15/08/15
Sonetto della valle meravigliosa (2) - Dar il fauno.
Sonetto della valle meravigliosa
2. Dar il fauno.
Una falce, un demonio, un presentimento
Dar il fauno correva scendendo dal monte
solo il suono lo portava al suo felice tormento
i cristalli, le acque il mondo rude com'era
il legno le scintille le guglie le stelle
mai due volte la stessa via, la stessa sera
sono quello che colma, il sole all'orizzonte
la luna che sorge e accarezza la pelle.
Fabrizio Falconi-© riproduzione riservata 2015
foto dell'autore
14/08/15
Sonetto della valle meravigliosa (1) - Heloisa
Sonetto della valle meravigliosa
1. Heloisa
Circondata da sé non vedeva più il mondo
Heloisa discese la valle senza l'ombra di una luna
solo la rovina la portava in tondo
il silenzio l'avvolgeva la paura e l'orgoglio
i monti dell'abbandono da cui proveniva
senza una vita, senza un germoglio
sono io, disse nel vuoto, sono nessuna
l'eco derelitto i suoi dolori leniva.
Fabrizio Falconi-© riproduzione riservata 2015
13/08/15
La vita di Sviatoslav Richter in un nuovo libro, appena uscito.
Esce finalmente in Italia, 17 anni dopo la sua pubblicazione
in Francia, l'autobiografia di Sviatoslav Richter, uno dei piu'
grandi pianisti di tutti i tempi, la cui figura e' sempre stata
avvolta dal mistero e poco conosciuta nella sua eccezionale
dimensione artistica e umana.
Richter, uomo schivo e
insofferente a qualsiasi forma di esibizione e potere - nato in
Russia nel 1915 (oggi Ucraina) da genitori russi (e nonno
tedesco) e morto a Mosca nel 1997 - benché allergico al regime,
fu eletto anche "artista del popolo sovietico".
Fu lui a volere Bruno Monsaingeon, violinista, regista e
scrittore (classe 1943), per scrivere la sua biografia dal
sapore autobiografico: "Scritti e conversazioni", il titolo delvolume uscito ora, nel centenario della nascita del pianista,presso il Saggiatore (579 pagine, 39 euro).
E' il racconto,
affidato al microfono di Monsaingeon, della sua vita e della
carriera di un genio che sfugge a qualsiasi catalogazione:
dall'infanzia alla formazione musicale, dai maestri avuti alla
lunghissima galleria di compositori di cui fu interprete e amico
(esegui' le prime assolute di opere di Sciostakovic e Prokoviev).
Con grazia e umiltà, l'autore - cui riusci' poi anche di fare
un documentario sul pianista (di lui altri film su grandi della
musica come David Oistrach, Glen Gould, Yehudi Menuhin) - offre
un ritratto vibrante e vicinissimo di Richter che si legge con
la leggerezza di un romanzo.
Ne emerge un uomo, e un artista,
non assimilabile ad alcun modello, un fuoriclasse solitario e
controcorrente, umanissimo e 'innocente' nelle sue scelte e nel
suo approccio musicale.
Di tanti artisti famosi del suo tempo,
si può sentire, dalla sua voce, un giudizio stupefacente non
solo di natura strettamente musicale, ma umana.
Ad esempio
quando Richter dice che non avrebbe mai potuto - nonostante lo
avesse fatto - fare il direttore d'orchestra perchè per farlo
bisogna amare il potere.
E lui, l'artista silenzioso, il potere
lo rifuggiva. Il suo direttore preferito era comunque Carlos
Kleiber.
Il libro, corredato anche da belle foto scattate in un arco
di decenni accanto agli artisti, e nei teatri, di mezzo mondo, e'
diviso in due parti: la prima e' la biografia, la seconda sono i
taccuini dove Richter, in forma sintetica di diario, annotava
meticolosamente ricordi e impressioni di concerti e incontri
fatti.
Una miniera di appunti e giudizi di un grande musicista
anticonformista, dotato di straordinaria sensibilità, nonche' di
impressionante cultura e memoria.
Dietro al libro, come si
evince dall'introduzione di Monsaingeon, c'e' peraltro la mano
discreta di un angelo custode che ha accompagnato Richter negli
ultimi cinque anni della sua vita, l'assistente Milena Borromeo,
che tuttora gestisce il suo lascito artistico e che nel 2000
passo' alla Scala come assistente del direttore musicale Riccardo
Muti, per il quale peraltro tuttora lavora.
SVJATOSLAV RICHTER, BRUNO MONSAINGEON: 'SCRITTI E CONVERSAZIONI' (IL SAGGIATORE, pp. 579 - 39 euro)
fonte: Flaminia Bussotti per ANSA/ Libro del giorno: Richter, Scritti e conversazioni Esce in Italia la biografia del grande pianista russo.
