06/02/10

Vito Mancuso sulla vicenda Boffo e sugli intrighi vaticani.


Davvero consiglio la lettura di questo articolo di Vito Mancuso pubblicato qualche giorno fa su La Repubblica. Riassume in termini sintetici ma anche molto drastici e duri quel che sta succedendo e che è successo nelle ultime settimane dentro una Chiesa che appare sempre più lacerata e per la quale occorre davvero pregare molto. Lo pubblico integralmente.
Il Papa il potere e il veleno dei cardinali
di Vito Mancuso
( "la Repubblica" del 4 febbraio 2010 )

Sarà vero che il documento calunnioso sul direttore di Avvenire è stato consegnato al direttore del Giornale niente di meno che da Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano, dietro esplicito mandato del Segretario di Stato vaticano cardinale Bertone, numero due della gerarchia cattolica a livello mondiale? E che l'insigne porporato si è servito di Vian e di Feltri per colpire il direttore di Avvenire in quanto espressione di una Conferenza Episcopale Italiana a suo avviso troppo indipendente e troppo politicamente equidistante? E che quindi il vero bersaglio del cardinal Bertone era il collega e confratello cardinal Bagnasco? Sarà vera la notizia di questo complotto intraecclesiale degno di papa Borgia e di sua figlia Lucrezia?

Come cattolico spero di no, ma come conoscitore di un po' di storia e di cronaca della Chiesa temo di sì. Del resto fu l'allora cardinal Ratzinger, poco prima di essere eletto papa, a parlare di "sporcizia" all'interno della Chiesa (25 marzo 2005). Qualcuno in questi cinque anni l'ha visto fare pulizia? Direi di no, e forse non a caso proprio ieri egli ha parlato di «tentazione della carriera, del potere, da cui non sono immuni neppure coloro che hanno un ruolo di governo nella Chiesa». Quindi è lecito pensare che la sporcizia denunciata dal Papa abbia potuto produrre l'abbondante dose di spazzatura morale di cui ora forse veniamo a conoscenza.
Naturalmente come siano andate davvero le cose è dovere morale dei diretti interessati chiarirlo. Con una precisa consapevolezza: che gli storici un giorno indagheranno e ricostruiranno la verità, la quale alla fine emerge sempre, chiara e splendente, perché non c'è nulla di più forte della verità. Le bugie hanno le gambe corte, dice il proverbio, e questo per fortuna vale anche per il foro ecclesiastico.

Siamo in un mondo che è preda di una devastante crisi morale. Le anime dei giovani sono aggredite dalla nebbia del nichilismo. Parole come bene, verità, giustizia, amore, fedeltà, appaiono a un numero crescente di persone solo ingenue illusioni. La missione morale e spirituale della Chiesa è più urgente che mai. E invece che cosa succede? Succede che la gerarchia della Chiesa pensa solo a se stessa come una qualunque altra lobby di potere, e come una qualunque altra lobby è dilaniata da lotte fratricide all'interno.

Certo, nulla di nuovo alla luce dei duemila anni di storia e di certo nessun cattolico sta svenendo disilluso. Rimane però il problema principale, e cioè che oggi, molto più di ieri, il criterio decisivo per fare carriera all'interno della Chiesa non è la spiritualità e la nobiltà d'animo ma il servilismo, e che la dote principale richiesta al futuro dirigente ecclesiastico non è lo spirito di profezia e l'ardore della carità, ma l'obbedienza all'autorità sempre e comunque. Eccoci dunque al tipo umano che emerge dalle cronache di questi giorni: il cosiddetto "uomo di Chiesa". È la presenza sempre più massiccia di persone così ai vertici della Chiesa che mi rende propenso a credere che le accuse alla coppia Bertone-Vian siano fondate.

Impossibile però non vedere che nella storia ecclesiastica misfatti di questo genere contro gli elementari principi della morale ne sono avvenuti in quantità. Anzi, che cosa sarà mai un foglietto calunnioso passato al direttore di un giornale laico per far fuori il direttore del giornale cattolico, rispetto alle torture e ai morti dell'Inquisizione? È noto che il potere temporale dei papi si è basato per secoli su un documento falso quale la Donazione di Costantino, attribuito all'imperatore romano e invece redatto qualche secolo dopo dalla cancelleria papale.

Che cosa concludere allora? Che è tutto un imbroglio? No, il messaggio dell'amore universale per il quale Gesù ha dato la vita non è un imbroglio. L'imbroglio e gli imbroglioni sono coloro che lo sfruttano per la loro sete di potere, per la quale hanno costruito una teologia secondo cui credere in Gesù significa obbedire sempre e comunque alla Chiesa.

