31/12/15

Robert Nathan, Ritratto di Jennie (RECENSIONE).




Merito della neonata casa editrice Atlantide, l'aver riportato in luce, questo piccolo gioiello della letteratura americana, pubblicato originariamente nel 1940 e portato sullo schermo qualche anno più tardi in un fortunato film di William Deterle, con l'interpretazione di Joseph Cotten e Jennifer Jones. 

Newyorchese, nato nel 1894 (e morto a Los Angeles dopo una lunghissima vita, nel 1985), Nathan conobbe una grande popolarità negli anni '30 e '40, ammirato da scittori come Francis Scott Fitzgerald e Ray Bradbury, anche se ha finito per essere dimenticato, negli ultimi decenni. 

Ritratto di Jennie, considerato il suo capolavoro, fu pubblicato in Italia da Bompiani nel 1948 e successivamente da Mondadori nel 1958. 

Da allora non era stato più stampato, ed eccolo oggi tornare in libreria con la traduzione e la cura di Simone Caltabellota. 

E' una sorta di romanzo magico. Per la storia che vi è raccontata, e per lo stile di Nathan, puro ed essenziale, giocato su ogni sfumatura di toni e di colore, in un raro prezioso equilibrio, che regge miracolosamente fino all'ultima pagina. 

Jennie è all'inizio del romanzo una bambina che - nei suoi vestiti un po' antiquati - viene notata dal giovane artista Eben Adams, mentre passeggia per il Central Park. 

Eben scambia con lei solo qualche parola, meravigliandosi del fatto che sia sola lì, che sembra lo stia aspettando.  La bambina gli lancia un enigmatico messaggio: Vorrei che tu aspettassi che io diventi grande. 
E quell'incontro, cambia improvvisamente la vita del pittore. Sfiduciato e perdente, fino a quel momento,  Eben comincia ad essere notato da una coppia di facoltosi galleristi, e proprio a causa del ritratto che l'artista ha ricomposto nella sua mente, della bambina incontrata a Central Park. 

Ben presto, Jennie torna a fargli visita. Ed Eben in un misto di incredulità e attrazione, si accorge che quella bambina sta crescendo sotto i suoi occhi: ogni volta che torna da lui è un po' più grande, un po' più donna. 

L'amore tra Eben e Jennie dunque, sfida il tempo, le generazioni, il passato e il presente.  Coinvolge a tal punto l'artista, da rivelargli un nuovo modo di intendere la vita, la capacità di amare che è fatto di cura e di attesa. 

Negli ultimi due capitoli il nuovo incontro tra Eben e Jeannie ha per teatro la forza di un terribile uragano, che sembra trascinare con sé la perfezione di questa unione karmica e poter valicare la stessa distinzione tra vita e morte, come quella tra verità e apparenza.

Ma è la qualità della scrittura di Nathan che rende memorabile il racconto fantastico, nella descrizione dei sentimenti indefiniti, della sostanza misteriosa della sorte, del fascino superbo della natura. 
Ne è un esempio questo brano, a pag.62 del libro.

A volta nella tarda estate o nel primo autunno c'è un giorno più bello di tutti gli altri, un giorno perfetto, così puro che il cuore ne rimane estasiato, sospeso in una specie di sogno, preso in un incantamento oltre il tempo e lo scorrere delle cose. La terra, il cielo e il mare rifulgono del loro colore più vero, e brillano, non toccati da nulla nella loro fissità; lo sguardo vola come un uccello attraverso le distanze, nell'aria immobile.
Tutto è fermo e chiaro, non c'è nulla che finisce, nulla che cambia. Ma con la sera si alza la nebbia; e dal mare arriva un presagio di grigio. 

In fondo, di questo è fatto questo romanzo, come la vita di tutti, di natura e psiche. 

Fabrizio Falconi



29/12/15

Un convegno su Sciascia e la cultura francese, a Firenze.



La Francia fu per Leonardo Sciascia "patria dell'anima", fonte di ispirazione e riferimento intellettuale

Al rapporto tra lo scrittore siciliano e la cultura francese e' dedicata una giornata di studi che si terra' a Firenze il 25 gennaio 2016. 

L'iniziativa e' dell'associazione Amici di Leonardo Sciascia che organizza convegni itineranti sullo scrittore. 

L'ultimo si e' svolto poche settimane fa a Palermo nel quarantennale della prima edizione de "La scomparsa di Majorana". 

Studiosi, ricercatori, docenti universitari approfondiranno il rapporto di Sciascia con la Francia (tema al quale e' dedicato l'ultimo fascicolo di "Todomodo", rivista edita da Olschki). 

Fu una relazione che ebbe un peso determinante sul percorso culturale e letterario di Sciascia che ispirandosi alla cultura d'Oltralpe interpreto' la parte del "moralista" illuminista e di un "philosophe" del Novecento. 

Lo testimoniano i suoi richiami a Gustave Flaubert, l'influenza di Michel Foucault, le riflessioni sulla centralita' del pensiero di Michel de Montaigne e dei filosofi del "secolo educatore" come Voltaire e Diderot. 

28/12/15

Rovine - La forza delle rovine. Una mostra da non perdere a Palazzo Altemps.





Le allegorie sono, nel campo del pensiero, ciò che le rovine sono in quello delle cose. 
Walter Benjamin 

Provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, 120 opere ricostruiscono un ampio discorso sulle rovine: sentinelle del passato, luoghi di memoria, traccia di eventi bellici, ricordo di cataclismi naturali, segno di danni provocati all’ambiente. 

Tutto questo diviene monito, ma anche fonte di energia creativa per il futuro. 

La mostra La forza delle rovine, dall’ 8 ottobre 2015 al 31 gennaio 2016, si snoda attraverso tutte le sale del Museo Nazionale Romano a Palazzo Altemps, integrando le opere della collezione permanente, che contribuiscono alla ricchezza della narrazione. 

La mostra inaugura anche nuovi spazi, che resteranno a disposizione del Museo per ampliare il suo percorso espositivo. 

Promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma, con Electa, la mostra nasce da un’idea di Marcello Barbanera, che insegna archeologia classica a La Sapienza. 

Lo stesso Barbanera la cura assieme al direttore del museo di Palazzo Altemps Alessandra Capodiferro, abbinando nelle nove sezioni materiali classici, come sculture, pitture, incisioni, acquerelli, antichi volumi, e testimonianze moderne come fotografie, brani musicali e cinematografici. 

Catastrofi: rovine moderne e contemporanee. Sono le catastrofi, naturali e artificiali: guerre, disastri nucleari e ambientali, terremoti. 
Torso: dal desiderio di integrità al culto del frammento. Ruota intorno al frammento di statua colossale, il cosiddetto Polifemo della collezione Altemps, e alle sculture di divinità restaurate e integrate nel Sei- e Settecento da grandi artisti come Bernini e Algardi, conservate nel museo. Paesaggi di rovine. Dove Roma è protagonista nel percorso di formazione di quegli artisti che dal XVI secolo in poi dipingono paesaggi con quanto resta dei monumenti del passato.
Paesaggi rovinati. L’occhio dei fotografi mette a nudo paesaggi violentati, sfruttati, dove in breve tempo gli uomini hanno accumulato relitti industriali e umani. 
Anatomia delle rovine. Interamente dedicato a Giambattista Piranesi. Frammento, memoria, creazione: il cammino della musica. Dove si propongono brani musicali costruiti intorno al concetto di frammento come elemento generatore.
Il canto delle rovine. Componimenti poetici che narrano storie di distruzione dal realismo all’età contemporanea. 
L’errore di Diderot: le rovine nell’antichità classica e orientale. Si propone il confronto con la percezione delle rovine nel mondo antico, nell’assenza della distanza temporale che oggi separa noi dall’antichità. (Ri)costruire le rovine. 
Un dibattito di grande attualità chiude il percorso espositivo: quello della relazione tra archeologia e modernità
Alla mostra si affianca un volume edito da Electa, ricco di contributi su storia, filosofia, letteratura, archeologia, cinema e musica per amplificare il racconto delle opere esposte.  