12/08/15
Torna Twin Peaks, David Lynch e Mark Frost al lavoro !
Per qualcuno, e io sono tra questi, Twin Peaks è davvero l'inizio di tutta l'epopea della moderna serialità tv di alta qualità che rappresenta la vera novità nel linguaggio culturale dei primi anni 2000.
Farà dunque piacere ai molti appassionati di allora - e agli appassionati alle serie di oggi - questa notizia:
Partiranno a settembre le riprese del
sequel di Twin Peaks, thriller cult della Abc del 1990-91, che
andrà in onda su Showtime.
In pista entrambi i co-creatori della
serie, David Lynch e Mark Frost, dopo il momentaneo addio al
progetto da parte del regista, annunciato ad aprile via twitter
con grande sconforto dei fan.
Lo ha spiegato il presidente del
gruppo Showtime, David Nevins.
Lynch e Frost stanno scrivendo la nuova stagione, la terza, e
lo stesso Lynch dirigerà tutti gli episodi.
"Non ho mai avuto
dubbi sul fatto che gli avremmo fatto cambiare idea", ha
commentato Nevins parlando del momentaneo forfait del regista.
Superato l'intoppo relativo al numero degli episodi - "saranno
piu' di nove", ha spiegato Nevins, senza specificare quanti - nel
cast "ci saranno molti dei personaggi che il pubblico aspetta,
ma anche sorprese".
Resta ancora un mistero la messa in onda,
attesa comunque nel 2016.
11/08/15
Mia Venerata - Le lettere d'amore di Nietzsche. Un piccolo, prezioso libro.
Nei quattro capitoli di questo piccolo, prezioso libro, c'è una selezione di lettere testimonianti i tristi tentativi da parte del grande filosofo di avvicinare e trattenere a sé una compagna per la vita, se non, come dichiara lui stesso, "una persona che valga la pena venerare."
La cura di Matteo Anastasio, il libro prende le mosse dal 1876, quando Nietzsche, all'età di 32 anni, docente di lingua e letteratura greca all'Università di Basilea, ancora scapolo, si trova ad avanzare un'ardita promessa di matrimonio a una giovane russa ventitreenne, Mathilde Trampedach, presentatagli soltanto due giorni prima dal direttore d'orchestra Hugo von Senger.
La proposta di matrimonio verrà, naturalmente, rifiutata.
Nell'estate seguente, a Bayreuth, Nietzsche fa la conoscenza di un'incantevole cantante, anch'essa russa, Louise Ott, Il filosofo scopre però che la donna è già sposata e ha un figlio. La rigidità del filosofo, la sua goffaggine impediranno che la bella biondina diventi se non la sua compagna, almeno la sua amante.
Sei anni dopo, nel salotto romano di Makwida von Meysenburg, Nietzsche incontra Lou Salomé, figlia di un generale russo, in viaggio in Europa con la madre. Inizia quel celebre triangolo casto con il filosofo e amico di Nietzsche, Paul Rée, che durerà diversi mesi fino ad una drammatica rottura, quando la Salomé - destinataria di lettere al vetriolo, abbozzi sovente mai spediti - inizia a frequentare il circolo Wagneriano, considerato da Nietzsche come un vero tradimento morale.
Chiudono il libro i folli biglietti spediti da Nietzsche, ormai alla vigilia del suo cupio dissolvi, a Cosima Wagner, figlia del pianista Franz Lizst e moglie del compositore Richard Wagner. Una esplicita tensione amorosa per la donna, che erompe inaspettatamente e che viene ricambiata da una sprezzante indifferenza.
I dolori amorosi di Nietzsche sono dunque qui riuniti a corredo della parabola di vita dell'uomo che incendiò la filosofia.
E anche queste bizzare, insolenti, risentite, appassionate lettere mettono in luce la grandezza di un pensiero eretico, mai del tutto compreso, soprattutto dai suoi contemporanei.
02/08/15
Partire è un po' morire - di Edmond Harancourt
Partire è un po' morire
è morire a ciò che si ama
Lasciamo un po' di noi stessi
in ogni luogo ad ogni istante.
E' sempre il lutto di un voto,
l'ultimo verso di un poema;
Partire è un po' morire
E si parte, come per un gioco
E fino all'addio supremo
è l'anima che l'ha seminato
che l'ha seminato ad ogni addio
Partire è un po' morire.
Rondel de l'adieu
Partir, c'est mourir un peu,
C'est mourir à ce qu'on aime :
On laisse un peu de soi-même
En toute heure et dans tout lieu.
C'est toujours le deuil d'un vœu,
Le dernier vers d'un poème ;
Partir, c'est mourir un peu.
Et l'on part, et c'est un jeu,
Et jusqu'à l'adieu suprême
C'est son âme que l'on sème,
Que l'on sème à chaque adieu...
Partir, c'est mourir un peu.
