16/11/20
Come Sergio Leone trovò Clint Eastwood, da attore sconosciuto a icona del cinema
15/11/20
Poesia della Domenica - "Gli amanti" di Arturo Corcuera
Gli amanti
Los Amantes
Mientras caminas
por bosques y parques
sólo por besar tus pies
el otoño desnuda sus árboles
sólo por besar tus pies.
El te ama como yo
con ojos infinitos
y como yo
también quisiera
desnudarte de otoño.
Nosotros los amantes
sobre nosotros
la lluvia y el amor
la lluvia sin cesar
sin cesar el amor
sobre nosotros
la lluvia que como el amor
humedece a los amantes.
- Los amantes, Arturo Corcuera -
14/11/20
La grafomania, ovvero l'ossessione di scrivere libri come epidemia di massa - Milan Kundera
Suona come una profezia questa pagina scritta da Milan Kundera nel lontano 1977, in uno dei suoi romanzi più belli. La profezia di un mondo dove si diffonde sempre più una nuova epidemia: la grafomania di massa. Eccolo:
Questa conversazione mi ha di colpo chiarito la natura dell'attività di scrittore.
Scriviamo libri perché i nostri figli non si interessano a noi. Ci rivolgiamo al mondo anonimo perché nostra moglie si tura le orecchie quando parliamo.
...
La donna che ogni giorno scrive all'amante quattro lettere non è una grafomane, è una donna innamorata. Ma il mio amico che fa le fotocopie delle lettere d'amore che spedisce per poterle un giorno pubblicare è un grafomane.
La grafomania non è il desiderio di scrivere lettere, diari, cronache di famiglia (cioè scrivere per sé o per le persone a noi più vicine), ma lo scrivere libri (cioè avere un pubblico di lettori sconosciuti).
In questo caso la passione dell'autista che scrive e quella di Goethe sono identiche. Quello che distingue Goethe dall'autista non è una passione differente, ma un differente risultato della passione.
La grafomania (l'ossessione di scrivere libri) prende fatalmente le dimensioni di una epidemia di massa quando il progresso di una società raggiunge tre condizioni fondamentali:
1) l'alto livello del benessere generale che permette alla gente di consacrarsi a un'attività inutile;
2) l'altro grado di atomizzazione della vita sociale e il conseguente, generale isolamento degli individui;
3) la radicale mancanza di grandi cambiamenti sociali nella vita sociale della nazione (da questo punto di vista, mi sembra sintomatico che in Francia, dove non succede assolutamente nulla, la percentuale degli scrittori sia ventun volte maggiore di quella di Israele. Del resto Bibi si è espressa benissimo quando ha detto che, "visto dal di fuori" non ha vissuto nulla. E' proprio questa assenza di contenuto vitale, è questo vuoto il motore che spinge a scrivere).
Ma l'effetto si ripercuote di ritorno sulla causa. L'isolamento generale crea la grafomania, ma la grafomania di massa generalizza e aggrava a sua volta quell'isolamento.
L'invenzione della stampa permise un tempo agli uomini di comprendersi a vicenda. Nell'epoca della grafomania universale, il fatto di scrivere libri assume un significato completamente opposto: ognuno si circonda dei propri segni come di un muro di specchi che non lascia filtrare alcuna voce all'esterno.
Tratto da: Milan Kundera, Il libro del riso e dell'oblio, Bompiani 1980, traduzione di Serena Vitale, pagg.101 e 102
13/11/20
I retroscena sulle morti di 50 rockstar in un nuovo libro - da John Lennon a Jim Morrison e tanti altri
11/11/20
La mania di scrivere libri (che nessuno leggerà) - Milan Kundera
Suona come una profezia questa pagina scritta da Milan Kundera nel lontano 1977, in uno dei suoi romanzi più belli. La profezia di un mondo sempre più sordo, dove tutti scrivono e nessuno legge. Eccolo:
Chi scrive libri è tutto (un universo unico per se stesso e per gli altri) o nulla. E siccome a nessuno sarà mai dato di essere tutto, tutti noi che scriviamo libri siamo nulla.
