Mi piace molto la poesia di Letizia Dimartino.
Nata a Messina nel 1953, vive a Ragusa e ha pubblicato nel 2001 la sua prima raccolta di poesie, Verso un mare oscuro (Ibiskos), seguita nel 2003 da Differenze (Manni) e, nel 2007, da Oltre (Archilibri). Nel 2010 è uscito La voce chiama per Archilibri. La silloge Cose, tratta da La voce chiama, è stata pubblicata sull'Almanacco dello Specchio 2009 (Mondadori).
A maggio 2012 è uscito per Ladolfi Editore Ultima stagione e nel 2015 questo Stanze con case, testo di rara compattezza emotiva e stilistica.
Come scrive Giuliana Sica nella prefazione, lo spazio di Letizia, in queste poesie è la stanza, che è al tempo stesso lingua e tempo, nient'altro che lingua dell'infanzia... arco che unisce il passato al presente, teso dall'infanzia alla maturità, dall'origine alle ore, ai giorni e alle stagioni presenti e già fugaci.
In questi versi trovo intensità, trovo una magia temporale che tutto avvolge e tutto dipana in avanti e al contrario. Trovo una profonda meditazione sul vuoto e pieno, sulla mirabile pienezza della esistenza umana, e allo stesso tempo della sua disarmante fragilità.
Il tempo delle tre case, delle preghiere che si fanno melodia, dei piccoli gesti e simboli ignoti, del mistero che avvolge lo scorrere dei giorni, il riposo e la veglia delle notti, il mistero doloroso e il mistero gaudioso dell'amore, come diceva Elsa Morante.
trascrivo una delle poesie (pag.22).
Silverio ascolta, io vivo in una noceNata a Messina nel 1953, vive a Ragusa e ha pubblicato nel 2001 la sua prima raccolta di poesie, Verso un mare oscuro (Ibiskos), seguita nel 2003 da Differenze (Manni) e, nel 2007, da Oltre (Archilibri). Nel 2010 è uscito La voce chiama per Archilibri. La silloge Cose, tratta da La voce chiama, è stata pubblicata sull'Almanacco dello Specchio 2009 (Mondadori).
A maggio 2012 è uscito per Ladolfi Editore Ultima stagione e nel 2015 questo Stanze con case, testo di rara compattezza emotiva e stilistica.
Come scrive Giuliana Sica nella prefazione, lo spazio di Letizia, in queste poesie è la stanza, che è al tempo stesso lingua e tempo, nient'altro che lingua dell'infanzia... arco che unisce il passato al presente, teso dall'infanzia alla maturità, dall'origine alle ore, ai giorni e alle stagioni presenti e già fugaci.
In questi versi trovo intensità, trovo una magia temporale che tutto avvolge e tutto dipana in avanti e al contrario. Trovo una profonda meditazione sul vuoto e pieno, sulla mirabile pienezza della esistenza umana, e allo stesso tempo della sua disarmante fragilità.
Il tempo delle tre case, delle preghiere che si fanno melodia, dei piccoli gesti e simboli ignoti, del mistero che avvolge lo scorrere dei giorni, il riposo e la veglia delle notti, il mistero doloroso e il mistero gaudioso dell'amore, come diceva Elsa Morante.
trascrivo una delle poesie (pag.22).
nodosa. Nessuno che dia quel colpo
il suono deciso, il crac del legno. Ne uscirei
come da conchiglia, col flutto dell’onda.
Potremo ridere, pensare
che siamo lontani nella bolla.
Finché esisterà questa finestra
sarò bambina: le gonne che fanno la ruota
il vestito dal fiore giallo – non buttarlo mai –
le sere dell’Eterno riposo. Uno per ognuno.
Non scordare nessuno. La luce perpetua
risplenda, mamma guardava la porta della stanza
come dovesse spuntare d’un tratto col cappotto
chiuso nel collo, la borsa della spesa, i vetri degli occhiali
rigati dalla pioggia.
Il mio riposo è eterno già da tempo. Nella rima lo dico
e tu stai ad ascoltare.
Noi fummo folli.
Letizia Dimartino, da 'Stanze con Case', Giuliano Ladolfi editore, 2015.
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