Edmond Haraucourt, le Rondel de l'adieu, da 'Seul' (1890)
01/08/15
'Siccità' di Derek Walcott.
Siccità
Nel paese dove il pomeriggio è di ocra e tutto
è perennemente immobile nella calura con qualche rara
foglia riarsa che dondola insieme ai crotali dei gusci
secchi da una acacia che chiamano lingua di donna,
nel paese del pomeriggio dove i colli lontani
posano placidi nella foschia, ma più ancora nel centro
del paese del pomeriggio vedo il calor bruno della pelle
del mio primo amore – immobile, perfetto, inalterato –
e vedo lei che cammina, le mani bruciate dal sole
contro i mandorli di mare immobili, verso la
piccola baia dove nella memoria rimane ritta
sopra il pontile.. ed è lì che ho pensato
che fossimo immortali e che l’amore fossero le ali
ripiegate delle colombe, i remi in barca, l’acqua
che sciaborda sulla pietra che consuma
nel paese di ocra dove è pomeriggio.
Derek Walcott, pubblicata su New Yorker di novembre 2008.
(foto di Fabrizio Falconi)
31/07/15
Lord Byron a Roma - 22 giorni di fuoco ! (Una bellissima mostra).
C'è una interessantissima mostra, per chi resta in città, al Keats-Shelley Memorial House di Piazza di Spagna - ha aperto il 26 giugno scorso e durerà fino al 6 novembre prossimo - il delizioso museo Romano in Piazza di Spagna.
La mostra si intitola Lord Byron in the hand of Mary Shelley ed è dedicata alla figura di Lord Byron, forse il più famoso artista della sua epoca.
Figlio di un padre che non conobbe mai
e di una madre che lo asfissiò, ossessionandolo sia fisicamente che
psicologicamente, George Gordon Noel Byron, più conosciuto come Lord Byron,
nato a Londra nel 1788, divenne come è noto il più celebre poeta dei suoi
tempi. Non solo: la sua vita faticò
molto a dividersi dalla sua arte: Byron anzi fu in un certo senso il vero,
perfetto dandy. Chiacchieratissimo in
vita per i suoi scandali e per le sue continue eccentricità (come quando si
fece rinchiudere nella Cella del Tasso, a Ferrara o come quando attraversò a
nuoto lo stretto dei Dardanelli), Byron morì nel 1825 in Grecia, a Missolungi,
in seguito a una febbre reumatica contratta a Cefalonia, che degenerò in
meningite delirante. E proprio come
accade per le rockstars di oggi, la
sua morte divenne un evento, lasciando inconsolabili fans a lamentarne la dipartita.
Nella mostra romana si ripercorrono le tappe della vita di Byron con l'esposizione di importanti reperti come i manoscritti del canto VI di Don Juan e di Manfred, tra le opere più famose del poeta; l'anello di Byron e il suo celebre ritratto in abiti albanesi del pittore Thomas Phillips.
A Roma Byron arrivò nella primavera
del 1817, interrompendo un gaio soggiorno veneziano, proprio per realizzare il
sogno di vedere da vicino quella città che lo aveva sempre – da lontano –
ammaliato. Un medico infatti prescrisse al poeta di allontanarsi dall’umidità
veneziana, per guarire da un mal di petto.
Byron non se lo fece ripetere e colse
l’occasione per realizzare il suo sogno, attraversando l’Italia con il suo
corteo al seguito, una carrozza con i sedili reclinabili e una quantità enorme
di bagagli.
Giunto nella capitale, andò abitare
nella centralissima Piazza di Spagna, al numero 66, a pochissima distanza dalla casa-museo odierno dedicata a Keats e Shelley. E non aspettò nemmeno un
minuto per cominciare ad esplorare la città in sella al suo cavallo.
L’impressione che ne ricavò fu immediata e stordente: Sono incantato da Roma come lo sarei da una cappelliera di pizzi,
scrisse al suo editore John Murray, e di
Roma non vi dirò nulla: è indescrivibile. La guida qui vale più di ogni altro
libro. Ho passato tutta la giornata a cavallo…
Fabrizio Falconi - ©riproduzione riservata.
29/07/15
Il giorno più bello per incontrarti (di F.Falconi) - in versione ebook e Kindle.
La scena si apre su un funerale di provincia, in una giornata umida e afosa dell’autunno 1977.
Giovanni, il giovane italiano dal passato tormentato, è annegato in Spagna, vicino a Barcellona, e in quella chiesetta, per l’estremo saluto, sono riuniti i suoi cari: la madre, il cui volto impietrito dal dolore ricorda le contadine dipinte da Grant Wood, la moglie americana, Vivienne, dallo sguardo dolce e assente, il suo migliore amico, Alessandro - voce narrante di questo romanzo davvero intrigante - e pochi altri.
