28/12/20
Quando Orson Welles divenne Otello e scoprì il tradimento della sua "musa italiana"
27/12/20
Un incredibile Termopolio - bottega di street food - riaffiora a Pompei
26/12/20
Tre romanzi attesissimi per l'anno che arriva - Franzen, Toibin, Spufford
25/12/20
Una notte di Natale speciale a Roma, 1202 anni fa - Da "La storia di Roma in 501 domande e risposte" di Fabrizio Falconi
23/12/20
Libro del Giorno: "La commedia umana" di William Saroyan
22/12/20
Colosseo: parte il progetto dell'Arena, si potrà ammirare tutta la costruzione dal centro
18/12/20
La storia (triste) di Giancarlo Coppola, il figlio primogenito di Francis Ford
17/12/20
"La Storia di Roma - in 501 domande e risposte" di Fabrizio Falconi anche in E-book (Kindle) a 4,99 Euro
Scheda del Libro
La grande storia di Roma è universalmente nota. Ma tra le pieghe delle sue vicende si annidano curiosità spesso poco conosciute, che invece meritano di essere scoperte. In questo libro verranno proposte 501 domande che hanno per argomento la storia, gli aneddoti, l’architettura, l’arte, i costumi, le leggende di Roma, dalle origini fino ai giorni nostri. A ogni quesito segue una risposta, che prova a far luce sul complesso mosaico della storia della Città Eterna. I capitoli sono divisi in un ordine cronologico che abbraccia quasi tre interi millenni, dalle origini e dalla fondazione della città, passando per la Roma repubblicana, quella imperiale, il Medioevo, il Rinascimento, la Roma papalina, il Risorgimento e il Novecento e arrivare fino ai giorni nostri. Una carrellata di notizie, approfondimenti, spigolature, sulla grande storia della città più famosa del mondo.
Tanti interrogativi per soddisfare tutte le curiosità sulla grande storia della Città Eterna
La storia immortale della Città Eterna
Le origini – la Fondazione – I re di Roma
L’età antica – La Roma repubblicana
L’età antica – La Roma Imperiale
Dalla Caduta dell’Impero Romano d’Occidente all’anno Mille
La Roma Medievale
Il Rinascimento a Roma
La Roma Papalina
Il Risorgimento a Roma e l’Ottocento
Dai primi del Novecento alla fine della Seconda Guerra Mondiale
Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ai giorni nostri
16/12/20
Libro del Giorno: "La salvezza del bello" di Byung-Chul Han
14/12/20
E' morto John Le Carré, maestro assoluto della Spy-Story
In 'Una spia che corre sul campo', uscito poco piu' di un anno fa, aveva raccontato gli anni della Brexit, immaginando un'alleanza tra i servizi segreti di Londra e l'America di Trump con il duplice scopo di minare le istituzioni democratiche europee e smantellare il sistema internazionale dei dazi.
13/12/20
Paolo Rossi e il mistero di "Eupalla" che si incarnò in lui il giorno di Italia-Brasile
La parabola epica di Paolo Rossi racconta meglio di sempre il fascino del gioco del calcio dovuto alla sua illogicità, alla sua imprevedibilità e ai capricci di quella che Gianni Brera chiamava Eupalla, la inesistente divinità del Pallone che lui aveva inserito nel pantheon greco.
Paolo Rossi, che fino ad allora era stato un giocatore normale, in quella partita - Italia-Brasile, mondiali 1982 - fu pervaso dalla divinità che scelse di incarnarsi in lui, per motivi imperscrutabili.
Io mi ricordo bene quei tempi. L'Italia di Bearzot arrivò a quel mondiale circondata dalla disistima di tutti gli italiani, che giudicavano il tecnico friulano più o meno un totale incapace e i giocatori che vestivano l'azzurro, brocchi. Il girone di qualificazione dell'Italia fu pessimo, e la nazionale rischiò di essere eliminata passando come seconda con miseri 3 punti (3 pareggi, 2 soli gol fatti e 2 subiti) contro avversari che erano Polonia, Camerun, Perù. Polemiche durissime ogni giorno piovevano sul ritiro azzurro in Spagna. L'Italia fu inserita, essendo giunta seconda, in un girone spaventoso, contro i fuoriclasse brasiliani e argentini, spacciati per tutti, anche per Monsieur de Lapalisse.
