01/12/15

Sono loro i veri eroi. "Per salvare i reperti in Siria rischiamo la vita ogni giorno".





«Certo che ho paura. Ho paura al mattino, quando accendo la radio. Ho paura quando, se c'è la corrente, mi collego a Internet. Ho paura di tutte le mie giornate».

Eppure, ogni mattina, l'archeologo Maamoun Abdulkarim, direttore generale dei Musei e delle Antichità siriane, si alza, va nel suo ufficio di Damasco e comincia una conta difficile: quanti oggetti preziosi sono scomparsi? Dove si troveranno? Come fare per portare in salvo quelli non ancora trafugati da Daesh (il termine dispregiativo con il quale i musulmani definiscono Isis) o dai «mafiosi», come lui chiama i trafficanti di reperti antichi? 

C'è è anche un?altra domanda che qualche volta si affaccia subdola dietro l'orecchio: riuscirò a tornare a casa stasera? Sì, perché la memoria di Khaled al Asaad, il direttore del sito archeologico di Palmira decapitato dal sedicente Califfato islamico, in lui è vivissima. 

Professore, i reperti del Bardo sono in mostra ad Aquileia. In fondo, è un messaggio di speranza. Che cos'è per lei oggi questa parola?

«È una parola indispensabile. Altrimenti non farei parte di questo mondo in bilico, fatto di circa 2.500 persone (tanti sono i funzionari preposti alla tutela delle antichità siriane) che rischiano la vita tutti i giorni. Sia perché l'integralismo islamico minaccia chiunque voglia elevarsi culturalmente, sia perché siamo costretti a salvaguardare il patrimonio da saccheggi e colpi di artiglieria con le nostre risorse. Lo sa che qualche volta portiamo in salvo oggetti preziosi in siti sicuri senza scorta armata? A mani nude, ecco».

Quando avete cominciato questa difficile operazione di messa in sicurezza?

«Ben prima che distruggessero i templi di Baalshamin e Bel a Palmira. Abbiamo nascosto oggetti e statue in auto insospettabili, li abbiamo portati in luoghi di fortuna, catalogati in segreto e fotografati. Abbiamo salvato qualcosa come 300 mila reperti. Pensi che siamo riusciti a mettere in sicurezza più di 30 mila pezzi archeologici che si trovavano nel museo di Deir el Zor, prima che la città cadesse nelle mani di Daesh. Qualche volta abbiamo usato aerei militari, qualche volta vetture comuni, superando i check point. Non dimentichiamo che la Siria è contesa da diverse forze in campo. Ma il nostro patrimonio oggi va difeso da tre pericoli: dai combattimenti, dai saccheggi illeciti e dalla distruzione puramente ideologica».

Lei ha più volte chiesto aiuto alla comunità internazionale. Che risposte ha avuto?

«Sin dal 2013 chiedo rinforzi, mi appello affinché i nostri archeologi non siano lasciati soli. Alcuni Paesi hanno risposto. In testa sa chi c'è? L?Italia, la vostra meravigliosa Italia. L'ex ministro Rutelli, con il grande archeologo Paolo Matthiae (scopritore della città di Ebla, in Siria, ndr ) hanno promosso una campagna che mi ha commosso. Questione anche di sensibilità: c'è un legame fortissimo tra noi e voi. Io sono un po' curdo e un po' armeno ma ho scelto di occuparmi di archeologia perché mi sento legatissimo all'Impero romano».

Dopo l'assassinio di Khaled al Asaad, nell'agosto scorso, qualcosa è cambiato?

«Certo. Innanzitutto gli occhi del mondo si sono aperti sulla situazione del nostro patrimonio culturale. Poi molti archeologi hanno, in un certo senso, allargato i loro compiti: qui ormai molti non fanno più solo ricerca, ma si trasformano in detective. Però, purtroppo, quasi 300 siti archeologici sono stati danneggiati gravemente. Pensi che in alcuni posti vanno addirittura con le ruspe per scavare e per portare via oggetti dal valore enorme. Non possiamo controllare tutto».

Ha mai pensato di andarsene?

«Ho ricevuto proposte, viaggio molto (Maamoun è stato di recente a Roma, dove ha partecipato a una delle conversazioni legate alla mostra La forza delle rovine , ndr ) ma non me ne vado. Ho una sorta di missione. Però il patrimonio è di tutti: non lasciateci soli».


30/11/15

Karl Ove Knausgård, "La morte del padre" (RECENSIONE).