La mesta cerimonia viene interrotta dalle urla di un uomo sulla sessantina, sdentato e infuriato, che pretende una non meglio chiarita “restituzione”, brandisce un coltello e ferisce Alessandro.
É stato coinvolto da Giovanni in una truffa, si scoprirà poco dopo, e a sua volta derubato. Brandelli di un’esistenza oscura, come tante tessere scompagnate di un puzzle che stenta a prendere forma, saltano fuori a poco a poco dalle indagini della polizia, dagli appunti dello psichiatra che aveva in cura il giovane e dai ricordi di chi lo aveva conosciuto e frequentato.
Il quadro poi si complica ulteriormente quando Vivienne, quattordici anni dopo, riceve una strana cartolina anonima dall’Olanda, vergata con una calligrafia che sembra proprio quella di Giovanni.
Ad essa fanno seguito altri messaggi, sempre anonimi, provenienti da varie parti d’Europa. É un’altra ritorsione, una messa in scena crudele, o davvero Giovanni è ancora vivo ?
Sarà Alessandro ad annodare i fili dell’enigma e a mettere il punto finale a questa storia dalla tensione sottile e vibrante.
Continua a leggere la recensione del Secolo XIX QUI.http://www.fazieditore.it/Recensioni.aspx?libro=53
Il giorno più bello per incontrarti di Fabrizio Falconi in versione ebook qui e formato Kindle qui, Fazi Editore, a 4.99 euro.
28/07/15
Cieli come questo (di F.Falconi) - In formato Kindle.
Ha condannato il proprio sogno prima che fossero cadute tutte le foglie
Ho scelto questa frase di Elias Canetti come epigrafe del mio romanzo -– perché rappresentava bene quello che succede spesso nelle nostre vite, e anche in Cieli come questo: due persone si incontrano, capiscono in modo spontaneo che c’è qualcosa che li lega, qualcosa di profondo – come se ci si conoscesse da sempre – ma non hanno il tempo e il modo ( e il coraggio ) di mettere in pratica questa conoscenza, di trasferirla dal piano dell’anima al piano della concretezza.
La protagonista di questa storia è Isabella, una donna che ha superato da poco i quaranta, borghese, con un matrimonio felice, un marito dirigente di un grande sindacato nazionale e una figlia quasi ventenne già autonoma, a cui piace viaggiare in compagnia delle sue amiche.
Il lago tranquillo della vita di Isabella si increspa improvvisamente, nel giro di pochi giorni e di alcune circostanze concomitanti: una gravidanza non voluta e subito spontaneamente abortita, una disavventura capitata alla figlia, in vacanza in Marocco, coinvolta in uno strano incidente, e soprattutto l’incontro con un ragazzo, uno studente di filosofia, Lorenzo.
Isabella si accorge, quasi per caso, di essere precipitata silenziosamente in una crisi intima, di valori e riferimenti.
Quando incrocia Lorenzo durante alcuni seminari, capisce, sente nel ragazzo qualcosa di speciale, una purezza, uno slancio ideale simile al suo. Inizia una prudente frequentazione, durante la quale, nonostante l'indubbia attrazione, Isabella non sembra avere il coraggio di andare fino in fondo.
Ma il marito si assenta, per andare a riprendere la figlia, e durante questa assenza, Isabella si confronterà duramente, profondamente con la sua crisi, dovrà attraversarla, obtorto collo e fino in fondo.
Cieli come questo vuole essere insomma un romanzo di ‘iniziazione’, nel quale la protagonista – una come noi – deve mettere in discussione ogni certezza e affrontare la vita, fuori delle piccole sicurezze che molto spesso proteggono dagli scossoni, evitando quel coinvolgimento profondo, quello scambio di anime, che è il vero succo – e forse il vero senso – della vita.
27/07/15
E' morto Sebastiano Vassalli.
Con
Sebastiano Vassalli, nato a Genova il 24 ottobre 1941 e morto
oggi a Casale Monferrato dopo una malattia tenuta riservata,
scompare uno dei nostri scrittori più interessanti che con la
propria opera, in gran parte basata su indagini storiche, non ha
fatto che indagare la natura e il carattere del nostro paese e
degli italiani, cui ha dedicato nel 2007 anche 12 storie
esemplari e molto critiche, raccolte col titolo 'L'italiano'.
Romanziere storico, ma alieno dal colore e dalla
ricostruzione d'ambiente romanzesca fine a se stessa, il suo
indagare, studiare e raccontare il passato, partendo dalle
invasioni barbariche per arrivare a Medioevo e Controriforma e
proseguendo sino ai nostri giorni con la Grande guerra, il
fascismo e i caldi anni '70, era un soffermarsi su momenti
simbolici e esplicativi del formarsi di un paese e dei suoi
abitanti, cercando di spiegarne umanità, psicologia, cultura e
risvolti storico-sociali, come uno scoprire radici che sono
ancora quelle che ci fanno essere quel che siamo oggi.