Martin Nowak, matematico ad Harvard: "Senza Dio non ci sarebbe l'evoluzione"
"Dio e' la causa ultima di tutto cio' che esiste, Colui in assenza del quale non ci sarebbe affatto l'evoluzione. Dio e' sia il Creatore che il Sostenitore dell'Universo".
12/12/20
I Fori Romani ancora non hanno finito di stupire: Spunta dai secoli una Testa Monumentale di Augusto
11/12/20
Libro del Giorno: "Il libro del riso e dell'oblio" di Milan Kundera
E' un esperimento interessante quello di rileggere oggi i primi romanzi di Milan Kundera - e in particolare questo, uscito per la prima volta nel 1978, più di quarant'anni dopo.
Come è noto, Kundera, nato a Brno, nell'allora Cecoslovacchia (attualmente in Repubblica Ceca), il 1º aprile del 1929, venne colpito in occidente da improvvisa e roboante popolarità dopo la pubblicazione del suo romanzo L'insostenibile leggerezza dell'essere, nel 1985 (in Italia da Adelphi).
In un periodo storico di enorme interesse, in Occidente, per la Cortina di Ferro che stava per essere rottamata dalla Storia di lì a poco (crollo del Muro di Berlino, 1989), i romanzi di Kundera aprirono uno squarcio accessibile a tutti sulla vita e le sofferenze in uno dei paesi invasi dai sovietici, in questo caso la Cecoslovacchia, la cui effimera Primavera di Praga nel 1968 era stata soffocata dall'arrivo dei carri armati russi.
Kundera, che nel frattempo nel 1975 era emigrato in Francia, a Parigi (riuscì poi a ottenere la cittadinanza francese nel 1981 grazie all'interessamento personale del presidente francese François Mitterrand) divenne così letto che le case editrici occidentali si affrettarono a pubblicare tutti i suoi romanzi precedenti a quello, scritti ovviamente nella sua lingua, il ceco, e esattamente: Lo scherzo (Žert, 1967); Il valzer degli addii (Valčík na rozloučenou, 1972); La vita è altrove (Život je jinde, 1973); e per l'appunto, Il libro del riso e dell'oblio (Kniha smíchu a zapomnění, 1978) che fu tradotto da Serena Vitale per Bompiani nel 1980 e successivamente ristampato da Adelphi nel 1991.
L'ammirazione grande per questi primi romanzi, scoperti in occidente, portarono così la critica (e anche il pubblico) a distinguere nettamente l'opera di Kundera antecedente all'esilio (il cosiddetto periodo ceco), dall'opera seguente quando Kundera cominciò, a partire dal romanzo La lentezza (1995) a scrivere in lingua francese e non più in ceco.
La critica internazionale, che era stata entusiasta e ammirata per i romanzi della prima fase, cominciò a stemperarsi, a raffreddarsi nei confronti del "Kundera francese", ancor maggiormente quando nel 2008 fu rinvenuto un documento a Praga negli archivi della Polizia e ritenuto attendibile, che testimoniava di una delazione da parte del futuro scrittore, nel 1950, nei confronti di un ventenne impegnato in un'ingenua operazione di "spionaggio" tra Germania Ovest e Cecoslovacchia; il giovane venne poi condannato a 22 anni di lavori forzati. Kundera ha sempre negato ogni responsabilità nella vicenda, che però ha continuato a pesare molto sulla sua immagine pubblica e probabilmente ne ha anche compromesso le sue chances di approdare al Nobel per la letteratura.
Oggi che Kundera ha 91 anni e che è lontano da ogni polemica letteraria è allora forse il momento giusto per rivalutare con più freddezza il patrimonio letterario che ci ha consegnato.
