vitale, pag.116