Due sono i titoli piu' fortunati, che esemplificano la sua
ricerca, "La notte della cometa" del 1984, omaggio e
ricostruzione della vita del suo "padre folle" il poeta puro
Dino Campana, uomo di passioni e tormenti, libero e perseguitato
da vicende sfortunate, e il romanzo "La chimera" che, vincendo
nel 1990 lo Strega, ne fa uno scrittore popolare con
l'avvincente storia e lo sfaccettato ritratto psicologico di una
ragazza cresciuta nel Seicento sotto il Monte Rosa, che per la
sua straordinaria bellezza attira gli interessi e, vista come
strega ammaliatrice, la persecuzione del clero controriformista
inquisitorio dell'epoca.
Aveva appena terminato un nuovo
romanzo, Io, Partenope, in uscita il 12 settembre.
Candidato quest'anno al Nobel per la letteratura
dall'Universita' di Goteborg e insignito del premio Campiello
alla carriera, che avrebbe dovuto ritirare a settembre,
Sebastiano Vassalli, nato a Genova 73 anni fa e che si diceva
abbandonato dalla famiglia, crebbe presso delle zie a Novara e
in quella zona e' rimasto poi a lavorare e vivere sino a oggi.
Laureatosi a Milano con Cesare Musatti e su una tesi su arte e
psicanalisi, aderi' giovane al Gruppo '63 e scrisse romanzi
sperimentali e trasgressivi come "Narcisso" e "Tempo di
massacro" fino a quando, nel 1983 pubblico' "Arkadia",
spietata analisi critica dei gruppi d'avanguardia di cui aveva
fatto parte.
Era l'epoca in cui stava lavorando su Dino Campana
("La notte della cometa" uscirà l'anno dopo) e si avvicina a
un altro modo di intendere l'artista e la letteratura che
racconta con scrittura partecipe e facendone qualcosa di
avventuroso e fascinoso.
Nel 1987 pubblica "L'oro del mondo" racconto autobiografico
tenero e sarcastico attraverso cui racconta il momento fondante
della nostra democrazia, quello tragico dell'uscita dal fascismo
e della Resistenza raccontata da chi non l'ha vissuta in prima
persona e dominata, ieri come oggi, dal malcostume e dal
trasformismo.
E' in questo romanzo che il bimbo chiede a uno zio
perché si viva: "Per la nostra memoria: e per che altro? -
spiego' - Per quelle poche pagliuzze di felicita' che rimangono in
fondo alla memoria, come l'oro sul fondo della ba'tea", che e'
per Vassalli quasi una dichiarazione di poetica.
Seguiranno cosi' i romanzi storici, storie sempre anche
complesse e umanamente avvincenti, da "La chimera" a "Marco e
Mattio" (un caso psichiatrico tra le Dolomiti a fine '700 e
inzio '800), da "Il cigno" (sullo scandalo del Banco di
Sicilia a fine '800) a "Stella avvelenata" (viaggio di un
chierico da Casale Monferrato a Parigi nel Quattrocento), sino a
"Le due chiese" del 2010 (ritratto di un paese di montagna
nell'Italia tra la Grande guerra e i nostri giorni) e "Terre
selvagge" del 2014 (sulle invasioni di Cimbri e Teutoni nella
pianura padana).
Einaudi, Interlinea e Rizzoli sono stati i suoi
editori.
Grande narratore di storie appassionanti, Vassalli fu anche
poeta e soprattutto saggista e pronto a intervenire (dalle
pagine spesso del Corriere della sera di cui era collaboratore)
sulla nostra realta' e le distorsioni del mondo culturale, visti
da lontano, dal suo luogo di vita ritirata che gli permetteva
uno sguardo non compromesso, lucido e libero, al di fuori di
ogni mondanita' e esibizione letteraria (ultimamente aveva
criticato la candidatura allo Strega della Ferrante).
Cosi' si
potrebbero citare molti altri suoi titoli, anche non di
narrativa, tra i quali vanno comunque ricordati "Sangue e
suolo" frutto di un'inchiesta in Alto Adige nel 1984, i cui
temi ha ripreso ora nell'ultimo libro pubblicato, "Il
confine", in cui rivede anche positivamente l'evoluzione di
quella situazione critica tra le due etnie italiana e austriaca.
26/07/15
La bellezza dell'istante. Di Emanuele Trevi.
Atlas Clock, Fifth Avenue, New York
Pubblico questo bellissimo intervento di Emanuele Trevi sul supplemento La Lettura del Corriere della Sera di domenica 19 luglio.
«Scheggia di tempo grande gemma». E ancora: «Ogni istante vale una gemma inestimabile». Sono i consigli che un insegnante di zen che si chiamava Takuan scrisse a un gran signore che si annoiava.