E' noto che il padre di Kundera Ludvík (1891-1971) fu direttore dell'Accademia musicale di Brno, la JAMU, e un noto pianista. Fin da piccolo Kundera studiò musica, in particolare pianoforte, e la passione per la musica tornerà spesso nei suoi testi letterari, in particolare in questo Il libro del riso e dell'oblio, che si conferma un grande romanzo del novecento europeo. Scritto all'indomani del suo arrivo a Parigi, e finalmente libero dunque, di esprimersi con maggiore crudezza sul regime politico del suo paese, dal quale si era allontanato, il romanzo è un affresco composito, o meglio ancora, come scrive Kundera stesso nelle pagine, un corpus di "variazioni" su un tema, esattamente come avviene in musica classica.
Come scrisse lo stesso autore, qualche anno più tardi: «Nel Libro del riso e dell’oblio, la coerenza dell’insieme è data unicamente dall’unicità di alcuni temi (e motivi), con le loro variazioni. È un romanzo, questo? Io credo di sì».
E lo stesso vale per i numerosissimi lettori che questo libro ha avuto dal 1979 a oggi e che vi hanno riconosciuto una delle più audaci imprese letterarie del nostro tempo: un «romanzo in forma di variazioni».
Cambiano totalmente i personaggi e le situazioni, in ciascuna delle sette parti in cui (come d’obbligo in Kundera) il libro si divide.
Ciascuna è autosufficiente – e tutte si susseguono «come le diverse tappe di un viaggio che ci conduce all’interno di un tema, all’interno di un pensiero, all’interno di una sola e unica situazione la cui comprensione, per me, si perde nell’immensità». Su tutto, un gesto si mostra con peculiare insistenza: il tentativo di sottrarsi alla cancellazione di ciò che è avvenuto. Come dice un personaggio del romanzo: «la lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio».
E' questo il tema del romanzo, ed è questo che resta intatto dopo 42 anni. Esattamente come la protagonista, la giovane Tamina, che ha perso il marito, e che ritorna nelle diverse parti del libro, il compito di Kundera è quello di non disperdere la memoria, anzi, di rendere la memoria un compito di sopravvivenza. Seppure nella piena consapevolezza che alla fine è proprio grazie all'oblio, alla leggerezza di cui parlerà molto nel romanzo seguente, al riso dell'ironia che questa vita diventerà sopportabile, anche nella tragedia della perdita, nella circostanza della sconfitta, che ha segnato l'esistenza nella sua parte più autentica, quella della gioventù.
Fabrizio Falconi - 2020
Il libro del riso e dell’oblio
09/12/20
ItalianWays: La Casa Museo Hendrik Christian Andersen a Roma, un luogo meraviglioso
La Casa Museo Hendrik Christian Andersen, a Roma, è dedicata a un artista interessante da vari punti di vista, il cui legame con la capitale d’Italia fu fortissimo.
Nell’Urbe, Andersen – norvegese di Bergen, classe 1872 – si stabilì intorno ai vent’anni, proprio in questo magnifico palazzo liberty, “Villa Hélène”, che fungeva da sua abitazione e studio d’arte. Lo scultore decise che dopo la propria morte il palazzo e la collezione di statue da lui realizzate sarebbero diventati di proprietà dello Stato italiano. Così dal 1978 l’edificio è aperto al pubblico.
Lo studioso Fabrizio Falconi spiega che la complessa personalità di Andersen conteneva elementi di megalomania, come si può osservare anche dalle dimensioni delle sue sculture, e di idealismo
.
Andersen, continua Falconi, aveva studiato arte nelle più prestigiose scuole europee e, durante le molte ore passate ad analizzare le opere dei più grandi maestri, aveva maturato la convinzione che solo l’arte potesse salvare l’umanità, minacciata in quegli anni da conflitti spaventosi e guerre mondiali. Vagheggiava la realizzazione di una grande città mondiale, una sorta di capitale planetaria dell’arte e della cultura, in grado di trasmettere agli uomini ideali di pace e armonia, già inseguiti prima di lui da grandi geni delle discipline più disparate
.
