Il conto dei corner non vuol dire niente.
Lo sa bene chi si diletta col gioco del calcio. Puoi dominare nel conto dei corner, batterne trenta in una partita, tempestare l'area avversaria di cross taglienti o tagliati, allungare la parabola sul secondo palo e oltre, batterlo corto sul difensore che sopravviene, o a sorpresa verso il mediano che si è liberato al limite dell'area per battere; puoi tentare la foglia morta dalla bandierina sul palo più lontano, puoi tirarla forte e bassa sul primo palo sperando nel tocco fortuito, puoi batterlo a casaccio nel mucchio in area sperando nella spizzata di testa, o nella papera del portiere che perde la palla in uscita e la lascia scivolare ai piedi del centravanti; puoi perfino sperare nel colpo di mano in area del difensore avversario che è saltato per liberare. Ma niente, in certe partite, quella maledetta palla non vuole entrare.
E potresti batterne anche centodieci di corner, non servirebbe a niente. Sguinzagliare tutta l'artiglieria dei corner, da destra e da sinistra, quella maledetta porta resterebbe inviolata.
Il conto dei corner non vuol dire niente.
Puoi aver dominato il conto dei corner, essere 50 a 0 e perdere quella dannata partita per un solo tiro avversario, con quella squadra di mezzi brocchi che di corner non ne ha battuto nemmeno uno.
E' superfluo dunque, il conto dei corner. E' statistica, campionario, vuoto numero che non c'entra nulla e non dice nulla sulla sostanza delle palle che sono finite in rete.
E quella odiosa bandierina resta simulacro di sconfitta. Bandiera bianca, resa al destino o agli eventi.
Prima di disperderti, prima di consumare il conto dei corner, cerca di ricordarti questo: la linea di gesso bianco sulla linea di porta non sa che farsene dei tuoi corner. Il cuore coraggioso oltre l'ostacolo colpisce con la zampata sporca da fuori area. Una deviazione, un rimorso, una fitta al muscolo della gamba: la palla, schizzando imprevedibile, entrerà proprio sotto il sette.
E nessuno si ricorderà mai di tutti quei corner che hai battuto invano.
Fabrizio Falconi
(riproduzione riservata)
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