Pietro Tripodo è un poeta ancora troppo poco conosciuto. Nato 1948, è nato e vissuto sempre a Roma fino alla sua tragica e prematura scomparsa nel 1999.
La critica oggi lo considera a ragione, uno dei massimi poeti del secondo Novecento, anche se la sua produzione è esigua, e notevole invece sua attività di traduttore.
La maggior parte della sua produzione poetica ha visto la luce negli anni Novanta del secolo scorso e molti dei suoi testi sono stati pubblicati su riviste quali Poesia di Nicola Crocetti e Altri argomenti.
Il suo libro di poesie, Altre visioni, fu pubblicato dalla casa editrice Rotundo, nel 1991, nella collana diretta da Arnaldo Colasanti; ma nel 2007 la raccolta è stata meritoriamente ripubblicata, a cura di Raffaele Manica, con Donzelli, insieme al secondo volume di poesie di Tripodo, Vampe del tempo, la cui prima edizione era stata pubblicata nel 1998 dalle Edizioni Il Bulino.
Tra i lavori di traduzione di Tripodo, una versione latina de Le Cimetière marin di Paul Valéry, una versione italiana di Rusticus, di Angelo Poliziano oltre a edizioni e traduzioni di Georg Trakl, Callimaco, Catullo, Shakespeare e di Arnaut Daniel.
Ma questo volume è particolarmente prezioso perché oltre che per la introduzione e per la cura meticolosa e ricchissima di Raffaele Manica, per l'avvicinamento dei due momenti della poetica di Tripodo, quella colta, forbita e piena di rimandi classicisti di Altre Visioni (del 1991) e quella di Vampe del tempo, di sette anni più tardi, con versi ancora più laceranti, definitivi, in cui i volti e i sentimenti - specie quello della mancanza - si alternano, nell'allineamento atipico (quasi in forma di prosa) della pagina - alle descrizioni estatiche e febbrili della natura.
Vi si leggono versi preziosi e per molti versi non dimenticabili:
dalle mie lacrime prendi congedo, anima, con la testarda tristezza di lei che vuol tenermi lontano e con la sua solitudine che è forte e resiste.Vi si leggono versi preziosi e per molti versi non dimenticabili:
Ti amo anche ora che non provo più dolore.
Volto che trasmigra negli anni dei nostri cari, nostra stessa materia, trasmigra e avverte o consola.
(Vampe del tempo)
purpurei addii l'autunno distilla
Ferma nel bosco è l'ombra degli amori
(Altre visioni)
Quella di Pietro Tripodo era davvero - e lo è ancora - una voce angelica che canta un canto eversivo rispetto a quella slavina della parola che ha divorato il linguaggio contemporaneo.
E' oro per le nostre orecchie e per i nostri, affaticati, sensi.
Fabrizio Falconi
Pietro Tripodo
Altre Visioni
A cura di Raffaele Manica
Roma 2007 Donzelli
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