Mi ero piuttosto incuriosito riguardo al fenomeno Karl Ove Knausgård.

Lo scrittore, nato a Oslo nel 1968, ha studiato letteratura all’Università di Bergen e vive a Malmö, in Svezia. 

Per il suo primo romanzo Ute av verden (1991) è stato insignito del Norwegian Critics Prize for Literature, primo caso di assegnazione del premio a un debuttante. 

Il secondo romanzo, En tid for alt, ha vinto molti premi ed è stato giudicato tra i migliori 25 romanzi norvegesi di tutti i tempi. 

Ma dopo questi due primi romanzi, il caso è diventato con quello che in molti hanno definito il suo capolavoro, una vera sfida narrativa: sei volumi intitolati La mia battaglia, più di 3500 pagine autobiografiche, di cui La morte del padre (2014), tradotto in Italia da Feltrinelli - come gli altri - è il primo volume della serie. 

Sono invece rimasto molto deluso dalla lettura. 

Nel corso di più di 500 pagine, Knausgård, racconta sostanzialmente la propria vita. Priva di eventi memorabili, priva di circostanze straordinarie.  Una vita assolutamente comune, ordinaria ma - è questo che conta - raccontata in modo assolutamente ordinario e mai veramente letterario. 

Diviso in due parti piuttosto nette, nella prima, La morte del padre racconta della adolescenza dello stesso autore: una famiglia come tante, nella fredda e quieta Norvegia, i primi ricordi - di quando aveva otto anni (la parte migliore del libro) - le prime sbronze da sedicenne, i sotterfugi, i silenzi del padre, i primi amori immaginati o vissuti, le schitarrate rock, i gusti degli adolescenti che sono comuni in tutto il mondo.    

Nella seconda, entra in scena la morte del padre - molto più avanti dunque temporalmente nella vita di Karl Ove che adesso è sposato e ha due figli, e fa già lo scrittore - che è morto alcolizzato in casa della madre (la nonna di Karl Ove), il ritorno alle origini dello scrittore e di suo fratello Yngve, la scoperta di una deriva e di un degrado totale che ha portato il padre a morire in una casa piena di rifiuti, di escrementi, di sigarette e di bottiglie vuote; lo sforzo dei due fratelli per rimettere in sesto la casa, preparare i funerali, affrontare il dolore silenzioso e traumatico della nonna, divenuta quasi afasica. 

In tutto questo, Karl Ove si mette - o si vorrebbe - mettere a nudo, raccontando tutto di sé, dei suoi moti interiori, delle sue debolezze strutturali e caratteriali - il pianto che affiora decine di volte, prima e dopo la morte del padre - dei suoi piccoli e grandi tormenti, dei suoi silenzi - pochi - dei suoi interrogativi irrisolti. 

Il lettore viene trascinato quindi in una specie di flusso ininterrotto di elementi poco significativi, quasi risucchiato dentro una narrazione minuziosa fino all'eccesso insostenibile, che racconta ogni movimento, ogni dettaglio inutile, ogni particolare trascurabile. 

E' perfino dichiarato dall'autore, nel corso del suo lunghissimo monologo, che il modello è la Recherche proustiana. Ma è un modello molto rischioso per Kanusgard, che non può non perdere la scommessa su tutta la linea. 

La narrazione non decolla mai, non è mai vera letteratura, ma solo accumulo di inutili informazioni. La lentezza inane del racconto smonta ogni ipotesi lirica, ogni sostanza vera, lasciando la continua sensazione di una operazione furba, e nulla più. 

Knausgard non ha molto altro da offrire che questo racconto onanistico, che non arriva mai al punto, e che non aggiunge nulla a quel che c'era prima (del racconto), se non questo compiacimento masochistico, vittimistico. 

Dovendo sintetizzare, mi sovvengono queste parole di Benedetto Croce, che mi pare si adattino perfettamente alla narrazione dell'autore norvegese: 

Il senso comune, quando non pretende di diventare scienza ha sovente ragione. Per esempio ieri una signora mi diceva a proposito di un volumetto di novelle: "Che cosa importano codeste storie, di cui posso raccogliere larga messe sol che presti un momento l'orecchio a una conversazione qualsiasi ? Che m'importano codeste descrizioni di cose o di parti di cose che veggo dappertutto, sol che volga l'occhio intorno ? La vita volgare la conosco anche io. Gran bisogno di leggere un libro per conoscerla ancora una volta !"
E la signora aveva ragione. Non che l'arte non sia libera di rappresentare quel che voglia... Ma l'artista ha il dovere di rappresentare ciò che franca la spesa di rappresentare, ciò che interessa.  Accade il medesimo della verità scientifica. Se io conto a una a una tutte le fave che sono in un sacco, dico forse una bugia o un errore ? No: anche quel numero è una verità. Ma spendo bene il mio tempo ? Chi avrebbe il coraggio di rispondere di sì? (Benedetto Croce, Dal libro dei pensieri, Adelphi, 2002, pag.20). 

