"Il volume e la velocità' dell'attuale
ondata migratoria è una novità e un fenomeno senza precedenti.
Non c'e' motivo di stupirsi che abbia trovato i politici e i
cittadini impreparati: materialmente e spiritualmente".
Lo dice
il filosofo Zygmunt Bauman in una intervista a Repubblica,
sottolineando che dei migranti c'e' paura perché "gli stranieri
potrebbero distruggere le cose che ci piacciono e mettere a
repentaglio i nostri modi di vita".
"La vista migliaia di persone sradicate accampate alle
stazioni provoca uno shock morale e una sensazione di allarme e
angoscia, come sempre accade nelle situazioni in cui abbiamo
l'impressione che 'le cose sfuggono al nostro controllo'",
spiega.
"Fin dall'inizio della modernità fuggiaschi dalla
brutalità delle guerre e dei dispotismi, dalla vita senza
speranza, hanno bussato alle nostre porte. Per la gente da qua
della porta, queste persone sono sempre state 'estranei',
'altri'".
"La nostra ignoranza su che cosa fare in una situazione che
non controlliamo è il maggior motivo della nostra paura".
"Gli
immigrati ci ricordano in un modo irritante, quanto sia fragile
il nostro benessere, guadagnato, ci sembra, con un duro lavoro.
E per rispondere alla questione del capro espiatorio: è un'abitudine, un uso umano, troppo umano, accusare e punire il
messaggero per il duro e odioso messaggio di cui e' il
portatore".
Quanto ai partiti, aggiunge, ci sono quelli "abituati a
trarre il loro capitale di voti opponendosi alla
'redistribuzione delle difficoltà" (o dei vantaggi), e cioè rifiutandosi di condividere il benessere dei loro elettori con
la parte meno fortunata della nazionale, del paese, del
continente (per esempio Lega Nord)".
"La sinistra, o l'erede
ufficiale di quella che era la sinistra, nel suo programma,
ammicca alla destra con una promessa: faremo quello che fate
voi, ma meglio".
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