La forza delle rovine sede Roma,
 Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps 
 Piazza di Sant’Apollinare 46 

date al pubblico 8 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016

progetto della mostra Marcello Barbanera mostra a cura di Marcello Barbanera e Alessandra Capodiferro promossa da Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma produzione, organizzazione Electa catalogo Electa 

orari dalle 9.00 alle 19.30 - chiuso il lunedì la biglietteria chiude alle 18.30 biglietti intero 13 €, ridotto 9,50 €. Valido 8 giorni, consente l’accesso alle altre sedi e mostre del Museo Nazionale Romano (Palazzo Massimo, Terme di Diocleziano, Crypta Balbi) informazioni e visite guidate tel. +39 06 39967700 

27/12/15

Un video davvero geniale: La mattina di Natale immaginata se fosse girata dai grandi registi.




Buone Feste da questo Blog. 
Gustatevi questo video di tre minuti, realizzato da un amatore americano che ha provato ad immaginare come avrebbero ripreso la mattina di Natale i più grandi registi. 
Capolavoro. 



26/12/15

Le meravigliose Case Cantoniere italiane, abbandonate: parte un piano per il recupero.



Sono per me luoghi quasi mitici: appartengono a un'Italia che non c'è più, ma hanno contrassegnato l'infanzia di molti di noi, e sono inconfondibili ancora oggi, con il loro fascino in rovina. Sono perciç particolarmente felice di questa notizia: 


E' stato sottoscritto, alla presenza del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, del ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, del Presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani e del Direttore dell’Agenzia del Demanio, Roberto Reggi, un accordo per la riqualificazione e il riuso di beni pubblici, a partire dalle Case Cantoniere dell’Anas, a supporto di nuovi piani di valorizzazione turistico-culturali del territorio italiano, al servizio della clientela stradale

 L’accordo sottoscritto da Anas, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Ministero delle Infrastrutture e Trasporti ed Agenzia del Demanio, definirà le linee guida per l’attuazione di un progetto pilota che partirà dall’analisi delle potenzialità di un primo portafoglio di 30 case cantoniere individuate su tutto il territorio nazionale, che sarà progressivamente integrato con ulteriori beni pubblici dismessi, appartenenti allo Stato, agli Enti territoriali e ad altri Enti pubblici. 

Si tratta di immobili di particolare interesse presenti in prossimità di specifiche reti e circuiti culturali, turistici e di mobilità: la via Francigena ed il tracciato dell’Appia antica. Successivamente saranno poi compresi il Cammino di Francesco (La Verna-Assisi), il Cammino di San Domenico, il Circuito del barocco in Sicilia, la Ciclovia del Sole (Verona-Firenze), la Ciclovia Ven.To (Venezia Torino). 

Il progetto pilota sarà pronto entro il 30 giugno 2016 e subito dopo partiranno i relativi bandi.

“L’operazione rientra in una politica di cura dei beni pubblici e di attenzione al territorio – ha dichiarato il ministro Graziano Delrio – che si esprime in altre azioni del Governo, volta alla valorizzazione di edifici e infrastrutture esistenti, per favorirne la fruizione da parte dei cittadini in tutto il Paese. Oltre a garantire servizi e infrastrutture di trasporto efficaci, veloci e intelligenti, vogliamo in questo modo evidenziare anche un altro modo di viaggiare, più lento e sostenibile, più attento al paesaggio, alla sosta, alle emergenze storiche e culturali. Con la firma di questo protocollo, le Case Cantoniere di Anas ritorneranno ad essere simbolo positivo di un’identità italiana diffusa di accoglienza e di relazione tra le persone”. 

“Le Case Cantoniere distribuite lungo tutto il territorio nazionale e contraddistinte dall’inconfondibile colore rosso pompeiano – ha dichiarato il ministro Dario Franceschini - costituiscono un brand formidabile per promuovere quel turismo sostenibile necessario allo sviluppo sociale, economico e culturale dei tanti territori ricchi di arte, tradizioni enogastronomiche e bellezze paesaggistiche che rendono l’Italia un Paese unico al mondo. Grazie alla voglia di fare di chi saprà cogliere questa opportunità, luoghi oggi abbandonati diverranno ostelli, ciclofficine, punti di ristoro per tutti quei viaggiatori che vogliono scoprire l’Italia al giusto ritmo”. 

 “La valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico - ha dichiarato Roberto Reggi - è oggi una grande opportunità per realizzare progetti concreti di slow travel, rimettendo in funzione beni abbandonati lungo itinerari turistici e culturali di grande valore. L’Agenzia del Demanio è impegnata a fianco degli altri Enti pubblici per promuovere iniziative che restituiscano nuova vita agli immobili in disuso, anche minori, lungo i più suggestivi percorsi religiosi, culturali e naturalistici italiani, rispondendo così a un’esigenza collettiva sempre più forte di recupero di luoghi pubblici, con il rilancio dell’imprenditoria e dell’occupazione.” 

 “Il nostro patrimonio immobiliare – ha sottolineato il presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani - rappresenta un valore sociale ed economico di fondamentale importanza per il Paese che, attraverso l’avvio di concrete iniziative di riqualificazione, può costituire un fattore di crescita per l’economia e per l’occupazione”. 

Nei prossimi mesi saranno quindi definiti i piani di utilizzo (Turismo, Cultura, Accoglienza, Ristorazione, Ospitalità, etc.) delle Case Cantoniere inserite nel progetto, la tipologia dei servizi che offriranno e che andranno ad ampliare quelli a supporto delle attività di esercizio e manutenzione della rete stradale mantenendone la disponibilità

 Su tutto il territorio nazionale l’Anas possiede 1.244 Case Cantoniere (di cui 607 sono utilizzate a vario titolo – uso istituzionale o di supporto alle attività di esercizio) di cui il 35% indisponibile per valorizzazione perché sedi istituzionali, il 55% parzialmente disponibili sulla base delle analisi dei flussi di clienti, il 10% ad alto potenziale turistico. 

 L’iniziativa è orientata su target specifici e qualificati, in particolare quella dei giovani italiani ed europei classificati come “Energy”, stranieri senior e italiani locali “Relax”, italiani e stanieri all ages “Foodies” e stranieri e italiani che cercano percorsi alternativi ed originali stile “Routard”. 

 “L’idea è di aumentare i servizi al cliente stradale – ha aggiunto il Presidente di Anas Gianni Vittorio Armani – sviluppare un brand associabile a concetti di autenticità, genuinità, legame con il territorio. Inoltre questo progetto vuole essere un impulso all'imprenditoria, soprattutto giovanile, e all'occupazione sociale, nel rispetto dei profili di sostenibilità ambientale, efficienza energetica, di sicurezza e di innovazione delle infrastrutture e rientra nell’importante riassetto e nella ridefinizione delle competenze e delle responsabilità sociali di Anas”. 

 “Il progetto nasce dalla considerazione che le Case Cantoniere rappresentano delle vere e proprie ‘icone’ - ha concluso Armani – sono il simbolo tangibile dell’impegno e della presenza costante di Anas sul territorio. Una presenza che la nuova Anas vuole rilanciare ampliando i servizi dedicati all’utenza stradale, che sono e restano la loro finalità, con l’offerta di nuovi funzionalità in grado anche di sviluppare delle sinergie con il territorio in cui si trovano”.

L’istituzione della casa cantoniera risale al 13 aprile 1830, giorno in cui, con Regio Decreto del re di Sardegna Carlo Felice, viene ufficialmente creata la figura del Cantoniere al quale viene demandata la manutenzione e il controllo di un ‘cantone’ della strada (un tratto di circa 3-4 chilometri). 

