Nessuno viene al mondo come una tabula rasa, scriveva Jung.
Se si è albero, difficilmente nella vita si potrà diventare mai sasso (e viceversa).
Ogni cosa è una storia e ogni storia è un destino. Si potrebbe anche scrivere un libro delle sofferenze, sotto questo punto di vista. Ogni commiato di/da questa vita è tale, e ogni modo di viverlo appartiene a un mondo intero, che preesiste, che è dentro di noi come storia precedente, come storia di mille storie, come grida di antenati, come supporto vitale alla nostra stessa esistenza, forma di vita direbbe Wittgenstein.
Un cuore emotivo è come un merlo di notte. Che non trova mai requie. E il nero del suo manto di piume si confonde con la notte. Non ha casa, non sa stare, perché nessun posto è la sua casa.
Volare è l'unica cosa che sa fare.
Inutilmente volare, indifferente al cuore duro degli uomini, indifferente alla loro logica, ai vantaggi e agli svantaggi, alla convenienza, all'essere come deve essere, all'assurdo e al lucido e all'opaco.
Il volo di notte è l'unica requie, è l'unico agio che a un cuore emotivo è concesso.
Un terreno di spine lo accoglie, una radura o un precipizio lo aspetta. La stanchezza del volo non basta.
Fabrizio Falconi
in testa: grafica di Paul Flora.
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