Devo dire che mi ha fatto molto piacere sentire dalla bocca del cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, a margine di un incontro con la stampa, a Mestre, queste parole, quando un intervistatore gli ha chiesto di commentare l'attuale sconvolgente crisi economica:
"Come invita il messaggio cristiano, bisogna avere sempre una coscienza chiara, capace, anche quando e' il caso e in forma misurata, dI denunciare le contraddizioni di cio' che non va. Adesso e' molto importante, realmente, nel senso nobile del termine, che le regole del mondo della finanza vengano riscritte, come mi pare si sta tentando di fare. E mi sembra che il criterio di fondo per riscrivere queste regole sia quello di non dimenticare, come si e' dimenticato, che il valore numero uno, anche nell'intrapresa finanziaria, ha da essere la persona e la persona in relazione a cui bisogna subordinare il resto".
Mi dispiace soltanto che parole di questo tono si siano sentite raramente - anche in ambito di gerarchie cattoliche - negli anni in cui tutto è stato sacrificato alla logica del profitto e del mercato, in occidente, con i risultati che tutti ormai abbiamo sotto gli occhi. Eppure, per un cristiano non dovrebbe essere difficile, anche soltanto aprendo i Vangeli, sapere che senso abbia la ricchezza materiale, di beni e di denaro, su questa Terra. Come sappiamo, Gesù è l’antitesi di Satana: alla bramosia dei beni materiali e del potere sulla natura e sull’uomo, Gesù sceglie come valore supremo “l’essere”. Gesù compie questa scelta nel deserto, dove non ci sono comodità né ricchezze, ma solo le cose strettamente necessarie alla sopravvivenza.
Mi dispiace soltanto che parole di questo tono si siano sentite raramente - anche in ambito di gerarchie cattoliche - negli anni in cui tutto è stato sacrificato alla logica del profitto e del mercato, in occidente, con i risultati che tutti ormai abbiamo sotto gli occhi. Eppure, per un cristiano non dovrebbe essere difficile, anche soltanto aprendo i Vangeli, sapere che senso abbia la ricchezza materiale, di beni e di denaro, su questa Terra. Come sappiamo, Gesù è l’antitesi di Satana: alla bramosia dei beni materiali e del potere sulla natura e sull’uomo, Gesù sceglie come valore supremo “l’essere”. Gesù compie questa scelta nel deserto, dove non ci sono comodità né ricchezze, ma solo le cose strettamente necessarie alla sopravvivenza.
Di qui la sua scelta a una vita povera, itinerante e senza sicurezze, tanto da definirsi come “uno che non ha dove posare il capo” (Lc 9,58).Egli vive per primo e in pienezza quanto insegnerà: “... che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?” (Lc 9,25). Il suo distacco dalle ricchezze è totale, radicale. Egli “cerca innanzitutto il regno di Dio e la sua giustizia” e “liberamente” sceglie una vita che gli permette di appartenere totalmente alla sua missione e di testimoniare tutta la sua fiducia nel Padre.
Egli guarda gli uccelli del cielo e i gigli del campo: sa di valere più di loro, per questo “cerca prima il regno e la sua giustizia”, sicuro che il Padre non gli lascerà mancare il necessario; si affiderà in continuità al Padre; egli non porta con sé né borsa né bisaccia e si accontenta di quello che gli danno (vedi Lc 10,3.8).
Accanto a lui, uniti alla sua missione, ci sono sempre persone (discepoli e discepole) che lo seguono e che lo assistono con i loro beni (8,3). E quando spezza il pane rende grazie, riconosce che tutto è dono del Padre che lo sostenta nel suo cammino. Gesù sa, che solo nel vivere distaccato da ogni bene materiale, può godere di quella libertà che gli permette di vivere in pienezza la sua missione: “annunciare il regno di Dio” (Lc 4,43); essere con gli altri e per gli altri, cioè “servo”.
Sarebbe bello - anche se ahimè appare oggi ancora del tutto utopistico - immaginare una economia fatta dagli uomini non per acuire e consolidare i propri privilegi, ma costruita per essere 'serva' degli altri e per gli altri.