Si trovano in uno di quei rarissimi libri che in poche decine di pagine racchiudono, si può dire, tutto quello che c’è da sapere: le 101 storie zen, raccolte nel 1957 da Nyogen Senzaki e Paul Reps.
Un vero vangelo del transitorio e dell’impermanente.
È una sapienza antichissima che si traduce in racconti leggiadri, rapidissimi, illuminanti. Ma perché sia davvero una sapienza, poco importa che sia antichissima. E ancora di meno conta il fatto che venga studiata, appresa come una delle tante astrazioni dell’intelligenza.
Al limite, si potrà anche ignorare il concetto di «zen», che è solo una parola come un’altra.
L’essenziale è che qualcuno, questa sapienza, la sperimenti effettivamente, la viva in prima persona.
Più che trasmettere un’informazione, allora, un bravo maestro come Takuan intende scuotere l’uomo importante che si è rivolto a lui, costretto a starsene ore e ore impettito a ricevere l’omaggio dei suoi sottoposti, mentre i giorni gli sembrano sempre più lunghi, intollerabilmente.
Le complicazioni dell’etichetta giapponese hanno finito per traviare il suo spirito, e il maestro deve tentare di risvegliarlo da una cattiva illusione.
La verità, ricorda Takuan al potente signore, è che il tempo è prezioso, è come una gemma inestimabile, e non è mai più lungo di quello che deve essere.
Il segreto del suo valore sta proprio nel dileguarsi senza lasciare tracce. La nostra vita consiste di giorni, possiamo dire che vivendo non facciamo altro che passare da un giorno all’altro, ognuno ancora più effimero di una bolla di sapone. Se ci fosse il modo di conservarlo nel ghiaccio, un giorno, o di metterlo in una cassaforte, non sarebbe così inestimabile. «Scheggia di tempo grande gemma».
25/07/15
Fellini raccontato dal lettino - Ritratto di Ernst Bernhard di Filippo La Porta.
Ernst Bernhard
Sapete cosa univa Federico Fellini, Giorgio Manganelli, Adriano Olivetti, Natalia Ginzburg, Amelia Rosselli, Aldo Rosselli, Vittorio De Seta, Luciano Emmer, Cristina Campo, e perché hanno tutti frequentato, per periodi più o meno lunghi, via Gregoriana 12 a Roma ?
Sono stati pazienti di Ernst Bernhard, lo psichiatra ebreo berlinese che in fuga dai nazisti visse in Italia dal 1936 fino alla morte, nel 1965 (e con un breve internamento in un campo di prigionia fascista). Il suo studio era al sesto piano di Via Gregoriana 12, con le finestre spalancate sui tetti di Roma.
Comincia così un bellissimo articolo di Filippo La Porta, sul Messaggero del 15 luglio scorso che potete leggere interamente QUI.
La Porta traccia così il ritratto del celebre psichiatra Ernst Bernhard, amico di Jung (da cui però lo divideva un'ansia religiosa legata alla sua formazione hassidica, la fiducia in una provvidenza divina, la ricerca di un Dio nascosto), attraverso i suoi illustri pazienti, in particolare con Fellini che frequentò lo studio dello psichiatra dal 1960 al 1965, anni fondamentali della sua produzione artistica.
Bernhard era non solo psicanalista rigoroso, ma anche aperto all'esoterismo, alla lettura della mano, all'oroscopo e a ogni altro strumento diagnostico, fedele alla convinzione che tra il cielo e la terra ci sono molte più cose di quante ne possa immaginare la scienza.
Bernhard era anche uno studioso de I Ching, il libro sapienziale della tradizione cinese, e nella recensione La Porta ricorda il prezioso libro I Ching di Ernst Bernhard, a cura di Luciana Marinangeli, pubblicato dalle Edizioni La Lepre, che contiene un commento di Bernhard, insieme a lettere, testimonianze, conversazioni con l'allieva prediletta, Silvia Rosselli.
Una lettura da non mancare.
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23/07/15
La remora è un pesce (ma nessuno lo sa). Jung e l'Echeneis.
Echeneis è il nome latino di un pesce molto particolare.
Di esso racconta Plinio nella sua Historia Naturalis, in un passo ripreso da Jung, in Aion:
“La remora “ scrive Jung, “piccola per statura e grande per la potenza costringe le superbe fregate del mare a fermarsi: avventura che come ci racconta Plinio in modo interessante e ameno tocco ‘ ai nostri tempi’ alla quinquereme dell’imperatore Caligola.
Mentre questi ritornava dall’Astura ad Anzio, il pesciolino, lungo mezzo piede, si attaccò succhiando al timone della nave, provocandone l'arresto.
Tornato a Roma, dopo questo viaggio, Caligola venne assassinato dai suoi soldati.
L’ Echeneis“ continua Jung, “agì dunque come praesagium, come piscis auspicalis, rileva Plinio. Un tiro analogo esso lo giocò a Marc’Antonio, prima della battaglia navale contro Augusto, in cui dovette soccombere.
