Vorrei essere almeno la mano che
ti protegge - una cosa che non ho mai saputo fare con nessuno e con te
invece mi e' naturale come il respiro.
Cosi' Cesare Pavese si
rivolge, in una lettera del 21 ottobre 1945, a Bianca Garufi, la
futura scrittrice che all'epoca lavorava nella sede romana della
casa editrice Einaudi, di cui lo scrittore e poeta piemontese era
consulente.
E sempre a Bianca, amore non del tutto corrisposto, Pavese
in quell'autunno postbellico scriveva ancora:
Tu sei veramente una
fiamma che scalda ma bisogna proteggere dal vento. A volte non so se
un mio gesto tende a scaldarmi o a proteggerti. Anzi allora m'immagino
di fare le due cose insieme e questa e' tutta la mia e la tua
tenerezza come una cosa sola.
Si intitola
''Una bellissima coppia discorde'' il volume che per
la prima volta raccoglie integralmente
il carteggio tra Cesare Pavese
e Bianca Garufi (1945-1950), curato da Mariarosa Masoero e pubblicato
da Olschki editore (pagine 166, euro 20).
L'importanza di questo
volume consiste, oltre che nel valore letterario e documentario delle
lettere stesse,
nel fatto che si tratta della prima corrispondenza di
Pavese con una donna a vedere la luce.
Le lettere di Bianca Garufi, inedite, vanno dall'agosto del 1945
al gennaio del 1950, quelle di Cesare Pavese, solo in parte edite e
con omissis (tutti ora segnalati e integrati), dal settembre del 1945
al febbraio del 1950.
Il carteggio e' conservato nell'Archivio Pavese
del Centro internuniversitario per gli studi di letteratura italiana
in Piemonte ''Guido Gozzano - Cesare Pavese'' dell'Universita' di
Torino
Il carteggio da' conto, passo passo, del divenire del romanzo
''Fuoco grande'' (scritto a quattro mani, che sara' pubblicato,
firmato da entrambi, nel 1959, ossia nove anni dopo il suicidio dello
scrittore), all'inizio provvisoriamente intitolato ''Storia di Silvia
e collaterali'', e dei ''Dialoghi con Leucò'', fino a pubblicazione
avvenuta.
La corrispondenza viene inaugurata nell'agosto 1945 da Bianca,
in vacanza in Sicilia, e procede in modo irregolare e sorprendente
nell'autunno dello stesso anno (i due si vedono tutti i giorni nella
sede Einaudi di Roma e non avrebbero bisogno di scriversi): dalla
lettera che colma la distanza si passa, cioe', a quella che prosegue
il dialogo avviato di persona, lo chiarisce e lo integra, insiste sul
non detto o sul difficile da dirsi, mette a nudo pensieri ed emozioni.
''Ho cominciato a prendere coscienza che noi due,
per me, era qualcosa che esisteva'', confessa Bianca in una delle
prime lettere. Poi si afferma la novita' di un sentimento (''qualcosa
di piu' che la passione''), che invita a sperare che la loro
''storia'' non ''somigli alle altre che Cesare ha bruciato''.
Lo scrittore trova il coraggio per manifestare i suoi
sentimenti:
Tu sai che per me la tua presenza e' vera gioia. Tanto
una gioia che talvolta corro il rischio di dimenticare che magari
soffri. Ma vedi io non sono mai stato abituato a un contatto come il
nostro. Io ho sempre combattuto, in queste cose. Potrei dire che sono
tutto cicatrici e stanco.
Dopo ''le giornate dolci (troppo) della prima conoscenza -
l'idillio'', non v'e' ''ora posto per l'orgoglio e la vilta', per un
amore ''storto'': occorre essere chiari e decisi,
''guardare in
faccia'' la propria anima, scoprirsi ''agli antipodi'', accettarsi
nella diversita', ritrovarsi in un vero ''tra noi''.
Ma la strade del
loro rapporto e' in salita e Pavese rivela gia' il 25 novembre 1945 il
suo tormento:
Bianca, io ho capito che nome ha il mio male. Orgoglio
si chiama, e si puo' vincerlo. Io non sono sensuale non sono avaro non
sono altro che orgoglioso.
fonte Adnkronos