La chiesa di San Lorenzo in Lucina e la misteriosa tomba
di Poussin
Uno dei più antichi titoli delle chiese di Roma è quello di Lucinae attribuito alla chiesa che ancora oggi sorge nella piazza omonima nel centro della città e che, sorto in tempi antichissimi, è già ricordato nel 366 sulla residenza di una matrona romana, chiamata appunto Lucina (anche se non mancano altre ipotesi, tra le quali quella che nel luogo sorgesse un boschetto (lucus) da cui l'edificio prese il nome).
Quel
che è certo è che sotto papa Sisto III (nell'anno 440 d.C.) avvenne la
trasformazione in luogo di culto pubblico. Un rifacimento complessivo fu
operato nel secolo XIII da Pasquale II, mentre al Duecento risale l'erezione,
sulla sinistra della chiesa, del palazzo Fiano che divenne la residenza dei
Peretti. Ma nuovi interventi furono compiuti nel corso dei secoli (anche Gian
Lorenzo Bernini vi mise mano per costruirvi la Cappella Fonseca) fino ai
successivi rimaneggiamenti sotto Papa Pio IX (1856) e del 1927 (anno in cui si
ripristinò il portico murato) che conferiscono alla chiesa l'aspetto odierno.
Essa,
oltretutto affonda le sue fondamenta, in parte, sotto il grandioso horologium
(centosessanta metri per sessanta), fatto costruire dall'imperatore
Augusto nel 10 a.C., la celebre Meridiana,
i cui resti affiorano in diversi punti nei sotterranei degli edifici del
quartiere di Campo Marzio (e anche della Chiesa).
San
Lorenzo in Lucina è una specie di museo, ospitando una serie di famose opere
d'arte, come il crocefisso dipinto da Guido Reni al centro dell'altare
maggiore.
Ma la
Chiesa è famosa anche per la celebre sepoltura del pittore francese Nicolas
Poussin (1594 – 1665), sulla quale sono fiorite leggende esoteriche di ogni
tipo.
Poussin
è uno dei più famosi pittori francesi, noto anche per essere il pittore di
corte del re Luigi XIII e per aver supervisionato i lavori per la realizzazione
del Louvre, ma a partire dai trent'anni trascorse la sua intera vita a Roma,
dove ricevette la prima commissione nel 1626 dai conti Barberini per la
realizzazione di un grande dipinto, Il sacco del tempio di Gerusalemme da
parte dell'imperatore Tito, creduto per molto tempo perduto e ritrovato
recentemente dal critico Denis Mahon.
Fautore
dapprima dello stile barocco, Poussin, a partire dal 1630 cominciò ad
abbandonare del tutto quel gusto artistico, per una rimeditazione attraverso
una ricerca di chiarezza razionale, sul senso dell'esistenza e sul ruolo
dell'arte come transito oltremondano.
A
Roma Poussin morì, nel 1665, e fu sepolto proprio all'interno della Chiesa a
Campo Marzio.
Il
suo monumento funebre è tra i più enigmatici. La tomba fu concepita da Francois
René de Chateaubriand (attivo a Roma fra il 1802 e il 1804), come si legge
nella dedica in epigrafe subito al di sotto del busto del pittore (realizzato
dallo scultore Jean-Louis Deprez) : F.A. De Chateaubriand a Nicolas Poussin
per la gloria delle arti e l'onore della Francia.
L'epitaffio
invece, scritta da Pietro Bellori, il bibliotecario della regina Cristina di
Svezia, recita: Trattieni il sincero pianto. In questa tomba vive Poussin
che aveva dato la vita ignorando egli stesso di morire; qui egli giace, ma egli
vive e parla nei quadri.
Infine,
al di sotto dell'epitaffio, è realizzato in bassorilievo il profilo di un suo
celebre capolavoro: Pastori in arcadia, che oggi è conservato al Museo
del Louvre di Parigi e che esiste anche in un'altra versione dello stesso
pittore, del 1627 e conservata in Inghilterra, a Chatsworth House.