Plinio non finisce mai di stupirsi del potere dell’ Echeneis. La sua meraviglia impressionò evidentemente gli alchimisti al punto di indurli a identificare il ‘pesce rotondo del nostro mare’ con la Remora.
La Remora divenne così il simbolo dell’estremamente piccolo nella vastità dell’inconscio. Che ha un significato tanto fatale: esso è infatti il Sé, l’Atman, quello di cui si dice che è IL PIU’ PICCOLO DEL PICCOLO, PIU’ GRANDE DEL GRANDE."
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22/07/15
L'elogio dell'Ombra di Tanizaki. Un prezioso libro.
Un piccolo gioiello di sole novanta pagine, Libro d'ombra è un mormorante inno alla preziosità di tutto quello che non è in luce, a ciò che è in penombra, a quello che metaforicamente è segreto, non è dato di essere scoperto, dalla luce violenta del sole.
In questi giorni di dura canicola estiva, il libro di Jun'Ichiro Tanizaki (Bompiani 1995/2015, a cura di Giovanni Mariotti, traduzione di Atsuko Ricca Suga) offre conforto poetico e una lenta e pacifica meditazione.
Il titolo originale del libro è Elogio dell'Ombra. L'editore italiano non ha potuto sceglierlo perché esiste un famoso saggio poetico con lo stesso titolo, di cui abbiamo parlato qui nel blog.
E' un saggio sulla civiltà giapponese, e un elogio della cultura orientale, così in antitesi alla nostra. Se infatti in Occidente si è privilegiato e si continua a privilegiare sempre più il senso della vista (razionale, analitica, estetica), e tutto vuole essere illuminato (e pulito e asettico e formalmente compiuto), in Oriente tutto è stato funzionalmente costruito e adattato per curare l'ombra, per proteggere lo sguardo dalla dittatura della luce e privilegiare gli altri sensi.
Tanizaki passa in rassegna in brevi poetici capitoli i mobili e i sistemi di riscaldamento e illuminazione, i gabinetti e i ristoranti, le pietre preziose e le stoviglie, le ricette di cucina e i generi teatrali: tutto viene misurato dall'occhio e dalla sensibilità aumentata dell'osservatore. La vita è ancora più preziosa e fragile, ancora più densa e misteriosa.
In verità. non esistono né segreti, né misteri: tutto è magia nell'ombra, scrive Tanizaki.
Nel bizzarro mondo d'ombra (per esempio quello del Teatro no descritto negli ultimi capitoli, c'è un mondo di bellezza e di intrinseca oscurità.
Le case antiche giapponesi, le suppellettili di legno laccato scuro, fatte apposta per assorbire la luce, ogni angolo, ogni oggetto ha un suo posto, nella misericordia della penombra.
Fabrizio Falconi
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13/07/15
Orione (La predica del silenzio) di Fabrizio Falconi
Orione
Questa è la predica del silenzio,
si innalza senza volere
sui muri gialli d’agosto
sui pallidi sentieri liberi
del tempo benedetto liberato
ridiventa musica
inascoltata come l’acqua
nel fosso di campagna
al margine del disinteresse
delle autostrade.
Prima che il sole scenda
quando essere qui
ha il senso stesso della lenta
quercia che allunga
i rami nella calura,
si spargono le parole del silenzio:
come lampi lontani,
come bocche di mare senza navi
come occhi che si chiudono
da soli
perché innamorati del sonno.
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
12/07/15
Supplica collettiva al Maresciallo Pétain (1941) - La storia non insegna niente.
Supplica collettiva (195 firme ) inviata nel 1941 dagli abitanti di un paese francese al maresciallo Pétain, riportata da Léon Poliakov in Il nazismo e lo sterminio degli ebrei del 1955.
Noi sottoscritti, abitanti del capoluogo di cantone di Tournon-d'Agenais (Lot-et-Garonne) abbiamo l'onore di portare a vostra conoscenza i fatti seguenti.
La popolazione totale del nostro agglomerato è di 275 persone e ci viene annunciato il prossimo arrivo di 150 ebrei indesiderabili che dovranno abitare tra noi in residenza assegnata. Tutto ci porta a credere che tale informazione è esatta, poiché sono stati già trasportati letti e paglia nei nostri pubblici edifici.
Noi tutti, signor Maresciallo, siamo fortemente emozionati da questa prospettiva. L'invasione di 150 Ebrei indesiderabili presso 275 Francesi dal carattere tranquillo per eccellenza equivale a una vera e propria colonizzazione e noi temiamo che questi stranieri, grazie al loro numero, vengano a soppiantarci oltraggiosamente.