 Per svolgere questo compito i cantonieri dovevano abitare in case site ai margini di ciascun cantone - di quel colore rosso pompeiano che le ha rese ormai celebri - che ricevevano in uso gratuito affinché restassero vicini al luogo ove svolgevano il loro lavoro.

Il cantoniere doveva mettere a disposizione la casa cantoniera per soccorrere feriti o per ricoverare agenti della forza pubblica e militari in servizio, un luogo simbolo della presenza sul territorio del Regno prima e dello Stato repubblicano poi. 

La pagina del sito web Anas dedicata al progetto “Case Cantoniere” è a questo indirizzo: http://www.stradeanas.it/index.php?/content/index/arg/case_cantoniere

25/12/15

Le strenne di Natale ? Le hanno inventate i romani.





In tutto il mondo c'è l'abitudine, a Natale, di ricevere e fare doni, le cosiddette strenne. Chi però riallaccerebbe l'origine di esse ai Romani ? Eppure è così: in dicembre si celebravano nell'Urbe i famosi Saturnali che, per alcuni giorni, vedevano servi e liberi uniti nel divertimento, padroni e schiavi trattarsi giocondamente da pari a pari; tutti poi si scambiavano donativi, le strenne in segno di affetto e protezione. 

Secondo Simmaco, l'usanza di queste risaliva addirittura al re Tito Tazio che soleva cogliere nella selva, dedicata appunto alla dea Strena, rami degli alberi a lei sacri, onde trarne felici presagi e fausti auspici per l'anno nuovo. 

Di qui il termine dato ai regali, che se si volesse stare all'etimo del nome di Strena, dea della forza e del valore (donde deriva l'aggettivo strenuus gagliardo, senza paura), andrebbero dati ai più forti. Si danno inconsapevolmente forse, ai più piccini, per spronarli a divenire appunto strenui


24/12/15

Natale: Tutte le mostre aperte il 25 e 26 !


fonte: Nicoletta Castagni per ANSA

Da Giotto a Matisse a Balthus, quasi tutte le grandi mostre attualmente in svolgimento in Italia rimarranno aperte per le feste di Natale

Senza contare che proprio a ridosso del 25 dicembre si sono inaugurate due importanti esposizioni, a Cagliari 'Eurasia' e a Firenze 'Carlo Portelli. Pittore eccentrico tra Rosso fiorentino e Vasari'. 

MILANO - Prosegue l'onda lunga di Expo 2015 con numerose rassegne di indiscusso richiamo, ancora allestite nelle sedi espositive milanesi, e che resteranno aperte in questo week end natalizio. A Palazzo Reale si potranno infatti visitare la bellissima 'Giotto e l'Italia', in cui sono riuniti per la prima volta rarissimi capolavori provenienti da tutto il mondo, 'Da Raffaello a Schiele', con opere straordinarie del genio urbinate, Tintoretto, Durer, Velasquez, Rubens, Goya, Canaletto, Manet, Cezanne, Gauguin custodite al Museo di Belle Arti di Budapest, nonche' 'Mito e Natura' dall'antica Grecia a Pompei. Gli orari di ingresso alla famosa sede espositiva saranno i seguenti: oggi dalle 9.30 alle 14.30, il 25 dalle 14.30 alle 18.30, il 26 dalle 9.30 alle 22.30. 

Porte aperte anche a Palazzo Marino, dove si potranno ammirare la collezione di opere del Municipio del Comune di Milano nella Sala Alessi, e L'Adorazione dei pastori di Rubens, proveniente dalla Pinacoteca Civica di Fermo, che anticipa l'attesa mostra dedicata al pittore fiammingo prevista nel 2016 a Palazzo Reale. Ecco gli orari: domani 9.30-18, per Natale e Santo Stefano dalle 9.30 alle ore 20.00. 

ROMA - Ormai tradizione consolidata, anche nella capitale resteranno aperte le mostre di maggior richiamo, quelle di livello internazionale allestite nelle sedi espositive piu' prestigiose. Per ammirare i capolavori di Balthus, il grande artista francese che fu direttore dell'Accademia di Francia a Villa Medici, riuniti alle Scuderie del Quirinale nella vigilia di Natale oggi si dovra' rispettare l'orario d'ingresso ridotto, dalle 10 alle 15, mentre il 25 l'apertura sara' dalle 16 alle 22.30. Dalle 10 alle 22, invece, per Santo Stefano.

Stessi orari per Palazzo delle Esposizioni, dove sono allestite due bellissime rassegne, 'Impressionisti e Moderni', con opere strepitose della Phillips Collection di Washington e 'Una dolce vita? Dal Liberty al design italiano. 1900-1940', curata dal Museo d'Orsay. Sempre dal museo parigino provengono i capolavori della mostra 'Impressionisti tete a tete', che si potra' visitare al Complesso del Vittoriano domani dalle 9.30 alle 15.30, il giorno di Natale dalle 15.30 alle 20.30 e il 26 dalle 9.30 alle 22. 

Il Chiostro del Bramante, infine, che con un'importante esposizione fa scoprire le suggestioni di James Tissot, sara' aperto per la vigilia dalle 10 alle 17, per Natale dalle 16 alle 21 e il 26 dalle 10 alle 21

FIRENZE - Se a Palazzo Strozzi, la grande rassegna 'Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana', dedicata alla riflessione sul rapporto tra arte e sacro da meta' '800 a meta' '900 rispettera' l'orario normale dalle 10 alle 20 in tutti e tre i giorni del week end natalizio, alla Galleria dell'Accademia c'e' una vera primizia, appena inaugurata: 'Carlo Portelli. Pittore eccentrico tra Rosso fiorentino e Vasari' con 50 opere del pittore cinquecentesco, che rimarra' chiusa per Natale. Ma oggi e il 26 si potra' entrare dalle 8.15 alle 18.50. 

TORINO - A Palazzo Chiablese, la bella mostra 'Matisse e il suo tempo', grande affresco delle Avanguardie parigine in oltre 100 opere provenienti dal Centre Pompidou, potra' essere visitata anche nelle festivita' con il seguente orario: oggi dalle 9.30 alle 17.30, per Natale dalle 14.30 alle 19.30 e il 26 dalle 9.30 alle 19.30. La rassegna di maggior richiamo del momento, che attraverso le collezioni del Museo d'Orsay racconta il genio impressionista di Monet, allestita alla Gam, pur restando chiusa il giorno di Natale, sara' visitabile oggi  dalle 10 alle 14 e il 26 dalle 10 alle 19.30. 

CAGLIARI - Conclude l'anno di Cagliari Capitale italiana della Cultura 2015 la grande mostra 'Eurasia', inaugurata ieri, che presenta per la prima volta oltre 350 opere provenienti dal Museo Ermitage di San Pietroburgo. Reperti eccezionali, che in questo progetto espositivo sono stati affiancati a 130 manufatti conservati nei musei sardi per raccontare il progresso della civilta' nell'Eurasia dal Neolitico fino al I millennio a.C. . La mostra durante il week end natalizio sara' visitabile dalle 10 alle 18.

19/12/15

David Garnett, "Aspetti dell'amore" (RECENSIONE).


David Garnett ha scritto questo romanzo nel 1955, e per me è abbastanza misterioso comprendere come mai, in Italia sia passato così inosservato. 

Narratore, critico e protagonista del circolo di Bloomsbury, Garnett ha immaginato questo romanzo ambientandolo, all'inizio, in Provenza, quando un giovane inglese, Alexis, coglie al volo l'occasione di una prima avventura amorosa: una giovane attrice di teatro, Rose, capricciosa e sensuale che conosce tramite lo zio poeta di Alexis, George. 