Ecco: Knausgard conta molto bene le sue fave. Ma non ho speso bene il mio tempo a sentirle contare.

Fabrizio Falconi 








27/11/15

"Everywhere, Nowhere" di Renzo Bellanca. Alla Galleria Honos Art fino al 15 gennaio 2016.



Con la mostra Renzo Bellanca, Everywhere, nowhere, curata da Loredana Rea, apre al pubblico, nel cuore di Roma, un nuovo spazio espositivo: Honos Art

Galleria d’arte contemporanea e al tempo stesso luogo esclusivo di proposta e ascolto di quanto ci circonda, nato per reinterpretare la realtà e offrire la sua chiave di lettura attraverso un gruppo di artisti, selezionati a garanzia di ricerca, qualità ed unicità. 

Honos Art non è però semplicemente un luogo in cui fruire l’arte ma anche un luogo in cui fare esperienza della complessità creativa contemporanea, in cui possono trovare accoglienza tutti coloro che vogliono approfondire o nutrire il proprio bisogno di conoscenza e di bellezza. 

Everywhere, nowhere, il primo appuntamento con cui Honos Art intende concretizzare la sua filosofia espositiva, presenta una serie di lavori recenti di Renzo Bellanca, di grande fascino e di forte impatto visivo, che contaminano, attraverso calibrate stratificazione di segni e immagini, linguaggi ed esperienze di natura diversa, capaci di trasformare luoghi della geografia in spazi da ricomporre frammento per frammento. 

Sono tele di grandi dimensioni, cui si affiancano come tasselli di un puzzle opere piccolissime, a suggerire un viaggio nei luoghi dove è nata la cultura mediterranea e il pensiero occidentale si è fuso con quello orientale: luoghi di approdi momentanei, di partenze e di arrivi, per raccontare storie di genti diverse e materializzare percorsi da leggere come antiche mappe per nuovi possibili itinerari. 

Tra questi. 
T.E.V.E.R.E. (2014) che contiene, quasi crittografata nell'opera una poesia inedita di Fabrizio Falconi, costruita con un acronimo della parola Tevere.


T.E.V.E.R.E. (2014) Tecnica mista su Tela, cm. 175X262 - Esposta in "Everywhere/Nowhere"

Tempo è passato da quando ti ho aspettato
Eri un ombra o uno spettro
Venivi di notte, camminando ebbro di vita
E di morte, parole seminavi al vento e canti
Ripetevi come fosse l'acqua dolce di un fiume
Estuario o delta, meraviglioso prodigio che lento finisce.

T.E.V.E.R.E. (2014) Tecnica mista su Tela, cm. 175X262 - Esposta in "Everywhere/Nowhere"

Sono inedite cartografie, giocate su una raffinata rarefazione della materia pittorica, intessuta di velature e vedute aeree, che suggeriscono la necessità dell’erranza, dappertutto e in nessun luogo, per recuperare la qualità emotiva del divenire e materializzarla sulla superficie in una polifonia di segni, forme, immagini e colori, che creano pause, sovrapposizioni e intervalli, sorprendenti e inattesi. 

Renzo Bellanca, nato ad Aragona (Ag) nel 1965, artista, scenografo cinematografico e docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze, vive e lavora a Roma da oltre venticinque anni. Ha lavorato per importanti produzioni cinematografiche, televisive e teatrali, collaborando con importanti registi. Dalla fine degli anni ’90 si afferma la necessità di esprimersi attraverso la pittura e l’incisione. Negli ultimi anni è stato protagonista di mostre: in Spagna al Museo d’Arte Contemporanea di Ourense, in Galizia, a Roma al Chiostro del Bramante, alle FAM Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, alla 54^ Biennale di Venezia, Padiglione Italia, e a TRAME Festival delle letterature.

Renzo Bellanca
Everywhere / Nowhere
dal 21.11.2015 al 15.1.2016
HONOS ART ​
Via dei Delfini 35 
00186 
 +39 0631058440 
Orario: martedì/sabato 12.00-20.00


25/11/15

Habermas: "Il fondamentalismo non è una religione".