Siamo sottovalutati, gelosi, feriti e ci auguriamo la morte dell'altro. In questo siamo tutti uguali: Banaka, Bibi, io, Goethe.
L'irresistibile aumento della grafomania tra uomini politici, autisti di taxi, partorienti, amanti, assassini, ladri, prostitute, prefetti, medici e malati mi dimostra che ogni uomo, senza eccezione, porta in sé lo scrittore come sua potenzialità. Tutta la specie umana potrebbe a buon diritto scendere in strada e gridare: siamo tutti scrittori!
Poiché tutti soffrono all'idea di scomparire senza essere stati visti, né uditi in un universo indifferente e vogliono, finché c'è ancora tempo, trasformare se stessi in un universo di parole.
E il giorno (vicino) in cui dentro ogni uomo si sveglierà lo scrittore, saranno tempi di sordità e incomprensione generali.
Tratto da: Milan Kundera, Il libro del riso e dell'oblio, Bompiani 1980, traduzione di Serena Vitale, pag.116
10/11/20
Juliette Récamier, la donna più bella di Francia - 14 (fine)
Juliette Récamier, la donna più bella di Francia - 14 (fine)
09/11/20
In atto la criminale deforestazione dell'Amazzonia, un dramma mondiale - i dati
06/11/20
La Regina degli Scacchi, una bella serie tv. Ma il romanzo è un'altra cosa.
Beth inizia a giocare quasi per caso, quando scopre nello scantinato della scuola, il vecchio e burbero custode giocare da solo davanti alla scacchiera al lume di una fioca lampada.
Come avviene per i colpi di fulmine della psiche descritti da James Hillman ne Il codice dell'anima, Beth si sente risucchiata da quello strano oggetto - la scacchiera - e dalla dinamica misteriosa del gioco. Impara in breve tempo, in breve tempo il suo cervello comincia a concentrarsi unicamente su quello. Riesce a battere in poco tempo il suo maestro, poi vola rapidamente sempre più alto, imparando da un manuale trafugato i rudimenti del millenario gioco.
Una volta adottata dalla stramba signora Withley e dal suo pessimo marito, Beth comincia a giocare ad alto livello: torneo dopo torneo, anche i media cominciano ad accorgersi di lei e negli anni '60-'70 in cui il libro è ambientato, Beth finisce addirittura per diventare - a soli sedici anni - l'orgoglio della nazione americana che ha finalmente un grande maestro da opporre agli invincibili dominatori sovietici.
Il pregio di questo meraviglioso libro è soprattutto nello stile e nella narrazione trasparente, sospesa ed essenziale che ricorda un altro capolavoro coevo, Stoner di John Williams, da poco riscoperto e diventato un caso editoriale mondiale.
Non ha cadute, non ha pause, e tutto procede come un treno senza fermate fino alla fine. Beth è un commovente, vivo personaggio, che resta nel cuore di ogni lettore. Tevis riesce a mantenersi così neutro da evitare ogni smaccata empatia, ogni partecipazione eccessiva con il suo personaggio, che vive di vita propria e non ha bisogno di nessuna sovrastruttura, di nessuna costruzione narrativa.
Così anche il lettore è costretto ad osservarla, senza "tifare": per molte e molte pagine il lettore non sa anzi se sperare che Beth vinca o perda. E' chiaro che vincere per lei, e vincere fino alla fine, trionfando nella partita finale contro il campione del mondo russo Borgov sarebbe l'apoteosi di un riscatto esistenziale. Ma dietro questo successo si nascondono anche molte ombre e gli scacchi - come l'insegnamento universitario per Stoner - sono anche un modo per Beth per eludere la vita, per non affrontarla veramente, per attenuarne le feroci sofferenze.