Con Rose Alexis vive una breve e intensa storia d'amore, interrotta da un escamotage con il quale la ragazza decide di tornare da Marcel, il capo compagnia, per un nuovo spettacolo da mettere in scena. 

Quando torna da due anni all'estero, come militare, Alexis scopre che Rose vive ora insieme a George e ha intenzione di sposarlo.  Ne nasce una scenata, e un ferimento della ragazza, che però non solo non cambia idea, ma decide anche di avere un figlio dal nobile George, molto più grande di lei. 

Da quel momento, tutte le possibili implicazioni amorose tra questi esseri vengono scandagliate in una storia che pur apparendo lieve e aerea, nasconde un fondo assai bruciante. 

E' proprio questo il maggior pregio di questo romanzo di Garnett: parlare con levità e assenza totale di moralismo, delle questioni d'amore, dei capricci, dei fraintendimenti, dei bisogni, della superiorità della fortezza d'animo, della liberalità, della felicità intravista e ricercata, di tutto ciò insomma di cui è fatta l'esperienza amorosa, culmine di ogni possibilità vitale. 

La prosa di Garnett è precisa, elegantissima e controllata.  I sentimenti e le passioni sono asservite a questo controllo magistrale della lingua. 

E' insomma un libro da non perdere, per chi ha voglia di scoprire la maestria di David Garnett.

18/12/15

Da oggi il Parco nazionale delle Cinque Terre diventa Parco Letterario Eugenio Montale.




Da oggi il Parco Nazionale delle Cinque Terre è anche Parco Letterario® Eugenio Montale e delle Cinque Terre. 

Con questo progetto dell'Ente Parco e del Comune di Monterosso il territorio delle Cinque Terre entra a far parte della rete dei Parchi Letterari® che fanno capo alla Società Dante Alighieri con l'intento di legare la valorizzazione dell'ambiente e del paesaggio alle ispirazioni letterarie che quella natura e quel paesaggio hanno raccontato, favorendo una offerta turistica mirata alla conoscenza dei luoghi e delle tradizioni italiane

I versi di Eugenio Montale e i suoi scritti sui luoghi che egli ha a lungo frequentato rimangono fanno parte di questo territorio che ha ospitato e ispirato molti artisti. 



Dopo la menzione speciale del Premio Europeo del Paesaggio conseguita nel 2015 elargita dal Ministero dei Beni Culturali al Parco Nazionale delle Cinque Terre e la Carta Europea del Turismo Sostenibile ricevuta nei giorni scorsi presso il Parlamento Europeo, arriviamo a un progetto di protezione attiva rivolta all'ambiente e al paesaggio non come risorse di un museo severo, ma di una fonte viva e cangiante di cultura, di ispirazione e di sempre nuove espressioni artistiche. 

Un processo che grazie alla sensibilità dei Comitati della Società Dante Alighieri nel mondo abbraccia oggi anche quelle seconde e terze generazioni di italiani che vivono lontano dalle nostre coste ma che sono consapevolezza e conoscenza delle memorie dei luoghi di origine delle loro famiglie.

Istituire un Parco letterario dedicato a Montale in un luogo, le sue Cinque Terre, tra gli esempi più evidenti di quanto l'iterazione tra uomo e ambiente possa generare una bellezza perfetta ma fragile e bisognosa di cure continue, non significa quindi aprire o riscoprire solo dei percorsi letterari o contemplativi, ma contribuire a introdurre il lettore/viaggiatore al rispetto di un ambiente unico. 

Da qui i Parchi Letterari che Stanislao Nievo chiamava spazi fisici e mentali, angoli magici, luoghi di autori e poeti ancora presenti nel paesaggio. L'autore diventa testimonianza dell'evoluzione dell'interazione tra uomo e ambiente e identificazione delle sensibilità locali, delle credenze, delle memorie e delle economie artigianali e agroalimentari. Un panorama che ad un visitatore può sembrare incontaminato, agli occhi di un abitante può rappresentare un libro aperto sul proprio passato, la propria storia, i propri miti. Il lettore dispone così di una chiave di lettura che stimola la visita di luoghi altrimenti considerati solo per il loro panorama, un viaggio reso reale dall'incontro con personaggi viventi che introducono a un racconto inseparabile dalla località che li ospita.


I Parchi Letterari ® Eugenio Montale e delle Cinque Terre 0187 762632 – comunicazione@parconazionale5terre.it

17/12/15

Bob Dylan fonte di ispirazione per scienziati...





Bob Dylan, fonte d'ispirazione per scienziati. 

Le sue canzoni sono citate in ben 213 studi scientifici e il numero e' aumentato esponenzialmente dal 1990. 

A rivelare la curiosità e' un'indagine apparsa su the BMJ. Tutto inizia un po' per gioco. Nel 2014 viene infatti rivelato che un gruppo di scienziati del Karolinska Institutet in Svezia aveva nascosto parti dei testi di Bob Dylan nei loro studi, per una scommessa iniziata ben 17 anni prima

Cosi', un altro gruppo di ricercatori del Karolinska ha deciso di indagare come le canzoni del 'menestrello' americano venissero citati in letteratura biomedica: il risultato e' stato 213 referenze. 

Secondo la ricerca, il primo articolo che lo citava era apparso nel 1970 su Practical Nursing

Dopo una manciata di citazioni durante periodo di massimo splendore di Dylan nella prima meta' degli anni 1970, pochissime ne sono risultate fino al 1990, ma da allora il numero e' aumentato esponenzialmente

Risale, infatti, al 1997 la pubblicazione su Nature Medicine dell'articolo di Jon Lundberg e Eddie Weitzberg, entrambi professori presso l'istituto svedese. Il titolo era 'Ossido nitrico e infiammazione: la risposta sta soffiando nel vento', ovvero 'The Answer is blowing in the wind'. 

Da li', per scommessa, decisero di proseguire con le citazioni 'nascoste', ma non furono i soli. 

Le due canzoni piu' quotate sono The Times They Are A-Changin'(135 articoli) e Blowin' in the Wind (36 articoli), seguite da All along the Watchtower, Knockin'on heaven's door e Like a Rolling Stone

La nota rivista Nature ne cita almeno in sei articoli.

15/12/15

Società schiumosa, "siamo sfere che esplodono e implodono". Intervista a Peter Sloterdijk di Donatella di Cesare.






Vorrei iniziare il nostro dialogo dal tema del terrore. Ho letto in questo periodo commenti che mi sono parsi dettati da una forte reazione emotiva. Come se il clima bellico influisse anche sui media. In diverse circostanze lei ha detto che il terrore moderno ha una lunga storia e risale almeno alla rivoluzione francese e all’uso della ghigliottina. Il terrore è inscritto nella democrazia? 

PETER SLOTERDIJK — Certamente. Democrazia vuol dire non avere più bisogno del terrore. Qui parla l’hegeliano che è in me: il terrore è uno stadio inaggirabile nel cammino verso lo Stato moderno. Bisogna avere attraversato il terrore per aprirsi alla democrazia. Ma proprio per questo il terrore resta un aspetto della politica nella modernità. 

DONATELLA DI CESARE — Ritengo però che il terrorismo attuale sia un fenomeno postmoderno. Sbaglia chi usa con una certa facilità l’etichetta «barbarie», perché questo impedisce di considerarne la complessità. E credo che sia anche una grossolana semplificazione interpretare quel che avviene come il conflitto tra la religione (o le religioni) da un canto e la democrazia illuminata dall’altro. 

PETER SLOTERDIJK — Non vorrei fare dell’islamismo una ideologia. Pur essendo un critico della religione, vedo qui un abuso della religione che, ridotta a un legame costrittivo, viene piegata a fini politici, primo fra tutti quello di costituire una comunità. 

DONATELLA DI CESARE — A questo proposito credo che il presunto «Stato islamico» sia anche una disposizione d’animo molto diffusa non solo in Medio Oriente, ma nelle periferie delle metropoli occidentali. 