A Roma Andersen incontrò Henry James, il grande scrittore, più vecchio di lui di circa trent’anni
, col quale stabilì un legame strettissimo, ricordato da numerose lettere che testimonierebbero come tra i due vi fosse una forte attrazione e un grande coinvolgimento sentimentale
(F. Falconi, “Misteri e segreti dei rioni e dei quartieri di Roma”, Newton Compton, Roma 2013)
08/12/20
40 anni senza John Lennon - "Happy Xmas (War is Over)" Storia di una canzone leggendaria
40 anni fa John Lennon veniva ucciso a New York. Il mondo lo celebra e noi lo celebriamo con una delle sue canzoni immortali, particolarmente adatta a questo momento che l'umanità vive, dove a pochi giorni dal Natale si combatte una guerra fatta non con le armi e tra popoli (per fortuna), ma contro un aggressore virale, biologico. E' l'occasione comunque per riascoltarla e per ricostruirne la storia.
Happy Xmas (War Is Over) fu composto da John Lennon e Yoko Ono, pubblicato come singolo natalizio, il 6 dicembre del 1971, con la melodia del brano tratta da uno standar folk: Stewball.
La canzone fu incisa ai Record Plant (East) Studios di New York il 28 e 29 ottobre 1971, sotto la produzione di Phil Spector, e nacque come brano di protesta contro la guerra in Vietnam, diventando in seguito uno tra i più noti classici natalizi.
Il pezzo venne accreditato alla Plastic Ono Band insieme al coro gosperl Harlem Community Choir, che partecipò all'incisione, pubblicata in USA in concomitanza con le festività natalizie del '71, e l'anno successivo in Europa. Lennon compose il pezzo all'inizio dello stesso mese, registrandone anche una versione demo, con il testo ancora incompleto, soprattutto nella contromelodia che utilizzava il sottotitolo, slogan usato per la sua campagna per la pace della fine del '69.
All'inizio del brano, Lennon e la Ono augurano un buon Natale ai loro due figli,rispettivamente Julian e Kyoko, dai quali all'epoca vivevano separati.
Il brano folk che servì d'ispirazione a Lennon è una tipica canzone-racconto circa un cavallo da corsa che beve sempre troppo vino, un "canto di lavoro" dei neri americani con parole provenienti dalla Gran Bretagna, "derivante rispettivamente dalla ballata The Noble Skewball con un nuovo testo di epoca Elisabettiana intitolato Go from My Window."
Così questo è il Natale,
e cosa hai fatto?
un altro anno è passato
ed uno nuovo è appena iniziato
e così questo è il Natale
spero che ti diverta
con il più vicino e il più caro
col più vecchio e il più giovane
un felice Natale
e un meraviglioso anno nuovo
speriamo che sia davvero un buon anno
senza alcuna paura
e così questo è il Natale (la guerra è finita)
per i deboli e per i forti (se lo vuoi)
per i ricchi e per i poveri (la guerra è finita)
il mondo è così sbagliato (se lo vuoi)
e così buon Natale (la guerra è finita)
per i neri e per i bianchi (se lo vuoi)
per i gialli e per i neri (la guerra è finita)
fermiamo tutte le guerre (adesso)
un felice Natale
speriamo che sia davvero un buon anno
senza alcuna paura
così questo è il Natale (la guerra è finita)
e cosa abbiamo fatto? (se lo vuoi)
un altro anno è passato (la guerra è finita)
ed uno nuovo è appena iniziato (se lo vuoi)
e così questo è il Natale (la guerra è finita)
spero che ti diverta (se lo vuoi)
con il più vicino e il più caro (la guerra è finita)
col più vecchio e il più giovane (adesso)
e un meraviglioso anno nuovo
speriamo che sia davvero un buon anno
senza alcuna paura
la guerra è finita, se lo vuoi
la guerra è finita, adesso
And what have you done
Another year over
A new one just begun
I hope you have fun
The near and the dear ones
The old and the young
And a happy New Year
Let's hope it's a good one
Without any fears
For weak and for strong
The rich and the poor ones
The war is so long
For black and for white
For yellow and red ones
Let's stop all the fights
So this is Christmas
Let's hope it's a good one
Without any fears
So this is Christmas
Another year over
A new one just begun
The near and the dear ones
The old and the young
(And a happy New Year)
Ooh, oh
(Let's hope it's a good one)
It's a good, it's a good one
Without any fear