Non c'e' alcun bisogno di reagire a un pericolo fittizio come l'asservimento a una cultura straniera, che secondo qualcuno ci sta minacciando. Il pericolo e' ben piu' concreto: secondo il filosofo tedesco JurgenHabermas, la societa' civile deve guardarsi dal sacrificare sull'altare della sicurezza le virtù democratiche di una societa' aperta: la liberta' degli individui, la tolleranza verso la diversita' delle forme di vita, la disponibilita' a immedesimarsi nelle prospettive altrui. 

Nel suo modo di esprimersi - afferma Habermas in un'intervista a Le Monde riportata da Repubblica - il fondamentalismo jihadista ricorre a tutto un codice religioso, ma non e' affatto una religione. Al posto dei termini religiosi di cui fa uso potrebbe usare qualunque altro linguaggio devozionale, o anche mutuato da una qualunque ideologia che prometta una giustizia redentrice

Spera che gli attacchi a Parigi non cambino l'atteggiamento della Germania sui rifugiati: Siamo tutti sulla stessa barca. Il terrorismo e la crisi dei rifugiati costituiscono sfide drammatiche, forse definitive, ed esigono solidarieta' e una stretta cooperazione che le nazioni europee non si decidono ancora ad avviare. 

24/11/15

La ragazza di Gaza che è rimasta chiusa in casa per 20 mesi e ha trasformato la sua vita in opera d'arte (Nidaa Badwan).



Attraverso la sua macchina fotografica, Nidaa Badwan ci trasporta nella sua piccola camera da letto, dove è rimasta per un anno e dieci mesi. 

Le sue opere denunciano le tragedie della sua terra e allo stesso tempo rappresentano una realtà vivace e poetica, colorando e creando un percorso luminoso per Gaza

Il 19 novembre del 2013 Nidaa Badwan ha chiuso la porta della sua camera da letto e l’ha tenuta chiusa per ventidue mesi. 

Una reclusione volontaria, decisa e motivata. Il giorno prima i miliziani di Hamas l’avevano fermata mentre aiutava un gruppo di giovani a preparare una mostra. “Perché porti quei pantaloni larghi? Devi indossare il velo non quel cappello di lana colorato. Sei strana, chi sei?”. “Sono un’artista” aveva risposto lei. “Che vuol dire? Che cos’è un’artista e soprattutto che cos’è un’artista donna?”. 

 Da quel giorno Nidaa si è isolata nella sua stanza, piccola, solo nove metri quadrati e con una sola finestra. Al soffitto una lampadina appesa ai soli fili elettrici. Ha colorato le pareti di blu, di verde, una l’ha riempita di cartoni delle uova ognuno di colore diverso, come un arcobaleno e durante i quattordici mesi, ha cambiato e ricambiato, secondo l’ispirazione e soprattutto in base alla poca luce naturale che filtrava dalla finestra

Nella stanza strumenti musicali (un oud, una chitarra rotta), una vecchia macchina per scrivere, una cucitrice, gomitoli di lana, una scala di legno da imbianchino, fanno da scenografia

Nidaa Badwan prepara la sua macchina fotografica, aspetta la giusta luce naturale e scatta, scatta e poi scatta ancora. 



Sono autoscatti in cui il volto si riconosce appena, ma sembrano quadri e non fotografie. I colori, il calore, suscitano emozioni, sensazioni forti, ricordano le nature morte di Chardin, i chiaroscuri di Caravaggio, le scene teatralizzate di David. 

Nidaa Badwan con i suoi ritratti rappresenta i sogni dei giovani della sua terra e l'isolamento del mondo femminile sotto il governo autoritario di Hamas.

Dopo aver esposto a Gerusalemme, Betlemme, Nablus, Herbron in Palestina, a Montecatini Terme e Montegrimano in Italia, e prima di esporre in molti altri paese in giro per il mondo, le meravigliose opere di Nidaa verranno esposte nello splendido scenario del Palazzo Graziani della Repubblica di San Marino, con ben 24 tavole, che rimarranno a disposizione del pubblico dal 23 novembre 2015 al 6 gennaio 2016

 Queste le parole del Segretario alla Cultura Giuseppe Morganti: “In una terra come San Marino, che basa i suoi valori e la sua storia sulla libertà, tu rappresenti un simbolo particolare, perché ti batti per i diritti con strumenti di pace e non di guerra”.