Secondo l'impostazione cattolico-romana venutasi a creare soprattutto a partire dal concilio di Trento la mediazione della struttura ecclesiastica è il criterio decisivo del credere. Lo esemplificano al meglio queste parole di Ignazio di Loyola rivolte a chi «vuole essere un buon figlio della Chiesa»: «Per essere certi in tutto, dobbiamo sempre tenere questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica». Ne viene che il baricentro spirituale dell'uomo di Chiesa non è nella propria coscienza, ma fuori di sé, nella gerarchia. I "principi non negoziabili" non sono dentro di lui ma nel volere dei superiori, e se gli si ordina di scrivere la falsa donazione di Costantino egli lo fa, e se gli si ordina di torturare gli eretici egli lo fa, e se gli si ordina di appiccare il fuoco alle fascine per il rogo egli lo fa, e se gli si ordina di passare un documento falso egli lo fa. Ecco l'uomo di Chiesa voluto e utilizzato da una certa gerarchia. È questa la sporcizia a cui si riferiva il cardinal Ratzinger nel venerdì santo del 2005? È questo il carrierismo denunciato ieri da Benedetto XVI?

Il messaggio di Gesù però è troppo importante per farselo rovinare da qualche personaggio assetato di potere della nomenklatura vaticana. Una fede matura sa distaccarsi dall'obbedienza incondizionata alla gerarchia e se vede bianco dirà sempre che è bianco, anche se è stato stabilito che è nero. Né si presterà mai a intrighi di sorta "per il bene della Chiesa". La vera Chiesa infatti è molto più grande del Vaticano e dei suoi dirigenti, è l'Ecclesia ab Abel, cioè esistente a partire da Abele in quanto comunità dei giusti. In questa Chiesa quello che conta è la purezza del cuore, mentre non serve a nulla portare sulla testa curiosi copricapo tondeggianti, viola, rossi o bianchi che siano.


fonte La Repubblica - http://www.repubblica.it

6 commenti:

  1. ...curioso questo Mancuso che amerebbe la verità...parola impegnativa e irraggiungibile all'intelligenza umana...il cui unico vero orizzonte è quello di un punto di vista... nient'altro... più o meno argomentato in ragione dell'erudizione che si ha a disposizione... l'unica verità è quella che viene da Dio, dal suo irriducibile amore,attraverso il quale illuminare tutto quel che si vede, si misura, si pesa, si descrive...eccola, la profondità dell'intelligenza umana: misurare, descrivere, giudicare...ma quel che non mi piace dell'articolo è che Mancuso usa la verità al modo di Feltri: inizia con una domanda---sarà vero che?---e la trasforma in una certezza dimostrata dal fatto che la Chiesa è già stata autrice di nefandezze..si chiamava pensiero deduttivo una volta...il cui limite è lo stesso da sempre: non dimostrare l'assunto iniziale; la tesi direbbe un Kantiano ortodosso.. tutto il resto per ,Mancuso, ne consegue..il punto di partenza che caratterizza sempre il pensiero del nostro giovane teologo..è che lui si pone sempre fuori, come lo scienziato che osserva scarafaggi dentro un barattolo...non é mai dentro..ma il cristiano non è una monade che decide volta per volta dove si sta meglio ma appartiene sempre a un popolo che non si è scelto da solo un popolo sempre composto di fragili creature che giocano con la propria libertà e faticano a coniugarla alla responsabilità che deriva dal prendersi cura l'uno dell'altro...le rughe di questa Chiesa, le sue ombre, la meschinità di alcuni suoi componenti, la depravazione di alcuni suoi membri porta il segno anche del Cattolico Mancuso, come di Alessandro e di Faber... perché le ombre, le meschinità, le depravazioni sono annidate nei nostri cuori e da li dobbiamo stanarle...troppi sputano sulla Chiesa che è la sposa di Cristo, carne della sua carne quella carne che lui ha redento..lui che non è venuto per i sani ma per i malati..quindi per quelli come il sottoscritto non per quelli come Mancuso...

    RispondiElimina
  2. Caro Alessandro sposo in pieno le tue parole. Ho già avuto modo in altre sedi di sottolineare la non-serenità e al contempo il coraggio di Mancuso nel denunciare i peccati della Chiesa di ieri, di oggi e ahinoi peccatrice anche di domani.Ma come dici giustamente tu Mancuso diventa non credibile nel momento in cui si pone fuori, sempre.
    Ti ringrazio vivamente per il tuo prezioso e preciso intervento.
    Un saluto a te e a Faber.

