I nomi, le cose
Gelidi rimpianti
amorevoli degradazioni
tutto comincia così
rosseggia l'albero di cemento
allunga le sue vene
dissotterrate
aspetta un vecchio segnale
la radura, un battito di mani
una spoglia
un campo di riso seccato
è il suo cuore
che non sverna e
non si rinfresca
deserti luoghi, lugubri coscritti
il passo non s'adegua
s'invelenisce il frutto
scoppia e scolora l'imbrunire
attimo per attimo
il conto delle cose
si perde,
anche se
nulla appare invano
tutto sfiorisce
nel contorno dell'ombra
e solo la tua linea
del collo e dello sguardo
propone un nome alle cose
assegna loro un posto
nell'ordine concreto
della divina sopravvivenza.
Fabrizio Falconi © (Milano, febbraio 2011, inedito)
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.