Separazione
Così
dovevamo ridurci, a spiarci
come
lupi che sorvegliano il territorio
io
da una parte tu dall’altra del bancone
del
bar, sfiorarsi senza esserci, sorridere
senza
che quel sorriso al telefono fosse il mio o il tuo,
ma
di chiunque,
evitarci,
connotare le distanze, misurare i passi
e
gli orari, per darsi appuntamento al contrario,
dimenticarsi,
perdersi, soffrirsi, fare del male,
far
finta di niente, deludersi, arrendersi, sognarsi
già
altrove, ed esserci,
lasciarsi
tutto alle spalle, come le notti dell’Appia
Antica e della Flaminia,
le corse pazze e le lenzuola bagnate,
i pianti e
le enormi risate, così dovevamo ridurci
a
contare i sassi, noi che abbiamo attraversato
il
tempo, e il mare di notte e ogni minuto
del
giorno,
senza
paura degli uomini inutili
come giocattoli,
oltre
e per sempre e oltre,
ecco:
così dovevamo ridurci,
perché dici l'amarsi non basta,
con
la fantasia che sfiorisce tra le mani
e
svanisce nel nulla, come tutto il resto,
e
una nuova pagina già pronta,
senza
niente che vale
e
niente che resta,
uguali
al tutto uniforme
che
va – immemore e fatuo – a morire
al
fosco orizzonte.
Fabrizio Falconi - © 1997
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