( ringrazio per il contributo dato a questa meditazione il portale http://www.donbosco-torino.it )
grazie Faber di queste parole
RispondiEliminasono scese e mi hanno dato pace, tutte ma queste sulle altre
'Egli guarda gli uccelli del cielo e i gigli del campo: sa di valere più di loro, per questo “cerca prima il regno e la sua giustizia”, sicuro che il Padre non gli lascerà mancare il necessario; si affiderà in continuità al Padre'
prego l'Eterno di diventarne capace perchè lì è la pace vera
Magda
...Per molti decenni la Chiesa ha considerata prioritaria la lotta al comunismo e ai regimi comunisti mettendo un po' in secondo piano il carattere antiumano del capitalismo, a partire dalla sua visione dell'uomo: é smith che scrive nell'introduzione alla Ricchezza delle Nazioni che l'uomo è quell'essere che ha come scopo nella vita raggiungere, per sè, il massimo dei risultati con il minimo degli sforzi...li vi è la teorizzazione dell'individualismo sfrenato e della relazione come scambio - tanto ti do, tanto mi dai- Il comunismo è morto, la sua idea di giustizia era contro l'uomo ed é stato capace di violenze e prevaricazioni che hanno spesso attraversato i momenti peggiori della storia umana...adesso il capitalismo é nudo..la sua logica di sfruttamento e riduzione dell'uomo a parte della macchina o pezzo dell'ufficio è li in tutta la sua evidenza..la costruzione finanziaria costruita su produzioni di merci sempre meno valorizzate è evidente in tutta la sua inconsistenza- quante lezioni ci siamo sentiti fare su modernismo e postmodernismo e postpost modernità e via costruendo su altre costruzioni senza fondamenta...La chiesa può finalmente dare un messaggio chiaro...forse l'economia e i governi saranno capaci di scrivere nuove regole che mettano al centro la persona e la persona in relazione..se convincerà noi cristiani a essere meno egoisti e ridurre il livello di consumi cui siamo abituati, ad accettare che vengano aboliti gli interessi sui debiti dei paesi poveri...vedi Faber io a vent'anni ero diventato comunista, ed ero convinto della mia scelta, all'epoca per un cattolico non era cosa semplice, voleva rompere con tutto il mondo cui eri appartenuto,ho abbandonato la chiesa e la fede per una giustizia che gli uomini, da soli, non possono e non sanno costruire..lo sono diventato perchè mi era intollerabile l'ingiustizia..i progetti a cui ho aderito sono tutti falliti, ma questo non ha reso più umano il capitalismo...anzi...e l'ingiustizia mi sembra sempre altrettanto evidente e ugualmente intollerabile...non..come molti anche cristiani pensano...inevitabile che vi sia chi sta male e chi sta bene rimanendo ognuno nella propria condizione..perchè......appunto, perchè?
RispondiEliminaGrazie a te, Magda, e io mi unisco alla tua preghiera.
RispondiEliminaF.
Caro Alessandro,
RispondiEliminala tua testimonianza la sento particolarmente vicina, anche perchè è simile alla mia, e di molti che hanno seguito strade simili, in quei tempi.
Purtroppo è proprio come tu dici, il modello del profitto all'occidentale è rimasto l'unico possibile - il meno peggio ? - ma proprio in questi tempi ci stiamo accorgendo di quanto sia fallace il proposito di concordia e progresso che questa promessa sottende.
Le regole del profitto sopra ogni altro valore, del capitalismo sfrenato, del mercato come unico parametro, producono, sembra, infelicità diffusa, e l'occidente sembra naufragare all'alba del terzo millennio dentro un mare oscuro, privo di riferimenti. L'Occidente è poi non solo geografico, ma ormai è Occidente anche in India, anche in Africa. E questo tramonto occidentale assomiglia a un cupio dissolvi.
Ogni rinascita potrà ripartire solo dal cuore dell'uomo, e da quello che c'è dentro. Dal ripristino di proporzioni umane, dentro una vita più umana.
Grazie
F.
La Vita è un dono che Dio fa a se stesso, quindi la vita e immagine di Dio, perchè la vita e tutto l'universo è Dio, in una dimensione nuova che dio da di sè, per esistere, rivelarsi, materializzarsi, e darsi ciò che Dio non ha, un volto, un corpo, tutto ciò che dio non può fare, e che noi possiamo fare, perciò quando noi nangiamo, e dio che mangia, quando noi facciamo l'amore, e dio che fa l'amore, quando noi facciamo del male, e dio che fa del male. tutto quindi si compie in dio, un dio inconsapevole, che deve diventare consapevole, si sè, nella dimensione materiale che si è creato, per rivelarsi, essere reale, essere ciò che non è nella dimensione unitaria di sè, un sè infinito, che diventa finito, per darsi migliardi di forme, tutte diverse, ma tutte uguali, nell'essenza, poichè e dio che materializza se stesso in ogni cosa compreso noi, che siamo ciò che dio non è e non può esprimere.
RispondiEliminaQuindi, se Dio vive in noi, Dio è al di là, oltre ciò che pensiamo e crediamo, poichè siamo ancora inconsapevoli, non ricordiamo ancora di essere Dio.
con cuore
bruno franchi