Martin Amis, nel suo meraviglioso La storia da dentro, che è anche in diversi aspetti, il suo testamento spirituale, riferisce in una nota nel capitolo su Saul Bellow che la percentuale di ebrei che ha vinto il Premio Nobel da quando è stato istituito, nel 1902 è più del 22%. Cioè più del 22% dei vincitori di un Nobel sono ebrei. Questo, se raffrontato alla percentuale della popolazione ebrea su scala mondiale - che dice lui è del 2% - è molto eloquente (e sorprendente).
Di questo chiede ragione a Bellow. Ma è un errore o una svista piuttosto grave e mi sorprende che Amis o uno dei suoi editors, inglesi o italiani, non se ne siano accorti: perché la percentuale della popolazione ebrea su quella mondiale non è del 2%, ma del 2 x 1000 (ovvero lo 0,2%, ovvero 14 milioni su circa 7 miliardi), il che rende il dato ancora più sorprendente.
Comunque, errore a parte, Bellow commenta questo dato citando Einstein, che nel 1938 rispose che questo fatto "non andava spiegato con il fatto che queste doti siano innate, perché così c'è il pericolo di cadere nell'antisemitismo."
E si capisce piuttosto bene perché Einstein, nel 1938, dica questo.
Einstein - e Bellow che lo riferisce - avanzano invece l'ipotesi che questa eccellenza dipenda dal fatto che "tutti i bambini ebrei sanno che per ottenere il plauso degli adulti, devono applicarsi, applicarsi nell'apprendimento e negli studi."
Questa cosa mi ha dato molto da pensare. Del resto questa eccellenza è stata ed è indubbiamente una delle cause scatenanti di un certo orrendo antisemitismo. Ma l'abitudine, la frequentazione, la familiarità con l'apprendimento e la conoscenza; e il desiderio del plauso dei propri genitori non è e non dovrebbe essere una esclusiva o una prerogativa degli ebrei. Insomma, da sola, mi pare che non basti a spiegare. La curiosità di studiare e capire il mondo dovrebbe riguardare tutti, sempre. E farebbe un gran bene a tutti e al mondo stesso.
Fabrizio Falconi - 2023
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.