C'è una interessantissima mostra, per chi resta in città, al Keats-Shelley Memorial House di Piazza di Spagna - ha aperto il 26 giugno scorso e durerà fino al 6 novembre prossimo - il delizioso museo Romano in Piazza di Spagna.
La mostra si intitola Lord Byron in the hand of Mary Shelley ed è dedicata alla figura di Lord Byron, forse il più famoso artista della sua epoca.
Figlio di un padre che non conobbe mai
e di una madre che lo asfissiò, ossessionandolo sia fisicamente che
psicologicamente, George Gordon Noel Byron, più conosciuto come Lord Byron,
nato a Londra nel 1788, divenne come è noto il più celebre poeta dei suoi
tempi. Non solo: la sua vita faticò
molto a dividersi dalla sua arte: Byron anzi fu in un certo senso il vero,
perfetto dandy. Chiacchieratissimo in
vita per i suoi scandali e per le sue continue eccentricità (come quando si
fece rinchiudere nella Cella del Tasso, a Ferrara o come quando attraversò a
nuoto lo stretto dei Dardanelli), Byron morì nel 1825 in Grecia, a Missolungi,
in seguito a una febbre reumatica contratta a Cefalonia, che degenerò in
meningite delirante. E proprio come
accade per le rockstars di oggi, la
sua morte divenne un evento, lasciando inconsolabili fans a lamentarne la dipartita.
Nella mostra romana si ripercorrono le tappe della vita di Byron con l'esposizione di importanti reperti come i manoscritti del canto VI di Don Juan e di Manfred, tra le opere più famose del poeta; l'anello di Byron e il suo celebre ritratto in abiti albanesi del pittore Thomas Phillips.
A Roma Byron arrivò nella primavera
del 1817, interrompendo un gaio soggiorno veneziano, proprio per realizzare il
sogno di vedere da vicino quella città che lo aveva sempre – da lontano –
ammaliato. Un medico infatti prescrisse al poeta di allontanarsi dall’umidità
veneziana, per guarire da un mal di petto.
Byron non se lo fece ripetere e colse
l’occasione per realizzare il suo sogno, attraversando l’Italia con il suo
corteo al seguito, una carrozza con i sedili reclinabili e una quantità enorme
di bagagli.
Giunto nella capitale, andò abitare
nella centralissima Piazza di Spagna, al numero 66, a pochissima distanza dalla casa-museo odierno dedicata a Keats e Shelley. E non aspettò nemmeno un
minuto per cominciare ad esplorare la città in sella al suo cavallo.
L’impressione che ne ricavò fu immediata e stordente: Sono incantato da Roma come lo sarei da una cappelliera di pizzi,
scrisse al suo editore John Murray, e di
Roma non vi dirò nulla: è indescrivibile. La guida qui vale più di ogni altro
libro. Ho passato tutta la giornata a cavallo…
Fabrizio Falconi - ©riproduzione riservata.
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