In questi giorni di ricorrenze pasquali, si torna a parlare molto della Sindone, anche in occasione della ostensione straordinaria di Torino.
Riporto qui sotto una anticipazione del capitolo dedicato alla Cappella della Sindone del Guarini, nel capoluogo piemontese - uno dei 30 capitoli del mio nuovo libro dedicato ai Monumenti esoterici d'Italia, in uscita dall'editore Newton Compton nel mese di maggio.
Nel 1997, il destino era nuovamente in agguato per minacciare da vicino quella che senza alcun dubbio viene definita la più importante reliquia della cristianità, la Sindone.
Il Mandylion, creduto dalle popolazioni di fedeli il sudario originale in cui fu avvolto il corpo di Cristo nel sepolcro, dopo la crocefissione, ha subìto infatti come vedremo, ogni forma di traversia e di manomissione, ed è stato più volte in serio pericolo nel corso della sua secolare storia, da quando a metà del 1300 esistono le prime notizie certe e documentate attestanti l’esistenza del Sacro Lino.
In quella notte del 1997, dunque, ed esattamente la notte dell’11 aprile (secondo molti esoterici il numero 11 ha valenze potenzialmente molto negative, essendo il primo dei numeri con proprietà palindrome e ovviamente anche il primo numero primo con questa caratteristica, e basti a questo proposito ricordare la coincidenza dei due attentati terroristici dell’11 settembre 2001 delle Torri Gemelle a New York e dell’11 marzo 2004 a Madrid) proprio mentre stavano per volgere al termine i lavori di restauro di quel gioiello del barocco italiano che è la Cappella del Guarini, a Torino, un violentissimo e misterioso incendio minacciò seriamente di distruggere una volta per tutte la preziosa Reliquia.
La Cappella della Santa Sindone appariva ormai completamente restaurata – per risolvere gli annosi problemi legati alla sua stabilità strutturale – e ripulita. Ancora qualche giorno e, tolti gli ultimi ponteggi, si sarebbe proceduto alla grande inaugurazione.
Quella notte, però, proprio mentre nel vicino Palazzo Reale, si svolgeva un ricevimento in onore dell’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, un banale contatto elettrico – almeno così fu raccontato in seguito – innescò un incendio che si propagò immediatamente alle strutture di legno dei ponteggi che stavano per essere smontati.
Un incendio spaventoso in pochi minuti avviluppò la Cappella interamente: le fiamme si levarono altissime all’interno dell’edificio, propagandosi in men che non si dica al torrione nord-ovest del Palazzo Reale.
Per un puro caso, la Sindone, si salvò: poco tempo prima, infatti, il 24 febbraio del 1993, la reliquia, per consentire i lavori di restauro della Cappella, era stata spostata, all’interno della teca che la custodiva, al centro del coro della Cattedrale, proprio dietro l’Altare Maggiore.
Se fosse rimasta al posto dov’era conservata da secoli, e cioè nell’altare costruito da Antonio Bertola nel 1694, la distruzione sarebbe stata certa.
Questo particolare consentì ad uno dei primi soccorritori, un coraggioso vigile del fuoco, proprio mentre l’incendio si sviluppava al centro della Cappella, di riuscire a rompere a colpi di mazza la teca di cristallo contenente la Sindone e a mettere in salvo il sacro sudario, come fu testimoniato da alcune foto che fecero immediatamente il giro del mondo.
© - Fabrizio Falconi (Monumenti esoterici d'Italia)
© - Fabrizio Falconi (Monumenti esoterici d'Italia)
L’incendio si protrasse per almeno due ore, alimentato dai legni dei ponteggi, causando danni enormi: fu calcolato che la temperatura raggiunta, all’interno della Cupola, fu di mille gradi, al punto che le fiamme riuscirono a fondere i tubi delle strutture, a cuocere le pietre della decorazione e a spezzare l’anello di ferro intorno alla cupola, voluto dallo stesso Guarini per garantire la stabilità dell’edificio.
E’ certo, dunque che anche la teca di cristallo con la reliquia sarebbe stata fusa, come avvenne all’organo della chiesa ridotto alle dimensioni di una sfera grande come un pallone da calcio. (1)
Il tempestivo soccorso prestato dai vigili del fuoco in quella notte, permise di salvare il sacro lenzuolo anche dal rischio di crolli della Cappella, così gravemente lesionata e dalle infiltrazioni dell’acqua, abbondantemente usata per spegnere l’incendio, che avrebbe causato a sua volta danni irreparabili.
Il trasferimento al palazzo arcivescovile, contiguo, invece mise al sicuro la Sindone, che il successivo lunedì 14 aprile fu aperta ed esaminata alla presenza del cardinale Giovanni Saldarini e di alcuni membri della Commissione Internazionale per la conservazione della Sindone, riscontrando come non vi fosse stato alcun danno, di alcuna natura, alla preziosa reliquia.
© - Fabrizio Falconi (Monumenti esoterici d'Italia)
© - Fabrizio Falconi (Monumenti esoterici d'Italia)
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