“100 giorni di solitudine” di Nidaa Badwan dal 23.11.2015 al 6.01.2016 Palazzo Graziani Via dello Stradone, 12 San Marino 



23/11/15

"Roma segreta e misteriosa" da oggi in libreria. L'introduzione.




INTRODUZIONE da Roma Segreta e Misteriosa, da oggi in libreria.

Roma per me è un sogno concreto. Non è questione di colori, o di storia. E’ la realizzazione di un sogno misterioso contenuto all’interno di ciascuno di noi, nell’anima di ciascuno. Provo a spiegarmi meglio: Roma esiste prima che nella sua materia, nella sua forma, nelle sue colonne, nei suoi tempi, nei suoi anfiteatri, nei suoi muri scrostati. Roma è secondo me prima di tutto, un’idea. L’idea dei progenitori. Roma è stata fondata, e già dalle leggende relative alla fondazione, noi sappiamo che vi era l’idea di fondare una città perfetta, legata al favore degli dei, degli astri del cielo, e della natura. 

L’idea degli antenati poi, si è legata ad un sogno di perfezione e di centralità – caput mundi. L’idea di perfezione e di centralità, a sua volta, ribadita dalla nuova fondazione cristiana sulla tomba di Pietro, si è deteriorata nel corso dei secoli, si è sgretolata, si è smaterializzata sotto i colpi e le onde di infinite stratificazioni che hanno come disperso il senso di quella centralità, senza mai cancellarlo del tutto. 

Anche oggi, Roma si presenta unica. Unica, perché l’idea che vive sotto le sue viscere continua ad essere viva, ed unica. E la si percepisce con forme mutate, in ogni angolo, in ogni pietra sopravvissuta. L’idea di Roma vive nelle catacombe e nei trionfi barocchi. Essa – quell’idea – è pervasa di sacro e profano, proprio perché fa parte dell’archetipo umano dell’imago urbis che mette d’accordo il favore degli dei con l’armonia della natura. 

Due millenni prima della città utopica rinascimentale, Roma è un progetto di armonia universale, continuamente decadente e decaduto, sepolto dalla polvere, e rinnovato dall’inquietudine umana. Ecco anche perché la sua decadenza è diversa da quella di altre città che furono ‘centrali’ come Heliopolis-Il Cairo o Istanbul-Costantinopoli. 

L’idea di Roma non è morta: essa appartiene all’anima di ciascuno, esattamente come duemila e cinquecento anni fa, e questa affermazione paradossale la si riscontra come vera negli occhi di chi si imbatte, e viene come viandante o pellegrino su una strada tracciata da migliaia di vite prima della sua. Proprio perché l’idea di Roma è l’idea della nostra vita-madre. Qualcosa alla quale non si può fare a meno di tornare, perché appartiene alla nostra origine. E dunque proprio a coloro che amano Roma, ai suoi abitanti, alle centinaia di migliaia di visitatori che ogni anno vengono da ogni parte del mondo a scoprirla, a coloro che la sognano da lontano, questo libro è dedicato. 

