Le Upaniṣad (sanscrito, sostantivo femminile, devanāgarī: उपानिषद) sono un insieme di testi religiosi e filosofici indiani composti in lingua sanscrita a partire dal IX-VIII secolo a.C. fino al IV secolo a.C. (le quattordici Upaniṣad vediche) anche se progressivamente ne furono aggiunti di minori fino al XVI secolo raggiungendo un numero complessivo di circa trecento opere. Trasmesse per via orale, furono messe per iscritto per la prima volta nel 1656.
Il termine Upaniṣad deriva dalla radice verbale sanscrita: sad (sedere) e dai prefissi upa e ni (vicino) ossia "sedersi vicino", ma più in basso (ad un guru, o maestro spirituale), suggerendo l'azione di ascolto di insegnamenti spirituali.
Questo qui è un brano riferito alla cosiddetta 'cerimonia Padre-figlio' o della Trasmissione. E la propongo oggi, nella ricorrenza del 19 marzo.
Il termine Upaniṣad deriva dalla radice verbale sanscrita: sad (sedere) e dai prefissi upa e ni (vicino) ossia "sedersi vicino", ma più in basso (ad un guru, o maestro spirituale), suggerendo l'azione di ascolto di insegnamenti spirituali.
Questo qui è un brano riferito alla cosiddetta 'cerimonia Padre-figlio' o della Trasmissione. E la propongo oggi, nella ricorrenza del 19 marzo.
Un padre, quando sta per morire, chiama il proprio figlio.
Egli dapprima sparge dell'erba fresca sul pavimento della casa e dispone il fuoco; poi, dopo aver sistemato vicino al fuoco un vaso d'acqua insieme con un piatto di riso, egli si distende, si copre con un abito pulito e resta così.
Il figlio viene e si stende sul padre, toccandogli le mani, i piedi e così via con gli organi corrispondenti, oppure il padre può compiere l'atto della trasmissione mentre il figlio siede di fronte a lui. In seguito conferisce il suo potere al figlio, [dicendo]:
Il padre: Possa io impartire la mia parola a te.
Il figlio: La tua parola entro di me io ricevo.
Il padre: Possa io impartire il mio respiro di vita a te.
Il figlio: Il tuo respiro di vita entro di me io ricevo.
Il padre: Possa io impartire la mia vista a te.
Il figlio: La tua vista entro di me io ricevo.
(Kauṣitakī Upaniṣad)
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