PETER SLOTERDIJK — I terroristi sono per me attivisti del «terzo sogno», del sogno islamico che si oppone a quello americano. Ecco perché sono postmoderni: da un canto abitano nella realtà virtuale del XXI secolo, dall’altro fuggono nel passato del VII secolo. Mentre usano internet, attraversano il deserto — la testa piena di miti e sogni. E a questa paranoia favolistica ed eroica convertono molti giovani

DONATELLA DI CESARE — Che cosa li spinge a farsi esplodere? Non mi convince l’idea che — come alcuni hanno insinuato — abbiano un concetto di vita diverso dal «nostro». Ho l’impressione che ci sia un tratto apocalittico nella loro decisione di dare e darsi la morte.

PETER SLOTERDIJK — Direi che sono acceleratori dell’incendio. Per capire l’esito nichilistico delle enormi frustrazioni accumulate da questi giovani, occorre rileggere le analisi di Nietzsche e di Schiller sul risentimento. Parlerei di una fenomenologia della umiliazione. È grazie a un contatto più o meno superficiale con l’ideologia jihadista che una enorme riserva di sentimenti negativi assume una direzione politica. La criminalità spicciola assurge ad azione bellica. Il piccolo delinquente — e nessuno di questi giovani vuole esserlo, sebbene molti di loro purtroppo lo siano — si muta allora in combattente. 

DONATELLA DI CESARE — Ecco allora il loro riscatto, la loro redenzione. 

PETER SLOTERDIJK — Sì, vengono riscattati dalla guerra. Qualcosa di analogo è accaduto d’altronde nell’agosto del 1914, quando in migliaia celebrarono l’inizio del conflitto mondiale, pervasi quasi da un’estasi, come se, diventando vittime sacrificali, venissero nobilitati. Questo per me vuol dire che occorre evitare di conferire alla lotta al terrorismo lo statuto di guerra. E vuol dire anche che questa ondata di terrorismo non durerà più di un paio di anni. Il rischio è invece che la democrazia regredisca a non-democrazia

DONATELLA DI CESARE — Non crede allora che ci troviamo all’inizio di una guerra globale dove non esistono più fronti? 

PETER SLOTERDIJK — Certamente. Ma già da decenni siamo in questa mobilitazione totale che volge verso l’incerto, dove tutti combattono contro tutti, e dove — come aveva già detto Karl Jaspers nella sua opera del 1930 La situazione spirituale del tempo — non ci sono più fronti. 

DONATELLA DI CESARE — Convivere con chi è estraneo è la sfida del nostro tempo. 

PETER SLOTERDIJK — Proprio così. Il fenomeno epocale del nostro secolo è l’enorme spostamento di masse che con un termine troppo riduttivo chiamiamo emigrazione. Questo fenomeno non finirà in tempi brevi. 

DONATELLA DI CESARE — Vede come causa di questo fenomeno motivi peculiari oltre, s’intende, le guerre locali, le dittature e la fame? 

PETER SLOTERDIJK — Non dobbiamo sottovalutare la portata enorme del cambiamento climatico. La spogliazione della terra ha assunto proporzioni inimmaginabili. Continuiamo a chiudere gli occhi. Anche i filosofi dovrebbero occuparsi molto di più della questione delle fonti di energia. È una filosofia sociale che non è stata ancora scritta. 


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14/12/15

Il "Viaggio in India" di Guido Gozzano, ristampato in Italia.


Guido Gozzano e il suo 'Viaggio in India' è un volume, edito da Graphofeel, che prende come riferimento la raccolta di articoli scritti dal poeta, massimo esponente del 'crepuscolarismo', per vari giornali italiani, intitolata 'Verso la cuna del mondo, lettere dall'India', nell'edizione di Alida D'Aquino Creazzo del 1984. 

Esiste, però, anche una raccolta dell'editore Treves di Milano, datata, invece, 1917. 

Questa nuova versione ha rispettato le scelte di Gozzano a livello ortografico: le lettere, infatti, riportano diverse incoerenze che non sono state corrette. 

In esse, il poeta ci porta a esplorare con attenzione l'India: le sue strade, la sua gente, i monumenti, i tanti simboli. 

E lì, per i disturbi provocati dalla tisi, sono i medici e alcuni cari amici a convincerlo a partire. 

Il clima, umido e afoso, si rivela non proprio idoneo alla sua cagionevole salute, ma il fatto di cambiare aria e poter riposare sembrano le condizioni ideali per recuperare. 

Affascinato dall'India, che conosce attraverso i libri, dagli ornamenti dei palazzi e dalle parole, il poeta passa da una città all'altra con la curiosità di un bambino e scrive, documentando ciò che vede, una sorta di diario, che traccia la sua permanenza in quei luoghi pieni di fascino, Storia e contraddizioni. 

Dal Colle del Malabar, raggiunge le Torri del Silenzio, dove attende il rito funerario che ha, in sé, un qualcosa di macabro e terribile, poiché i cadaveri dei Parsi, considerati benestanti, vengono lasciati appesi a delle gabbie e divorati dagli avvoltoi. 

Gozzano rimane colpito dal fatto che le torri siano rimaste intatte nei millenni: tutto è intatto nell'India britanna. 

E' naturale il suo continuo porre domande, quel chiedere con una certa frequenza.

Costante è l'alternarsi di momenti di stupore ad altri di sconforto e malinconia. A volte rimpiange l'Italia, come nel capitolo del Natale a Ceylon, in cui pensa alla neve della sua terra mentre lì si ritrova in una piena foresta tropicale, circondato dal coro dei pappagalli e delle scimmie: "Non è gaio il mio Natale, e la flora che mi circonda non è consolatrice, mi ricorda di continuo la spaventosa distanza dalla Patria..."

L'India conosciuta attraverso le letture spesso non possiede affatto le caratteristiche che il poeta incontra, osservando la realtà. 

Nessuno dei suoi amici vuole seguirlo a Goa, ma il poeta è spinto ad andarci da un sonetto di De Heredia, poeta francese di origine cubana.

 Ecco il legame indissolubile con la poesia, che si trascina con forza nella scrittura di Gozzano: una contaminazione inevitabile, ben radicata. 

Tra le pagine, il poeta sceglie di riportare proprio i versi in lingua originale di De Heredia per la Patria lontana. E si arriva, infine, ad affrontare il tema delle caste. 

Il poeta si sofferma sugli atteggiamenti e sui comportamenti della gente, li scruta minuziosamente e coglie una suddivisione nel popolo che viene rispettata con rigore. 

Anche nel solo fatto di camminare, gli indiani fanno attenzione a rispettare la casta, devono mantenere le distanze prescritte dal diagramma: "Quattro passi tra un bramino e un soldato; due tra un soldato e un contadino; tre tra un contadino e un paria". 

E Gozzano precisa proprio questo: "Due cose sono care all'indiano: l'Inghilterra e la sua casta". Una riflessione sull'Islam del 1913 si manifesta con tutto il peso dell'attualità dei giorni nostri, catapultandoci in quella parte dell'India caratterizzata da scarsa vegetazione: 

"Si direbbe che l'Islam prediliga, in ogni parte del mondo, le terre desolate, i deserti e le steppe...". 

L'India raccontata nel libri, ancora una volta si presenta con un volto diverso, con un'ambientazione che il poeta non si aspettava. Ed è proprio viaggiando che egli tocca con mano la steppa senza fine, con i suoi avvoltoi. Allora la tristezza lo avvolge, con un rimpianto per l'Italia più forte che mai. 

Tutto appare senz'anima, fino a quando ritrova una meraviglia unica nel mondo, una bellezza che mozza il respiro e supera le descrizioni dei libri: il Tai-Mahal, mausoleo secolare eretto dall'imperatore Shah-Zehan per la morte inaspettata della sua sposa. 