    RispondiElimina
  3. Mi piace molto il commento di Alessandro, ne sottoscrivo i contenuti. Contrariamente a quando afferma Mancuso io credo che Benedetto XVI quella pulizia auspicata nel famoso testo della Via crucis la stia mettendo in opera. Un caro abbraccio a tutti.

    RispondiElimina
  4. Grazie Alessandro, per le tue parole.

    Pur condividendole praticamente in toto, ritengo comunque sempre stimolante misurarsi con Mancuso, e con i suoi pezzi su La Repubblica. E' chiaro che ormai egli si è ritagliato il ruolo di 'teologo anticlericale' (specie dei clerici che sono oltretevere) che piace molto ai laici di sinistra che lo leggono sollevati dal fatto che esistono anche credenti come Mancuso, che parlano poco di Gesù Cristo e molto di Dio, che danno addosso alla Chiesa di Roma (ormai è come sparare sulla croce rossa, anche perchè l'autolesionismo come vediamo ogni giorno abita, alla grande, anche in Vaticano e nelle congreghe della CEI) e che vanno in tv da Fazio una sera no e l'altra pure.

    Però al contempo sono convinto che 'bollare' Mancuso è un esercizio che dovremmo evitare, perché le cose che dice, nella sostanza, sono spesso giuste, e ci invitano a guardare bene dentro dove spesso non vorremmo guardare, un po' per pigrizia, un po' per disinteresse, un po' per un desiderio di auto-assoluzione che è latente in ciascuno di noi.

    Grazie anche ad Angelo e a Michelangelo, naturalmente. Un abbraccio a voi tutti.
    f.

    RispondiElimina
  5. ... perché,bollare? Mancuso, come chiunque altro ha il diritto di giudicare la Chiesa per le sue coerenze o incoerenze, comportamenti dei singoli esponenti e nel suo insieme. Non solo ha il diritto, ma,in ragione della visione antropologica ed etica che lo muove, il dovere di dire al mondo ciò che pensa di essa se la considera un danno per l'Umanità. La Chiesa, la Chiesa di Cristo, c'è solo perché c'è l'incarnazione, la sua ragione d'essere è solo quella di mostrare ad ogni uomo l'amore irriducibile di Dio per ognuno. I preti ci sono perchè Gesù rimane nell'eucarestia ed essi lo rendono presente unendo cielo e terra, riportando ogni momento l'umanità davanti a Lui. Questa Chiesa ha un corpo in parte visibile ed in parte no. Questa Chiesa è la Chiesa dei cristiani. E' composta di uomini e donne, battezzati semplici, come me e te e ordinati. Questa Chiesa è segnata dal peccato e dalla presenza del male perchè il peccato e il male sono nel cuore di ogni essere umano. Tutto questo per dire in quale posizione mi colloco quando parlo di Chiesa. E' la verità ? una verità che deve essere imposta a tutti!. Certamente no. e ' la mia posizione in questo mondo e davanti a Dio,il Dio che si è rivelato attraverso Abramo e Gesù. Non un dio generico e sincretico. Niente di di più, ma niente di meno anche. E' importante conoscere i presupposti dell'interlocutore altrimenti si rischia di non capire che si da un significato diverso alle cose di cui si parla e alle parole che si usano. Mancuso si presenta come un Teologo Cattolico! Io metto in discussione questo. Non ama la Chiesa e forse pensa ad un cristianesimo senza chiesa, un popolo di Dio senza gerarchia. Non sarebbe il primo e nemmeno originale. Cristo si e chiesa no. E' parola vecchia di secoli. Se si guardano le vetrate di Notre Dame dall'esterno si vedono solo linee di piombo su sfondo scuro, se si guardano dall'interno si vedono colori e immagini luminose assieme ai punti d'ombra. Lui parla di Dio, è il suo lavoro. Semplicemente non è chiaro di quale Dio Parla. Dovrebbe dirlo per chiarezza rispetto all'interlocutore.Certo quindi che il suo punto di vista è interessante, come lo era quello di Marx e Enghels. Ed è bene conoscerlo.

    RispondiElimina
  6. Caro Alessandro,

    non mi riferivo certo a te quando parlavo del 'bollare' Vito Mancuso.

    Piuttosto a reazioni che a volte vedo negli ambienti ecclesiastici quando a parlare è uno 'non autorizzato', seppure si chiama Mancuso e seppure insegni all'Università San Raffaele di Milano.

    Insomma, come tu scrivi magnificamente, ascoltare le ragioni e le 'verità' dell'altro è sempre un esercizio interessante, anche quando - come nel caso di Mancuso - sono molte le obiezioni, anche metodologiche che si possono muovere.

    grazie

    f.

    RispondiElimina

Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.