Il fatto però che la ragazza sopravviva così strenuamente alla autodistruzione è plausibile e catartico. E' una lezione anzi, che oggi sembra più che mai importante.
Anche i personaggi di contorno sono fenomenali: l'amica di orfanotrofio Jolene, la madre adottiva, così fragile e vera, la signora Withley, il Signor Schaibel, il custode, e lo stesso Benny, ragazzo prodigio come Beth e come lui autisticamente isolato dal mondo.
Un romanzo veramente perfetto dunque, praticamente impossibile da trasporre nella fiction senza tradirne il nucleo originario:
Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia - 13
05/11/20
Le strade del cuore di Gigi Proietti a Roma, la sua Roma.
Una città che e' tutto il mondo. Gigi Proietti, figlio della capitale e del teatro, a cui la città oggi ha tributato l'ultimo saluto, veva quel senso della romanità che mischia e rigenera, unisce e riassume tenendo insieme il verso piu' aulico e la battuta fulminante.
03/11/20
Libro del Giorno: "Le cose dell'amore" di Umberto Galimberti
Quando dico “ti amo” che cosa sto dicendo di preciso? E soprattutto, chi parla? Il mio desiderio, la mia idealizzazione, la mia dipendenza, il mio eccesso, la mia follia? Non c’è parola più equivoca di “amore” e più intrecciata a tutte quelle altre parole che, per la logica, sono la sua negazione.
Tutti, chi più chi meno, abbiamo fatto esperienza che l’amore si nutre di novità, mistero e pericolo e ha come suoi nemici il tempo, la quotidianità e la familiarità. Nasce dall’idealizzazione della persona amata di cui ci innamoriamo per un incantesimo della fantasia, ma poi il tempo, che gioca a favore della realtà, produce il disincanto e tramuta l’amore in un affetto privo di passione o nell’amarezza della disillusione.
Qui Freud ci pone una domanda: “Quanta felicità barattiamo in cambio della sicurezza?”.
Umberto Galimberti ci consegna un volume in cui l’acutezza del pensiero penetra i meandri del sentimento e del desiderio, registrando i mutamenti intervenuti nelle dinamiche dell’attrazione, nel patto con l’amato/a, nei percorsi del piacere (dall’onanismo alla perversione). Sullo sfondo si muove, come un fantasma, continuamente evocato e rimosso, quello che propriamente o impropriamente gli uomini non smettono di chiamare amore.
In 19 capitoletti di poche pagine - originariamente articoli apparsi su La Repubblica - densissime, la parola amore viene declinata con parole-corrispettivo, in un range che ne scandaglia ogni risvolto: Trascendenza; Sacralità; Sessualità; Perversione; Solitudine; Denaro; Desiderio; Idealizzazione; Seduzione; Pudore; Gelosia; Tradimento; Odio; Passione; Immedesimazione; Possesso; Matrimonio, Linguaggio; Folli
Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (12)
Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (12)
02/11/20
E' morto Gigi Proietti - Perché è stato grande e lascia un vuoto non colmabile
Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia - 11
Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (11)
01/11/20
Poesia della Domenica - "Incontro" di Karen Blixen
Incontro
Ah, quando sei lontano e nessuno
più nomina il tuo nome –
quando ovunque mi rechi sento
cupo e gelido un vuoto –
comincio a credere che tu sia solo un sogno
nato dalle brame della mia mente,
e a questo sogno ho dato vita e nome
e in ultimo il tuo aspetto –
– ma quando poi ti vedo e posso
sentire ancora le tue forti parole,
e posarti ancora il capo sulla spalla –
ascoltare ancora il suono della tua voce –
allora so che il resto è solo notte,
malvagi sogni che presto scorderò,
so che tu mi porti nella luce
e che in te dimorano la vita e il giorno
Tratto da:
Mondadori, 2001 (traduzione B.Berni)