Gozzano si lascia incantare da ciò che vede. E nelle sentenze del Corano che non comprende, percepisce parole dal valore universale, che le religioni di tutta la Terra possono armoniosamente condividere per l'amore che emanano. 

Gozzano vive tutto con una forte intensità, non tralascia nulla e, attraverso quello stile crepuscolare che gli appartiene in poesia, rievoca la sacralità delle cose, dagli animali ai luoghi. Vive le diversità di latitudine che influenzano anche le arti, ma non dimentica di far riferimento a ciò che già conosce attraverso i suoi libri. 

Quindi, gli appunti di viaggio non sempre sono precisi: scrive di ciò che ha letto e, talvolta, si sorprende della non corrispondenza della realtà con il testo. Costantemente in bilico tra una cauta partecipazione alle cose e un rifugiarsi in se stesso, Gozzano tende a proporre, ma nello stesso tempo vive, uno stato di smarrimento, in cui l'ambiguità si fa presenza insistente. Il sogno è parola dominante in tutta la sua produzione letteraria.

E 'Viaggio in India' è un cammino affascinante, ricco di contrasti, che conferma tutte le perplessità esistenziali che appartengono non solo al poeta



Guido Gozzano

13/12/15

Giotto, Oltre l'immagine. La cappella Peruzzi fino al 10 gennaio 2016.


GIOTTO. OLTRE L’IMMAGINE LA CAPPELLA PERUZZI 

Ha aperto ieri sabato 12 dicembre 2015  l’installazione multimediale 

L'accesso all’installazione è incluso nel biglietto della mostra Giotto, l’Italia.

La mostra Giotto, l’Italia aperta fino al 10 gennaio 2016 a Palazzo Reale, curata da Pietro Petraroia e Serena Romano, propone al pubblico e agli studiosi una nuova, emozionante esperienza visiva: a partire dal 12 dicembre il percorso espositivo include infatti la Sala delle Cariatidi, dove un’installazione multimediale offre una visita del tutto nuova della Cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze, decorata da Giotto entro il primo decennio del Trecento con pittura a secco di grande qualità ma anche di particolare delicatezza materica; un capolavoro straordinario, che sfortunate vicende hanno gravemente danneggiato nei secoli successivi, rendendone difficilissima l’osservazione e la comprensione. 

Nell’ambito della mostra il Comune di Milano - Palazzo Reale, grazie a Fondazione Cariplo e al sostegno di Fondazione Bracco, ospita nella sala delle Cariatidi la suggestiva ricostruzione, progettata da Mario Bellini, a grandezza naturale della Cappella Peruzzi, con una grande installazione che consente ad un largo pubblico di sperimentare in prima persona scoperte scientifiche ed emozioni riservate finora a quei pochissimi esperti, che avevano potuto osservare metro dopo metro i dipinti giotteschi salendo sui ponteggi della Cappella muniti di lampada di Wood. 



GIOTTO. 
OLTRE L’IMMAGINELA CAPPELLA PERUZZI 
12.12.2015 / 9.01.2016
Milano, Palazzo Reale in Sala delle Cariatidi

12/12/15

Piazza dell'Oro a Roma - (da "Roma segreta e misteriosa").



tratto da Fabrizio Falconi, Roma segreta e misteriosa, Newton Compton Editori, appena uscito in libreria. 

Piazza dell’Oro a Campo Marzio e l’abisso infernale.

La bellissima chiesa di San Giovanni dei Fiorentini alla quale lavorò il genio dei più grandi architetti dell’epoca, da Jacopo Sansovino ad Antonio da Sangallo il giovane a Giacomo Della Porta a Carlo Maderno, e conosciuta dai Roma con il soprannome di “confetto succhiato”, a causa della sua forma allungata apre la sua facciata su una piccola piazza triangolare, risultato di moderne urbanizzazioni, proprio all’imbocco del rettifilo della Via Giulia (lungo un chilometro), chiamata Piazza dell’Oro. 

Esattamente in questo luogo, sul limitare del quartiere del Campo Marzio, esisteva anticamente un abisso spaventoso, dal quale emanavano fetidi odori di zolfo. 

Conosciuto sin dai tempi fondativi della città di Roma, l’abisso era creduto abitato da dèmoni ed esseri infernali, anzi una vera e propria porta d’ingresso o di comunicazione con l’Ade

Per questo ricevette da tempo immemorabile il nome di Tarentum che secondo gli studi più recenti, deriverebbe dal nome di una divinità dal corpo d’orso e dalla testa di cervo (o di renna) che si dice apparisse nelle notti di plenilunio

A questa divinità – diretta discendente a sua volta della divinità punica di Baal Kamon e da Molochsi offrivano riti orgiastici e sacrifici umani. Anche in questo luogo, dunque, riti dionisiaci andarono ripetutamente in scena, che finivano con la dispersione nell’abisso sotterraneo, degli animali e degli oggetti sacrificati (come avveniva parallelamente dall’altra parte del globo nei Cenotes messicani). 

Questa usanza si spezzò nei primi anni del 500 a.C. quando, forse per la crudeltà di questi riti sanguinari, un decreto ne vietò lo svolgimento. 

La tradizione fu ripresa proprio sotto Augusto, nel 17 d.C. quando l’imperatore nel quadro dei ludi saeculares (le celebrazioni che si svolgevano a Roma ogni secolo), volle far rientrare anche il Tarentum con baccanali, riti dionisiaci e sacrifici (di animali col mantello scuro) che venivano officiati da sacerdoti completamente vestiti di abito nero. 

E’ suggestivo immaginare questo rito, che si svolgeva all’aperto, aspettando il transito favorevole della luna, al canto del Carmen Saeculare composto dal divino Orazio per incarico diretto dell’Imperatore. Il canto era affidato a un coro di cinquantaquattro adolescenti, ventisette maschi e ventisette femmine, che lanciavano l’invocazione alle divinità infere per ottenere la loro protezione su Roma, sul destino, sui favori personali, nel corso di queste solenne cerimonie che ciascun cittadino romano poteva dire di aver visto una sola volta nella vita (se assistito da fortuna).




10/12/15

Ignoro chi mi ha messo al mondo e cosa sia il mondo, e cosa io stesso. (Pascal - La condizione terrestre)




Così sintetizza in una pagina la condizione terrestre Blaise Pascal nel celebre n. 398 dei suoi Pensieri ( introduzione, prefazione, traduzione e note di Bruno Nacci, Garzanti, 1994).  

Non so chi mi abbia messo al mondo, né che cosa sia il mondo, né che cosa io stesso. Sono in un'ignoranza spaventosa di tutto

Non so che cosa siano il mio corpo, i miei sensi, la mia anima e questa stessa parte di me che pensa quel che dico, che medita sopra di tutto e sopra se stessa, e non conosce sé meglio del resto

Vedo quegli spaventosi spazi dell'universo, che mi rinchiudono; e mi trovo confinato in un angolo di questa immensa distesa, senza sapere perché sono collocato qui piuttosto che altrove, né perché questo po' di tempo che mi è dato da vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in un altro di tutta l'eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà

Da ogni parte vedo soltanto infiniti, che mi assorbono come un atomo e come un'ombra che dura un'istante, e scompare poi per sempre. Tutto quel che so è che debbo presto morire; ma quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare.

Così come non so da dove vengo, non so dove vado, so solo che uscendo da questo mondo cadrò per sempre nel nulla o nelle mani di un Dio incollerito, senza conoscere quale di queste due condizioni sarà la mia sorte eterna. 
Ecco la mia condizione, piena di debolezza e incertezza. 
Da tutto ciò deduco che devo dunque passare ogni giorno della mia vita senza pensare a ciò che mi capiterà.  