Secondo quanto ci è stato detto, sono degli indesiderabili quelli che noi dovremmo accogliere. Tali essi sono allo stesso titolo per tutti i Francesi e non potrebbero esserlo meno per noi e per le ragioni che vogliono sbarazzarsene. Centocinquanta indesiderabili possono, a rigore, passare quasi inavvertiti in mezzo a parecchie migliaia di abitanti. La loro presenza diventa intollerabile e degenera in vessazione, per una popolazione che è meno del doppio di loro e che per tale motivo si trova costretta a una promiscuità, per non dire a una coabitazione rivoltante...
Le questioni di igiene e di alimentazione occupano certamente un grandissimo posto tra le preoccupazioni della vostra amministrazione; nel nostro caso, esse vanno unite strettamente e intimamente con la questione morale, etnica e prettamente francese.
Noi siamo sicuri, signor Maresciallo, che vi sarà sufficiente conoscere la penosa e ingiusta prospettiva che ci minaccia, per risparmiarcene la dolorosa realizzazione... Se, nella vostra saggezza, voi riterrete che il bene superiore dello Stato esige da noi il sacrificio di sopportarli, non ci rassegneremo, non senza una incommensurabile amarezza; ma vi chiediamo se non vi sarebbe possibile attenuarci questo penoso contatto, alloggiandoli in un campo separato, presso una sorgente o presso un ruscello, dove tutte le questioni di sorveglianza, igiene e vettovagliamento potrebbero essere risolte vantaggiosamente per gli ospiti che la sventura ci ha imposto, sia per noi stessi.
11/07/15
Leonardo non era vegetariano : un nuovo libro.
Il volume "Leonardo non era vegetariano. Dalla lista della spesa di Leonardo alle ricette di Enrico Panero", di Maschietto Editore è una pubblicazione originale che fonde due elementi di ricerca e studio diversi fra loro e dedicati al genio da Vinci.
Il libro, la cui prefazione è a cura di Oscar Farinetti, fondatore e ideatore di Eataly, unisce testi e ricerche su Leonardo, su quanto ha detto, fatto, scritto in tema di cucina e alimentazione, a cura di Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato del Museo Ideale Leonardo da Vinci, a quindici nuove ricette di Enrico Panero, Chef del Ristorante Da Vinci di Eataly Firenze.
Enrico Panero ha immaginato le nuove ricette basandosi sulle liste della spesa di Leonardo, tratte da diversi documenti e codici vinciani.
Arricchiscono il volume, e lo completano, un saggio sul Cenacolo di Leonardo di Cristina Acidini, fra le massime conoscitrici al mondo dell'arte leonardiana, e per la parte food l'intervento del gastronauta Davide Paolini che conduce il lettore in un viaggio, anch'esso inedito e assai suggestivo, fra i luoghi e i sapori delle terre vinciane, e soffermandosi sulle nuove invenzioni di Enrico Panero.
Le ricette sono presentate da Annamaria Tossani e fotografate da Yari Marcelli.
Leonardo da Vinci fu grandissimo artista, scienziato, scopritore e inventore. Ma la sua passione e il suo genio si applicarono anche ai temi del cibo, della cucina, dell’alimentazione, tanto da poter ravvisare nei suoi contributi di più varia natura riferimenti importanti per la definizione della moderna cultura gastronomica e culinaria.
Maestro di feste, cerimonie e banchetti a Firenze, Milano e Amboise, Leonardo studiò le materie prime, inventò macchine e utensili per la loro lavorazione, ragionò sulle caratteristiche dei territori di produzione, codificò disciplinari di prodotti come l’olio, il pane e il vino, esplorò le proprietà degli alimenti in relazione alla salute del corpo, scrisse favole, ‘profezie’, indovinelli e rebus ispirati al tema del cibo, realizzò straordinari disegni di macchine innovative per la produzione.
E ovviamente il cibo è rappresentato in alcuni suoi dipinti, a partire dal Cenacolo milanese, che senza dubbio è la mensa più famosa del mondo.
Il libro è dunque un ritratto inedito del grande genio toscano – illustrato da opere, disegni e documenti leonardiani, compresi materiali inediti o poco noti – e allo stesso tempo un vero e proprio manuale di cucina contemporanea, con nuove ricette sfiziose con cui tutti si possono cimentare, illustrate fotograficamente in ogni fase di preparazione.
Le due anime del libro – storico/artistica e culinaria – sono armonizzate grazie agli interventi di Davide Paolini, che introduce le tappe di un viaggio tra i luoghi, le opere e i sapori di Leonardo e le invenzioni culinarie di Panero. La ricette sono introdotte dalle note di Annamaria Tossani, che collegano la cucina di Leonardo a quella del nostro tempo. Cristina Acidini, tra i massimi esperti mondiali di arte rinascimentale, racconta la poesia del Cenacolo più famoso del mondo.
In appendice, un glossario con gli ingredienti studiati da Leonardo e impiegati nelle ricette di Panero e una cronologia leonardiana.
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