L'editore Mursia manda in libreria La grande camminata di George Meegan: Dalla Patagonia all’Alaska in
sette anni: il reportage della più lunga e ininterrotta marcia di tutti i tempi compiuta in 2425 giorni da
George Meegan, classe 1952, un inglese tenace e coraggioso, the walking fool o lo «svitato di
professione», secondo la stampa inglese.
Il diario di un cammino epico lungo tutte le Americhe, un susseguirsi di climi e paesaggi, una carrellata di popoli, costumi, abitudini di ben 35 Stati diversi. Un’impresa storica portata a termine con il solo ausilio di uno zaino e di un paio di scarpe da ginnastica ma con il supporto di molta gente incontrata lungo il cammino.
Questo Forrest Gump ante-litteram, che vedete ritratto nella foto qui sopra, scrive, alla fine del libro, la sensazione che provò, alla fine del viaggio, durato sette anni, all'arrivo in Alaska. Un lungo pianto dirotto e una sensazione di totale svuotamento. Di mancanza di scopo.
'La cosa più dura da sopportare nella vita è non aver mai vissuto il proprio sogno. La seconda cosa più difficile da sopportare nella vita è aver già vissuto il proprio sogno.'
Così scrisse il 18 settembre 1983, al termine dell'immane viaggio.
Ed è difficile trovare una realtà umana più evidente di questa.
Fabrizio Falconi
Il diario di un cammino epico lungo tutte le Americhe, un susseguirsi di climi e paesaggi, una carrellata di popoli, costumi, abitudini di ben 35 Stati diversi. Un’impresa storica portata a termine con il solo ausilio di uno zaino e di un paio di scarpe da ginnastica ma con il supporto di molta gente incontrata lungo il cammino.
Questo Forrest Gump ante-litteram, che vedete ritratto nella foto qui sopra, scrive, alla fine del libro, la sensazione che provò, alla fine del viaggio, durato sette anni, all'arrivo in Alaska. Un lungo pianto dirotto e una sensazione di totale svuotamento. Di mancanza di scopo.
'La cosa più dura da sopportare nella vita è non aver mai vissuto il proprio sogno. La seconda cosa più difficile da sopportare nella vita è aver già vissuto il proprio sogno.'
Così scrisse il 18 settembre 1983, al termine dell'immane viaggio.
Ed è difficile trovare una realtà umana più evidente di questa.
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