Si è scelto un itinerario tematico, che attraversa la Città Eterna, nei suoi più diversi aspetti: nella prima parte La Roma misteriosa dei Papi, si affrontano le uccisioni, i riti segreti e macabri, conclavi come complotti, sparizioni, spie, messaggi segreti, avvelenamenti, cadaveri fatti sparire: la storia di duemila anni di Papato a Roma, oltre alla guida del cattolicesimo nel mondo, è anche questo; la seconda parte è dedicata al mondo sotterraneo: dalle origini della Cloaca Maxima, la rete fognaria più antica del mondo, il mistero dei cunicoli, degli antri segreti della Roma Antica che ancora oggi ospitano vita e leggende, delle Catacombe lungo le vie consolari e nelle antiche chiese: centinaia di chilometri di cunicoli nascosti, passaggi segreti, migliaia di sepolture, una specie di città parallela, la città dei morti, teatro in passato di antichi riti e oggi di complicate esplorazioni; la terza parte si occupa invece delle visioni e dei fantasmi che hanno scandito la vita millenaria di Roma: la città eterna è stata la città che forse più di ogni altro, ha celebrato l’unione dell’uomo con il fantastico, visioni religiose che hanno cambiato la storia del Cristianesimo, e che sono proseguite fino ai giorni nostri e apparizioni di fantasmi pagani, che sin dalla Roma Antica e più indietro nel tempo fin dalla sua fondazione hanno segnato la storia della città; nella quarta parte si affronta la Roma capitale dell’esoterismo (dagli antichi riti mitraici, fino ai Cavalieri di Malta e ai Templari, Roma ha esercitato un potere di fascinazione nei confronti di logge, massonerie, sette alchemiche, una lunga storia che viene narrata attraverso i luoghi più rappresentativi); nella quinta parte sono protagonisti gli obelischi, le guglie, le reliquie, le torri (con i suoi tredici obelischi originali egizi - la città che ne ha di più al mondo - e con il suo incredibile elenco di colonne, torri e campanili, Roma è la città che più ha cercato di elevarsi, nel corso della sua storia, verso il cielo, verso il mistero dell’universo); nella sesta parte verrà dato spazio alla Roma del terrore (da Campo de’ Fiori, teatro del macabro rogo di Giordano Bruno, al Palco delle decapitazioni di Castel Sant’Angelo, dove si esibiva il celebre Mastro Titta, ai martiri cristiani); le rovine sono poi le protagoniste della settima parte (sono moltissime le storie di sapore gotico legate a questi luoghi che esprimono la grandezza della città eterna nel tempo, e il suo lento, continuo decadimento); l’ottava parte è dedicata alle statue di Roma (ci sono nella città Eterna quelle che parlano: dalla più celebre, quella di Pasquino, a quella del Marforio, finita per diventare il simbolo de La Grande Bellezza, il film con il quale Paolo Sorrentino ha vinto il premio Oscar); nella nona parte il protagonista vero è il Tevere, con i luoghi e le storie del fiume che hanno accompagnato quasi tremila anni di storia di Roma; e infine l’ultima parte che è un omaggio agli angoli più nascosti della Città, agli aneddoti e alle storie più sconosciute. Questo libro si propone dunque di non essere solo memoria. Ma  tessuto vivo. Il fascino di Roma è presente ogni giorno proprio grazie alla sua storia millenaria, che non si finisce mai di raccontare. 

Scriveva Sigmund Freud: Facciamo dunque un ipotesi fantastica che Roma non sia un abitato umano, ma un'entità psichica dal passato similmente lungo e ricco, una entità in cui nulla di ciò che un ha acquistato esistenza è scomparso, in cui accanto alla più recente fase di sviluppo continuano a sussistere tutte le fasi precedenti. In questa continua commistione tra presente e ieri, tra storia e quotidiano sta forse il segreto più suggestivo di questa città immortale.

22/11/15

"La maggior parte dei morti tace. Per i poeti non è così" - "Tumbas", l'ultimo libro di Cees Nooteboom.



«La maggior parte dei morti tace. Per i poeti non è così. I poeti continuano a parlare.» Perché comunicano a ognuno qualcosa di personale e accompagnano diversi momenti della nostra vita, innescando con noi un dialogo intimo al di sopra dello spazio e del tempo. 

Per questo Cees Nooteboom, nel corso di trent’anni di viaggi per il mondo e attraverso i cieli della letteratura, ha visitato le tombe dei grandi scrittori e filosofi che lo hanno segnato, raccogliendo quello che, dietro una lapide di marmo, un monumento bizzarro, un’epigrafe toccante o l’incanto di un’atmosfera, hanno ancora da raccontare. 

Dal famoso Père-Lachaise di Proust e Oscar Wilde alla pittoresca collina sopra Napoli che ospita Leopardi, dalla cima del monte Vaea, nelle isole Samoa, dove è sepolto R.L. Stevenson, a Joyce e Nabokov in Svizzera. Calvino a Castiglione della Pescaia, Melville in un angolo sperduto del Bronx, e Kawabata nel suo Giappone; Keats e Shelley accanto a Gregory Corso nel romantico Cimitero Acattolico di Roma; Brecht a due passi da Hegel a Berlino est; Brodskij insieme a Pound nell’isola veneziana di San Michele, e il Montparnasse di Baudelaire, Beckett e Sartre, a cui ha scelto di unirsi anche Susan Sontag

Ogni tomba è un lampo sul mondo dello scrittore che la occupa, rievocando una poesia, un frammento di vita o di libro, ispirando folgoranti riflessioni e inattesi collegamenti, in un appassionante pellegrinaggio indietro e avanti nella storia della letteratura e del pensiero, che con Nooteboom diventa una meditazione poetica sull’uomo, il tempo e l’arte. 

Mentre a ogni pagina cresce il desiderio di andare a leggere e rileggere le opere dei suoi cari immortali


Cees Nooteboom

21/11/15

"A capo della congiura, il tempo", le poesie di Raoul Precht.