E
sotto questa rappresentazione, è inscritto il celebre motto Et in Arcadia
ego, intorno al quale sono sorte le leggende più disparate e al quale sono
stati dedicati interi libri.
In
realtà Poussin non fu il primo ad utilizzare questo motto, che appare per la
prima volta in un dipinto del Guercino, realizzato intorno al 1620.
La
frase si riferisce alla mitica regione della Grecia, l'Arcadia, dove la
leggenda narra che i pastori vivevano una vita idilliaca, lontana dai clamori e
dagli affanni del tempo e della guerra e di ogni altra miseria umana.
La
frase però, da un punto di vista strettamente letterale, risulta monca e priva
di verbo. Se infatti il significato è
chiaramente: “anche io (sono stato o sono) in Arcadia”, è evidente che
la frase manca del verbo – sum – che dovrebbe essere posto dopo il
soggetto ego.
La
citazione è stata subito interpretata come un memento mori come è reso
esplicito anche dalle scene rappresentate dal Guercino – due pastori che si
imbattono in un grande teschio – e da Poussin – pastori ideali (c'è anche una donna, che nella versione di
Chatsworth esibisce anche delle pose sensuali) che scoprono una tomba austera.
In
pratica il significato della frase sembra essere: Anche la persona che
riposa in questa tomba una volta viveva in Arcadia. Oppure: Anche io ero
un Arcade, prima di incontrare la morte.
Il
motto latino e l'associazione alla scena allegorica è stata ricollegata
fantasiosamente con la pseudostoria (frutto di manipolazioni di tutti i tipi,
in epoche successive) del Priorato di Sion.
Il
legame con la morte (nel bassorilievo sulla tomba di Poussin i pastorelli
contemplano quella che sembra essere a tutti gli effetti la tomba stessa del
pittore) e la stranezza della frase senza verbo hanno fatto ipotizzare che la
citazione contenga in realtà un codice anagrammato.
C'è
stato chi ha tentato di sciogliere l'enigma, componendo la frase I! Tego
arcana Dei, ovvero Vattene ! Io celo i misteri di Dio, alludendo ad
un mistero del quale Poussin fosse al corrente, ossia che nella Chiesa fosse presente
una sepoltura di una importante figura biblica (o addirittura dello stesso
Gesù).
Ipotesi
rafforzata da altri autori che, aggiungendo il sum alla frase, hanno
ottenuto l'anagramma: Arcam dei tango Iesu, ovvero, Io tocco la tomba
di Gesù. In questo caso, però, si è spiegato, la tomba del Maestro non
sarebbe nella chiesa di San Lorenzo in Lucina, come ipotizzato, ma in un luogo
misterioso della Francia, che servì da ispirazione a Poussin per il dipinto dei
Pastori dell'Arcadia conservato al Louvre, il quale è modello del bassorilievo
tombale.
Le
tracce alla ricerca di questo luogo hanno portato dapprima in Francia, nella
località di Les Pontiles, vicino a Rennes-le-Chateau, e poi in Inghilterra,
nello Staffordshire, dove esiste una versione scolpita (non si sa in quale
epoca) del dipinto realizzato da Poussin, nel cosiddetto Sheperd's Monument nel
giardino della Sugborough house.
Ma
ricerche in loco, non hanno dato nessun esito e tutte queste teorie sono
state ripetutamente smentite dai critici d'arte e dagli storici.
Quel
che è certo è che Arcadia divenne dopo la morte di Poussin, la più
celebre delle Accademie romane, fondata nel 1690 dai frequentatori del circolo
di Cristina di Svezia (alla Lungara) che vollero così proseguire l'opera del pittore
e le sue ricerche, in ogni campo delle arti e della cultura.
Fabrizio Falconi, tratto da Roma Segreta e Misteriosa, Newton Compton, 2015
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