La peste
Non c’è posto,
ogni spazio è stato occupato,
ogni fondo di
pozzo, ogni bicchiere, ognuno
dei quanti,
degli eoni, delle faglie, dei corsi;
la natura
ritratta cerca scampo nell’indefinito,
nell’insito e
nel contrario: avvelenando i cuori
e i polmoni,
rinsavisce chiedendo ascolto.
Nelle trincee
assolate cadono le foglie dell’inverno,
il nemico è
ovunque e da nessuna parte, si sente
il suo richiamo
e poi svanisce insieme alla nebbia
la truppa è
stanca, il vento assente, i morti contano
se stessi e si
danno appuntamento altrove, dove
la
disattenzione non li fulmini come alberi nella radura,
tutto è venuto
in un tempo, tutto nel tempo tornerà
alla luce, come
una volta, come mai, come sempre.
Tornando a
casa, canteranno, e mille bicchieri berranno.
Fabrizio Falconi - inedita 2020
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.