Dopo la traduzione e la cura di Schulin di Sternheim, ancora inedito in italia, sempre per La Camera Verde,  e dopo le poesie de I viaggi dell'Ofiuco, portati anche in uno spettacolo a Roma, torna Raoul Precht, con una nuova raccolta poetica, appena pubblicata sempre da La Camera Verde, A capo della congiura il tempo. 

Nella consueta eleganza della veste grafica di queste edizioni, Precht propone due poemetti, Oscure dimore e La festa, già pubblicati nella Italian Poetry Review (VIII, 2013, pp.91-98) e una nuova raccolta di dodici liriche, A capo della congiura, il tempo, scritta nel gennaio del 2015.

Tutti e tre i lavori sono molto interessanti. La voce poetica di Precht è sempre più limpida, nuda ed essenziale. 
In Oscure Dimore, la tentazione di un bilancio di vita - Scoprirò le strade che ho già percorso/ritroverò i ciottoli/ i dolori di un tempo, mummie/ che imperlano il cammino verso la comune/ partenza - si mischiano ad annunci di contese non solo esistenziali (che in questi giorni d'Europa risultano quanto mai profetici): Sussulti di battaglie e la gente / - uno sciame - che s'apre/ alla violenza di ogni ora, / comodamente acquattata tra i tavoli/ del bar, in attesa che tutto taccia.  

Ne La Festa - cinque parti compatte - il desiderio o l'ambizione di estraniarsi dal gioco dissennato del mondo - il biglietto d'invito, l'ho bruciato/ Chi è di spuria origine resti fuori/ dalla mischia: solitudine esigo/ come un flagello, ma è falso il piacere - è colmo di malinconia e sofferenza. 

Infine, nell'ultima parte, A capo della congiura, il tempo, Precht offre una meditazione filosofica e poetica sul tempo, con straordinarie immagini (nella savana dei nostri rimpianti; potrei ritirare le truppe biancorosse/e del mondo tutte le tastiere scordare; un piano inclinato d'alabastro - così/ m'immagino l'amore, che vive di macchie) sui suoi beati inganni e sulla sua imperdonabile condanna. Ma è solo con il tempo, sembra suggerire Precht, che si può gabbare il tempo.  Altro non (ci) è dato, e forse non è poco. 

Fabrizio Falconi 


20/11/15

"Un amore degli anni venti" di Simone Caltabellota, i meravigliosi tempi di Sibilla Aleramo. (Recensione)




Finalmente un libro diverso

Simone Caltabellota, con pazienza certosina e amore appassionato ha ricostruito una storia perduta italiana, dell'Italia degli anni venti, una vicenda d'amore (e non solo amore, ovviamente) tra una grande scrittrice e un giovane mago, Sibilla Aleramo e Giulio Parise. 

Ma il libro è molto di più: è la ricostruzione meticolosa di quella complessa trama di relazioni, intrighi, rancori, disegni politici, tradimenti intellettuali, tradizioni iniziatiche e pratiche magiche - come recita la bandella del volume - che ruota intorno al misterioso «Gruppo di Ur» e alle figure di Julius Evola e del matematico pitagorico Arturo Reghini, avendo come teatro la Roma magica di quegli anni, con i suoi palazzi, i caffè, i teatri, le biblioteche, e anche i commissariati di polizia. 

Fu proprio durante il Ventennio infatti che la storia d'amore tra Sibilla Aleramo, all'epoca una scrittrice già famosa e  Giulio Parise, molto più giovane di lei, bellissimo e misterioso, sfida le convenzioni e la rigida disciplina di quegli anni, rispolverando l'antica e magica Sapienza pagana alle origini della civiltà italica e dell’intera cultura occidentale, quella stessa Sapienza alla quale in quegli anni si rivolgevano diverse associazioni filosofiche, massoniche, esoteriche in diverse parti d'Europa.

Sibilla e Giulio - del giovane Mago si sono perse le tracce definitivamente e al giorno d'oggi non esiste nemmeno una sua foto, per reperirla Caltabellota si è rivolto agli eredi, che ancora vivono a ROma - si incontrano, si amano, si perdono, si allontanano, si ritrovano, si tengono uniti sul filo di una esperienza iniziatica, una serie di prove che Giulio impone a Sibilla insieme alla sua distanza

E Caltabellota ricostruisce questa vicenda, mai raccontata, passo dopo passo, attingendo direttamente dalla Fondazione Gramsci e dall'Archivio Aleramo dove sono custodite le lettere originali, i biglietti autografi, le fotografie. Sono le voci di quel mondo apparentemente lontano e invece molto moderne, con le sue inquietudini, i suoi strappi, i suoi disorientamenti tra desiderio di elevazione e passioni divoranti. 

