Ogni tanto fa bene misurarsi con il talento allo stato puro.
Fa parecchia impressione il fatto che Zadie Smith, nome d'arte di Sadie Adeline Smith, nata a Brent, quartiere nord-ovest di Londra (un'area multiculturale abitata prevalentemente dalla classe operaia) nel 1975 da padre inglese e da madre giamaicana, emigrata in Gran Bretagna nel 1969, ha scritto questo densissimo, articolatissimo romanzo, il suo romanzo d'esordio - 540 pagine - quando aveva soltanto 23 anni.
Denti Bianchi (White Teeth)- pubblicato nel 2000 in GB - è stato uno dei libri d'esordio più fortunati degli ultimi decenni nel mondo, e a ragione, diventando immediatamente un caso letterario mondiale, vincendo il Whitbread First Novel Award 2000, il Guardian First Book Award, il Commonwealth Writers First Book Prize e il James Tait Black Memorial Prize per la narrativa.
Stavolta quindi c'entra ben poco la costruzione di un fenomeno a tavolino, le scuole di scrittura, la perspicacia di abili agenti letterari.
C'entra più che altro - oltre al talento puro - la vicenda personale di Zadie Smith. Nata da un matrimonio misto (per il padre era il secondo), Zadie ha una sorellastra, un fratellastro e due fratelli minori. I suoi genitori hanno divorziato quando aveva quattordici anni.
Dopo aver accarezzato diversi sogni artistici, in diversi campi, il suo talento si è precocemente espresso nella letteratura.
Dopo aver studiato nelle scuole statali locali, Zadie Smith si iscrisse al King's College di Cambridge per studiare letteratura inglese. Mentre frequentava l'università pubblicò alcuni racconti in una raccolta di scritti di studenti.
Un editore intuì il suo talento e le offrì un contratto per un romanzo ancora da scrivere. Zadie Smith decise di contattare un agente letterario e da allora, cioè ancor prima di completare il primo capitolo del primo romanzo, è rappresentata dalla Wylie Agency.
Denti bianchi apparve così sul mercato editoriale nel 1997, molto prima di essere completato.
Basandosi solo su manoscritti parziali, diversi editori si disputarono i diritti, che vennero infine ceduti alla Hamish Hamilton Ltd..
Zadie Smith completò Denti bianchi durante l'ultimo anno dei suoi studi a Cambridge.
Quando nel 2000 il libro venne pubblicato diventò immediatamente un bestseller.
Era l'inizio di un duraturo successo. Oggi Zadie Smith oltre a essere autrice affermata (cinque finora i romanzi pubblicati, oltre a un gran numero di racconti), è anche docente (dopo aver insegnato fiction alla Columbia University School of the Arts, dal 1º settembre 2010 ha insegnato la stessa materia presso la New York University come professore tenuter (cioè a tempo indeterminato).
Denti Bianchi è un romanzo di qualità e di maturità sorprendente - soprattutto e ancor di più considerata l'età della sua autrice quando lo scrisse - che si ispira e rinnova la grande tradizione del romanzo anglosassone, che va da Dickens a Saul Bellow.
Raccontando le peripezie di Archie e Samad due amici (uno bianco e anglosassone e l'altro di origini pakistane e mussulmano) che hanno combattuto al fronte insieme, e delle loro famiglie in un lasso di tempo che va dagli anni '40 al 2000, Zadie Smith forgia un grande romanzo corale, pieno di ironia e intelligenza, di fantasia quasi pirotecnica e di così ampio respiro, che si concentra sui problemi della compatibilità multiculturale e del mondo globalizzato, in cui identità e radici sono spazzate via dalla confusione e dall'arroganza della modernità, in un continuo rimescolamento di carte.
In un continuo flusso che si muove dalla nostalgia del passato (le generazioni adulte) e della terra di provenienza alle sconnessioni e alle inquietudini del futuro (le seconde generazioni sedotte dal consumismo occidentale e dalla sua amoralità ipertecnologica), Denti Bianchi si fa apprezzare perché non prende parte, non tifa, non parteggia, non predica e non dà soluzioni.
Si tratta cioè di letteratura allo stato puro, di ciò che la letteratura dovrebbe essere.
Semmai un difetto si può trovare è proprio nella ridondanza delle descrizioni emotive, delle sottili annotazioni su ogni singolo personaggio, della minuziosa attenzione stilistica che innerva la scrittura in ogni singola frase e rende la storia, a tratti, perfino troppo densa di fatti minimi o trascurabili.
Un grande esordio, comunque, che unisce divertimento e intelligenza.
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