E' con ogni probabilita' la scoperta del secolo quella di una filologa italiana nella biblioteca di Monaco di Baviera, annunciata ieri dalla stessa Bayerische Staatsbibliothek. Nel pomeriggio dello scorso 5 aprile, Giovedi' santo, studiando un codice bizantino dell'xi secolo, il Monacense greco 314, Marina Molin Pradel si e' infatti accorta che alcune omelie sui Salmi in esso contenute corrispondevano a quelle di Origene tradotte in latino da Rufino all'inizio del V secolo. E' quanto sottolinea l'Osservatore Romano.
''E subito dopo Pasqua, estendendo i controlli sul manoscritto,
la studiosa e' arrivata alla conclusione che tutte le 29 omelie
contenute nel codice, finora inedite, sono del grande intellettuale
cristiano. Nella prima meta' del III secolo Origene aveva dettato sul
Salterio una serie imponente di opere che hanno presto avuto un
influsso decisivo sull'esegesi biblica sia greca sia latina. Ma
proprio la loro estensione, oltre alla condanna del 553, ne spiega la
quasi totale perdita, gia' in epoca antica. E' di ieri -prosegue il
quotidiano della Santa Sede- la notizia della scoperta del testo
originale di una grande raccolta di omelie di Origene nel manoscritto
Monacense greco 314, del secolo XI, conservato nella Bayerische
Staatsbibliothek. Le omelie non recano il nome dell'autore,
evidentemente a causa della damnatio memoriae in cui incorse il grande
alessandrino a causa delle condanna ufficiale impartita ai suoi danni
dal concilio ecumenico costantinopolitano del 553''.
La scoperta ''si deve all'intuito e all'acribia della
ricercatrice italiana Marina Molin Pradel la quale, incaricata di
lavorare al catalogo dei manoscritti della biblioteca, imbattutasi nel
codice, ha identificato il suo contenuto come sicuramente origeniano,
sulla base soprattutto del confronto delle omelie sul salmo 36, ivi
contenute, con la traduzione latina in nostro possesso, eseguita
agl'inizi del V secolo da Rufino di Aquileia''.
''E' di ieri la
notizia della scoperta del testo originale di una grande
raccolta di omelie di Origene nel manoscritto Monacense greco
314, del secolo XI, conservato nella Bayerische
Staatsbibliothek'', scrive sull'Osservatore Romano lo storico
del Cristianesimo Manlio Simonetti. Le omelie non recano il nome
dell'autore, evidentemente a causa della 'damnatio memoriae' in
cui incorse il grande alessandrino a causa delle condanna
ufficiale impartita ai suoi danni dal concilio ecumenico di
Costantinopoli del 553.
''La scoperta - spiega Simonetti - si deve all'intuito e
all'acribia della ricercatrice italiana Marina Molin Pradel la
quale, incaricata di lavorare al catalogo dei manoscritti della
biblioteca, imbattutasi nel codice, ha identificato il suo
contenuto come sicuramente origeniano, sulla base soprattutto
del confronto delle omelie sul salmo 36, ivi contenute, con la
traduzione latina in nostro possesso, eseguita agl'inizi del V
secolo da Rufino di Aquileia''.
E la ''grandissima importanza''
della scoperta ''sta nel fatto che dell'immensa opera
soprattutto esegetica di Origene, a causa della condanna, molto
e' andato perduto, e di quanto si e' salvato solo relativamente
poco e' giunto a noi nella lingua originale e molto di piu',
invece, in traduzione latina, dato che in Occidente, nonostante
la condanna, si continuo' a leggere e utilizzare gli scritti
origeniani tradotti durante tutto il Medioevo''.
In particolare, dei cicli di omelie predicate da Origene
negli anni intorno al 240 nella Chiesa di Cesarea di Palestina
solo di alcune su Geremia conoscevamo l'originale greco, a
fronte di raccolte su Genesi, Numeri e altri libri biblici
conosciute solo in traduzione latina. ''Particolarmente grave -
sottolinea ancora Simonetti - era la perdita di tutta la grande
opera d'interpretazione dei Salmi sia in omelie sia in
commentari, a eccezione di poche omelie tradotte in latino, in
quanto a suo tempo essa fu considerata l''opus maximum' del
grande esegeta sia quanto alla mole degli scritti sia per
l'eccellenza dell'interpretazione. Oggi finalmente siamo in
grado di colmare almeno in parte la grave lacuna''.
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