Forse potrei trovare qualche chiarimento ai miei dubbi, ma non voglio preoccuparmene, né fare un solo passo per cercare; anzi, disprezzando quelli che si macereranno in questa preoccupazione, andrò incontro, incurante e senza paura, a questo grande avvenimento, mi lascerò docilmente condurre alla morte, incerto sull'eternità della mia condizione futura. 

Pascal, considerandola ai suoi tempi una condizione "folle", chiosava: 

Chi si augurerebbe di avere per amico un uomo che parla in questo modo ? Chi lo sceglierebbe per confidargli i propri problemi ? Chi ricorrerebbe a lui nei momenti difficili ? 

E invece questo "sentire", previsto con così tanto anticipo e precisione da Pascal, è diventato molto comune e forse perfino prevalente. 

08/12/15

Nasce Atlantide - Una nuova casa editrice fuori dai format e dalle convenzioni.



Dieci titoli l’anno. 999 copie per ciascun volume. Esclusivamente nelle migliori librerie indipendenti e su abbonamento. 

Sono queste le caratteristiche della neonata casa editrice indipendente romana ATLANTIDE che ha come direttore editoriale Simone Caltabellota, già direttore editoriale di FaziEditore e di Lain con alle spalle milioni di copie vendute

ATLANTIDE nasce come un progetto indipendente e libero portato avanti da tre scrittori (Simone Caltabellota, Gianni Miraglia, Flavia Piccinni) e da un direttore di produzione dalla lunga esperienza nel mondo editoriale (Francesco Pedicini)

Nasce dal rifiuto dell’attuale produzione abnorme e dettata dalle mode dell’editoria di oggi per restituire il senso più profondo dei libri, e dell’editoria più visionaria e attenta alla cura artigianale. 

“Non è in crisi il libro – spiega il direttore editoriale Simone Caltabellota -, ma il sistema editoriale che lo veicola. In questi tempi di produzione frenetica e spesso casuale il libro non è più il centro del lavoro editoriale. ATLANTIDE intende invece recuperare la centralità dei testi e delle storie, e il senso più profondo del loro essere fuori dal tempo oltre ogni meccanismo produttivo consolidato”. 

Per questo, Atlantide pubblicherà opere di assoluto valore letterario, scientifico, artistico e filosofico, capolavori dimenticati e testi destinati a diventare i classici di domani, in tirature limitate e numeratedistribuite attraverso una rete di librerie fiduciarie indipendenti e direttamente da internet. 

“Vogliamo creare un canale preferenziale con i nostri lettori – continua Caltabellota -. Per questo pubblichiamo solo 999 copie per ogni libro, e ogni copia è numerata. Non andremo né su Amazon né nelle grandi catene. Desideriamo che i lettori ci vengano a cercare, che si confrontino con noi, che partecipino agli incontri che organizziamo nelle nostre librerie fiduciarie, che ci consiglino, che diventino parte di una comunità editoriale aperta che punta solo a fare libri di qualità. A breve lanceremo anche un crowdfunding online, così chi vorrà sostenerci potrà farlo e in cambio riceverà non solo i nostri libri, ma anche tutto ciò che ci ha aiutato a costruirli, dai giri di bozze alle cianografiche”. 

I primi libri di ATLANTIDE, già ordinabili presso il sito dell’editore www.edizionidiatlantide.it, saranno in librerie indipendenti e selezionate all’inizio di dicembre. 

I primi tre libri sono il saggio storico-critico di Adriano Tilgher Filosofi Antichi, uno dei capolavori dimenticati della letteratura americana del Novecento, Ritratto di Jennie di Robert Nathan e una graphic novel ante litteram, Tomaso di Vittorio Accornero, splendido romanzo illustrato degli anni Quaranta.

I testi, numerati da 1 a 999, sono tutti caratterizzati dalla grande cura editoriale, e sono stampati su carta Aralda da 100 gr. della cartiera Favini, con copertine stampate su cartoncino Chagall bianco da 260 gr. delle cartiere di Cordenons. 

 Fanno parte di Atlantide: Simone Caltabellota (direttore editoriale), Francesco Pedicini (direttore commerciale), Gianni Miraglia (marketing manager) e Flavia Piccinni (responsabile redazione).


07/12/15

"Il giudice e il suo boia" di Friedrich Durrenmatt (RECENSIONE).



E' un piccolo grande gioiello questo breve romanzo di Friedrich Durrenmatt. 

In sole 120 pagine, il maestro de La promessa, costruisce una aspra parabola sul tessuto di un vero giallo, sul delitto perfetto, sul crimine e la punizione, sul senso morale della giustizia e del fato. 

Il personaggio al centro di questo racconto - che è stato l'esordio in prosa di Durrenmatt - è il vecchio commissario Barlach, alle soglie della pensione, cui è stato diagnosticato soltanto un anno di vita. 

Come un vero meccanismo di scatole cinesi, Durrenmatt ricostruisce l'origine della storia: un patto scellerato firmato parecchi anni prima a Istanbul tra l'allora giovane commissario Barlach  e l'avventuriero Gastmann: costui ha scommesso di poter compiere un delitto perfetto sotto gli occhi del commissario e di restare impunito. Così, ha gettato dal ponte di Galata, uno sconosciuto nel fiume davanti allo sguardo atterrito di Barlach, riuscendo poi a evitare qualsiasi coinvolgimento e qualsiasi condanna. 

I due, come pezzi sulla scacchiera, si incontrano molti anni dopo, nella piovosissima invernale Svizzera, dove un giovane ispettore, Schmied, viene trovato morto all'interno della sua auto, in una strada di montagna. 

Le indagini, condotte da Barlach e da un giovane ispettore, Tschanz, portano ben presto a Gastmann, divenuto nel frattempo un faccendiere e stabilitosi in una facoltosa villa in un paesino svizzero. 

Ma la trama - e qui non diremo altro per non sottrarre piacere ai lettori - si spezza e si frammenta in una serie di incredibili colpi di scena, tutti retti dalla penna sicura dell'autore svizzero. 

Durrenmatt racconta e analizza con la freddezza glaciale dell'entomologo, in questo molto vicino per stile a Georges Simenon, il quale quando gli capitò di leggere questo romanzo d'esordio, dichiarò: "Non so che età abbia l'autore. Se è alla sua prima prova, credo che farà strada."

E Durrenmatt di strada ne ha fatta molta, essendo considerato oggi uno dei maestri narratori - specie per il teatro - del suo tempo. 

Per capire la preziosità di questo racconto basta leggere il capitolo del funerale dell'ispettore Schmied, con una pioggia implacabile che scende sulla bara e sugli astanti, fino all'entrata in scena di una coppia di surreali guitti che cantano una volgare filastrocca (poi si scoprirà, mandati dallo stesso Gastmann).

Insomma, una lettura di alto livello: intrattenimento e intelligenza assicurati. 

Fabrizio Falconi




04/12/15

Riapre a Roma da domani il meraviglioso Casale dei Cedrati di Villa Pamphilj.



Il Casale dei Cedrati di Villa Pamphilj riapre i battenti domani,  sabato 5 dicembre. 

Uno spazio straordinario che viene restituito alla cittadinanza grazie al bando del 2013 promosso da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, vinto dall’A.T.I. CoopCulture - Linea d’Arte, oggi trasformata in Società Consortile Casale dei Cedrati. 

Poggiato sulle strutture dell’antico Acquedotto Traiano-Paolo e circondato dal Giardino dei Cedrati di Gabriele Valvassori, il Casale dopo i lavori di ristrutturazione accoglierà un’ampia e variegata gamma di attività rivolte a tutte le fasce di età e realizzate attraverso un lavoro in rete con molte associazioni del territorio

Visite guidate, laboratori, mostre, incontri, conferenze, appuntamenti per gli sportivi, grandi eventi e concerti di musica, il tutto ospitato in spazi dedicati anche allo studio e al gioco, serviti da caffetteria e bookshop

Tanti gli appuntamenti in programma nel primo weekend: dalle 10 di sabato laboratori d’arte e di educazione ambientale per bambini con Informadarte e CoopCulture, laboratori di teatro con Blustocking, attività en plein air con i camminatori di Nordic Walking, il concerto di chitarra di Miki Piperno; nel pomeriggio apertura di Project Room Artist in residence, progetto d’arte contemporanea curato da Lori Adragna. 

