La Madonna dei Palafrenieri esposta nella collezione permanente della Galleria Borghese a Roma, fu dipinta da Michelangelo Merisi, il Caravaggio, alla fine del suo lungo periodo romano durato undici
anni, dal 1595 al 1606, e più precisamente tra il 1605 al 1606.
Ricapitolo ciò che stava succedendo in quei 12 mesi nella turbolenta
vita del più geniale pittore della sua epoca, e forse di tutti i
tempi.
Alla fine del 1605 Caravaggio era stato costretto a fuggire a Genova
per circa tre settimane, dopo aver ferito gravemente a Roma un notaio,
Pasqualone d'Accumulo, a causa di una donna: Lena, l'amante di
Caravaggio.
L'intervento dei protettori dell'artista riuscì ad
insabbiare l'accaduto anche se, al ritorno a Roma, il pittore venne
querelato da Prudenzia Bruni, sua padrona di casa, per non aver pagato
l'affitto; per ripicca, Merisi prese nottetempo a sassate la sua
finestra.
Il fatto più grave però si svolse a Campo Marzio, la sera
del 28 maggio 1606: l'artista si macchiò dell'omicidio di Ranuccio
Tommasoni da Terni.
A causa di una discussione causata da un fallo nel gioco della
pallacorda, il pittore venne ferito e, a sua volta,ferì mortalmente il
rivale, con il quale aveva avuto già delle discussioni in precedenza
spesso sfociate in risse. Anche questa volta c'era di mezzo una donna,
Fillide Melandroni, le cui grazie erano contese da entrambi.
Probabilmente dietro l'assassinio di Ranuccio c'erano anche questioni
economiche, forse qualche debito di gioco non pagato dal pittore, o
addirittura politiche: la famiglia Tommasoni infatti era notoriamente
filo-spagnola, mentre Michelangelo Merisi era un protetto
dell'ambasciatore di Francia.
Il verdetto del processo per il delitto di Campo Marzio, fu
severissimo: Caravaggio venne condannato alla decapitazione, che
poteva esser eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per la
strada.
In seguito alla condanna, nei dipinti dell'artista lombardo
cominciarono ossessivamente a comparire personaggi giustiziati con la
testa mozzata, dove il suo macabro autoritratto prendeva spesso il
posto del condannato.
La permanenza nella città eterna non era più possibile: ad aiutare
Caravaggio a fuggire da Roma fu il principe Filippo Colonna, che gli
offrì asilo all'interno di uno dei suoi feudi laziali di Palestrina e
Zagarolo.
Il nobile romano mise in atto una serie di depistaggi, grazie anche
agli altri componenti della sua famiglia che testimoniarono la
presenza del pittore in altre città italiane, facendo così perdere le
tracce del famoso artista.
Bene, in questo periodo di così stretta vicinanza con il male e con la
Morte, Caravaggio dipinge questa Madonna dei Palafrenieri,
commissionata dalla Confraternita dei Palafrenieri, la cui Chiesa si
trovava e si trova, all'interno delle Mura Vaticane, Sant'Anna dei Palafrenieri.
Caravaggio realizza un altro capolavoro, come gli altri avanti di
qualche secolo ai gusti dei suoi committenti, che si scandalizzano per
la nudità del bambino - ritenuto troppo grande per essere mostrato
nudo - rifiutano il dipinto.
Lo acquista il lungimirante Cardinale
Scipione Borghese per 100 scudi, e la mette in bella mostra nella sua
splendida Galleria Borghese, dove è ammirabile per fortuna anche
oggi.
Qual è il mistero di questo quadro ?
Qual è il senso spirituale che trasmette ?
Questa tela raffigura come e forse meglio di un trattato
di teologia, il problema del Male nella nostra vita.
La scena è immersa in un buio pressoché totale (la nostra esistenza
qui, ora ?), squarciato solo da una botola di luce in alto (una
possibilità di salvezza ? che è in alto ?).
Il Male si presenta strisciante, insidioso, viscido, insinuante, nelle
forme di un serpente.
Non è proprio così che ci conviviamo noi, con il male ?
Un male che non sempre vediamo - anzi quasi mai - ma che ci è vicino,
prossimo, e che striscia proprio in mezzo alle nostre gambe.
Anna, la figura a destra, siamo noi.
Le mani giunte, l'espressione leggermente disgustata, contempliamo il
male con un insieme di orrore e di disgusto, ma senza riuscire a
prenderne realmente le distanze.
Guardando meglio, anzi, si potrebbe dire, che lo sguardo di Anna è
anche un po' affascinato da quella serpe: la bocca dischiusa, lo
guarda attonita, ma anche - sembrerebbe - con una certa
partecipazione.
La protagonista del dipinto è Maria.
E' una donna popolare, dallo sguardo fiero e dalla bellezza
prepotente.
L'espressione del suo viso è perentoria.
E' lei a decidere, è lei a operare.
E' lei che sa come fare.
Prende il bambino sotto le ascelle, lo sostiene, lo indirizza, lo
dirige.
E' poi lei a spingere il suo piede sulla testa del serpente per
schiacciarlo.
Ma il bambino è chiamato a imitarla. A poggiare il piede sopra il suo.
A imparare come si fa.
E per schiacciare il male bisogna guardarlo bene, guardare bene.
Prendere le misure.
Maria, non il bambino.
Questo, teologicamente, ha le sue ragioni.
Non direttamente a Gesù, che è
Dio, ma è oggetto - proprio perché Dio - delle
lusinghe del Maligno, come sappiamo anche dalle letture evangeliche, e
da ciò che avviene nei trenta giorni nel Deserto.
Maria no, Maria è inattaccabile.
Il male non le si avvicina, non la sfiora, perché lei è purezza
perfetta, è forza perfetta, è bellezza perfetta: il male, cioè il
diavolo, la rifugge: è una immagine troppo chiara, troppo rilucente.
Pensiamo al peccato di orgoglio.
Maria non ci viene mai manifestata neanche prossima a
questo peccato.
Gesù, invece, ne appare - in alcuni punti della sua predicazione, in
certe sue parole molto forti, in certi suoi gesti assoluti come la
cacciata dei mercati del Tempio - potenzialmente prossimo.
Perché Lui
E' Dio, e come Dio avrebbe anche il pieno diritto di essere orgoglioso
di essere Dio.
E' dunque da Maria che arriva il gesto salvifico.
E' lei - è la parte di noi che Maria rappresenta: la bellezza, la
purezza, la forza, la fermezza di chi sa convertirsi, di chi fa parte
del mondo, conosce il mondo, ma in qualche modo ne è ormai 'al di
sopra' - a sapere cosa fare.
Di fronte al male, di fronte al buio.
E' lei ad accendere il quadro di una luce intangibile.
Forse perfino eterna.
Fabrizio Falconi
Grazie, una meravigliosa esegesi!
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