Juliette de Récamier, la Donna più bella di Francia - 9
L'idillio di Juliette durò ben poco.
Gli amici di Juliette sapevano che in quel periodo l'amante di Juliette, Monsieur de Chateaubriand, si recava assiduamente in visita presso una certa casa padronale normanna abitata da una giovane e graziosa signora.
E nel gennaio del 1820 un rapporto di polizia (che lo teneva costantemente sotto controllo) rilevava che Chateaubriand "ha scritto tutti i giorni alla moglie del musicista Lafont".
In giro insomma tutti parlavano della sua infedeltà e inevitabilmente le dicerie raggiunsero Juliette.
Quello che per gli altri è l'argenteria di famiglia, per Juliette era stata la verginità. Era ormai sparita e, nella sua piccola stanza, deve aver sofferto terribilmente.
Cominciò dunque a cercare di tenerlo a distanza, cominciando a diffidare della natura incostante di lui, cercando di soffocare il proprio amore.
"Non si riesce a trovare di vivere con una persona che manca di sincerità," scrisse a un'amica, "e io sono assolutamente decisa a non espormi più a una tale, terribile, infelicità."
All'inizio del 1824, Juliette decise di cercare rifugio in Italia.
L'afflizione di Juliette, per la quale essa cercava la panacea come se fosse un male nordico di molti suoi contemporanei, era il mal d'amour.
Le solenni dichiarazioni di dolore da parte di Chateaubriand la seguirono per tutta la strada e la sua infelicità era probabilmente genuina perché le era profondamente affezionato anche se non in modo esclusivo.
Ma in realtà non la seguì mai a Roma e l'intermezzo italiano potrebbe essere tranquillamente trascurato se non fosse per un intrigo secondario che rivelò molto della natura di Juliette.
9 - segue
Fonte: Dan Hofstadter, La storia d'amore come opera d'arte
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