Domenica mattina alle ore 12.00 lezione-spettacolo di giardinaggio per giardinieri planetari con l’attrice giardiniera Lorenza Zambon che animerà gli spazi all’aperto del Casale. La sera musica jazz con The Blue Project e aperitivi curati da Viteculture. 

Le attività culturali del Casale sono patrocinate dal Municipio Roma XII. 

Il 5 dicembre, in contemporanea al Casale, riaprirà anche il Giardino dei Cedrati, settecentesco giardino delle delizie recuperato alcuni anni fa dal Servizio Giardini capitolino ma rimasto poi chiuso al pubblico. 

Nel giardino originale erano presenti cedri, bergamotti, chinotti, limoni, aranci e varietà amare come i melangoli, al tempo utilizzati sia per scopi ornamentali sia per le loro proprietà terapeutiche e cosmetiche. 

Il Servizio Giardini in collaborazione con A.T.I. CoopCulture - Linea d’Arte rimetterà in produzione le serre del giardino, portandovi delle prime piante già coltivate presso le serre storiche del Parco di S.Sisto a Porta Metronia. Torna in produzione anche l’area destinata alla coltivazione delle azalee, all’interno di Villa Doria Pamphilj, destinate a decorare nel mese di maggio la Scalinata di Trinità dei Monti. 

03/12/15

"Caput mundi per il Giubileo" - Uno speciale di "Bell'Italia" in edicola dedicato a Roma e al Giubileo.



La Basilica di San Pietro come fulcro di storia e cristianità, e poi via via tutti i tesori della città, dai Musei Vaticani ai giardini di Castel Gandolfo, tra chiese, monumenti e quadri immortali, ma anche quartieri, ponti, palazzi e vicoli: c'e' tutta l'inesauribile e stupefacente bellezza della Capitale nel numero di dicembre di Bell'Italia, il mensile di Cairo Editore dedicato a Roma "Caput mundi per il Giubileo" e presentato per l'occasione in Vaticano, con una visita privata alla Cappella Sistina. 

Servizi fotografici ad hoc, mappe, approfondimenti e itinerari pedonali corredano questo numero monografico speciale che vuole proporre uno sguardo a 360 gradi sulla città, non certo da semplice guida turistica ma da accompagnatore d'eccezione, proprio in occasione di un evento straordinario come il Giubileo della Misericordia voluto da papa Francesco, durante il quale Roma accoglierà su di se' gli occhi e il cuore del mondo intero. 

"Mi piace chiamare libro questo numero, perchè è ricchissimo e rappresenta una spinta alla riflessione e alla conoscenza", ha detto Urbano Cairo, editore del mensile diretto da Emanuela Rosa-Clot, "da 16 anni abbiamo acquisito la rivista e crediamo che Bell'Italia, con le sue 70 mila copie vendute e il suo livello qualitativo, abbia qualcosa da dire: per questo va preservata e merita investimenti"


Rosa Clot, Antonio Paolucci e Urbano Cairo

In questa edizione speciale, non potevano ovviamente mancare penne eccellenti a firmare gli articoli, come quella del professor Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, che e' stato protagonista di una lezione speciale all'interno della Cappella Sistina riservata agli intervenuti alla presentazione.

Autore di due scritti, uno dedicato al Colonnato del Bernini e l'altro ai Musei da lui guidati, il professore ha affermato di essere "un uomo fortunato, perchè dal mio ufficio ogni giorno vedo la Cupola che abbraccia tutti i popoli cristiani: la Citta' del Vaticano è grande 44 ettari ma accoglie tutto il mondo se si pensa ai tesori che custodisce", sottolineando che "il pregio di questo numero speciale e' di aiutare il lettore a dipanare il gomitolo d'oro di Roma permettendo di scegliere e capire". 

Accanto alla cura dei dettagli e alla capacita' divulgativa ma mai banale, la varietà degli approcci rappresenta un altro punto di forza di questo numero: all'interno della rivista, infatti, trovano spazio non solo le sezioni piu' strettamente dedicate alla storia dell'arte - come l'itinerario suggerito da Vittorio Sgarbi per esplorare il rapporto tra arte e fede attraverso cinque opere - ma anche pagine dai toni piu' leggeri, come quelle che raccontano al lettore le vie dello shopping, i luoghi dei "peccati di gola", le caratteristiche dell'ospitalita' "per tutti i gusti" o gli eventi previsti durante il Giubileo.


02/12/15

Domenica prossima 6 Dicembre, tre splendide visite gratuite con gli Archeologi di "Artefacto".


Per la prossima domenica, 3 appuntamenti da segnalare, 3 splendide visite guidate con ingresso gratuito. Per partecipare basta inviare una mail.


domenica 6 dicembre
Foro Romano, Museo Etrusco di Villa Giulia, Terme di Diocleziano
Per la prima domenica di dicembre, approfittando della gratuità di ingresso nei musei e siti archeologici, scoprirete le origine di Roma visitando il Foro Romano (con la provvisoria apertura della rampa domizianea) e i capolavori del Museo di Villa Giulia. Il programma si completa con la visita al Museo Nazionale Romano presso le Terme di Diocleziano.

MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE
Per partecipare alle visite è necessario inviare una e-mail ad artefacto.associazioneculturale@gmail.com, indicando la data prescelta, il numero di partecipanti e i nominativi. 
In caso di annullamento dell’evento saranno contattati solo coloro che si sono prenotati. Artefacto è un’associazione culturale; per partecipare alle attività occorre iscriversi all’associazione (l’iscrizione è gratuita e ha durata annuale). 
Per maggiori info: www.artefactoroma.it

EVENTI IN PROGRAMMA

DOMENICA 6 DICEMBRE, ORE 11.30
IL FORO ROMANO CON LA NUOVA APERTURA AL PUBBLICO DELLA RAMPA IMPERIALE DI DOMIZIANO
Durata: 2 ore ca. 
Luogo: Largo della Salara Vecchia (ingresso al Foro Romano su via dei Fori Imperiali)
Contributo di partecipazione alla visita guidata: € 8 a persona con riduzioni per famiglie e minori di 26 anni. € 6.50 per i possessori della tessera bibliocard in corso di validità. 
Biglietto d'ingresso GRATUITO anziché € 12.

DOMENICA 6 DICEMBRE ORE 15.00
NEL MUSEO ETRUSCO DI VILLA GIULIA GUIDATI DA UN VERO ETRUSCOLOGO
Durata: 1 ora e 30 minuti ca.
Luogo: Piazzale di Villa Giulia 9. 
Contributo di partecipazione alla visita guidata: € 8 a persona con riduzioni per famiglie e minori di 26 anni. € 6.50 per i possessori della tessera bibliocard in corso di validità. 
Biglietto d'ingresso GRATUITO anziché € 8.

DOMENICA 6 DICEMBRE ORE 16.00
LE TERME DI DIOCLEZIANO CON I NUOVI AMBIENTI RIAPERTI, LA NATATIO E IL CHIOSTRO PICCOLO
Durata: 1 ora e 30 minuti ca.
Luogo: Viale Enrico de Nicola 79 (Piazza dei Cinqucento) 
Contributo di partecipazione alla visita guidata: € 8 a persona con riduzioni per famiglie e minori di 26 anni. € 6.50 per i possessori della tessera bibliocard in corso di validità. 
Biglietto d'ingresso GRATUITO anziché € 13.