Pagina dopo pagina affiora il destino perduto di Sibilla, il suo amore che non si è completamente concesso, che è rimasto sempre misteriosamente negato, il volto di Giulio che appare e scompare, tra le diatribe di Reghini ed Evola che si accapigliano sulle riviste dell'epoca su ardue questioni filosofiche che soltanto in apparenza celano i risentimenti e i risvolti passionali, nei confronti di quella donna, Sibilla, che ha saputo tenere magicamente i fili di vicende così diverse, restando protagonista, restando sempre, anche di fronte alla sofferenza, nuda, se stessa. 

Un amore degli anni Venti 
Simone Caltabellotta 
Collana: Scrittori 
Ponte alle Grazie
Pagine: 192Prezzo: € 15.00

Fabrizio Falconi


18/11/15

La grandezza della Letteratura Francese, a Roma. Il calendario degli eventi delle Biblioteche romane.




un modo per reagire ai terribili fatti di Parigi è anche riscoprire la grandezza della letteratura francese. In questa lodevole iniziativa del circuito delle Biblioteche di Roma. 
Qui di sotto l'elenco completo anche degli altri appuntamenti. 


Parigi, 13 novembre 2015

"Il terrorismo e la menzogna sono le armi del debole, non del forte"
 Mahatma Gandhi



Festival della narrativa francese, VI EDIZIONE
le voci della narrativa francese incontrano il pubblico italiano  22 ottobre -  26 novembre
Prosegue la kermesse dedicata alla letteratura francese fino al 25 novembre presso l'Institut français - Centre Saint-Louis in Largo Toniolo 22, con: Alessandro Tota e Pierre Van Hove "Il ladro di libri", Coconino Press (19 novembre ore 19);
(continua a leggere...)
http://newsletter.bibliotechediroma.it/r.html?uid=1.8i.4onr.4ju.k04grdma1s
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Estate assassina di Gilda Piersanti, Bompiani
Presentazione libro con l'autriceGuglielmo Marconi - martedì 24 novembre, h. 18:30
Nell'ambito del Festival della Narrativa francese, organizzato dall'Institut français Italia/Ambasciata di Francia in Italia, Teresa Ciabatti presenta  Gilda Piersanti.
(continua a leggere...)
http://newsletter.bibliotechediroma.it/r.html?uid=1.8i.4onr.4jv.y7e5dxnjw6
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Colonia Italia
Presentazione libroEuropea - venerdì 20 novembre, h. 17:30
Prima presentazione romana del libro Colonia Italia, di  Mario Josè Cereghino e Giovanni Fasanella, edito da Chiarelettere. Sulla base di un lavoro di ricerca su documenti del governo, della diplomazia e dell’intelligence inglese, desecretati
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Mostra del nuovo cinema europeo
Rassegna cinematograficaEuropea -  23 - 29 novembre
EUNIC, il partenariato tra Istituti di Cultura, Accademie e Ambasciate Nazionali dell‘Unione europea a Roma, lancia la prima edizione della Mostra del nuovo cinema europeo.
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Pasolini - il cinema in venti tavole
 Inaugurazione mostraElsa Morante - mercoledì 18 novembre, h. 17:00
Inaugurazione della mostra "Pasolini - Il Cinema in 20 Tavole", a cura della Fondazio Cinema per Roma. L'evento fa parte delle iniziative per il 40° anniversario della morte del grande intellettuale, scrittore, regista e poeta.
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Biblioring. Ultimo round!
Partecipa on line al Biblioring: prendi in prestito, acquista, commenta, vota  14 luglio -  30 novembre
Vuoi  che il tuo libro sia il “testo più letto e amato” del BiblioRing? Inserisci un commento e indica con una stellina da 1 a 5 la tua preferenza su www.bibliotu.it.

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La vita è in gioco
Presentazione libro
 Centrale per Ragazzi - giovedì 19 novembre, h. 17:00
In occasione del 26° anniversario della Giornata Mondiale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, un incontro a cura di Amnesty International.
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Luce, Gravità e Musica
 Conferenza e concertoVaccheria Nardi - sabato 21 novembre, h. 11:00
Ancora un sabato mattina dedicato alla musica nella sala della Vaccheria Nardi, con una conferenza concerto organizzata dall’Associazione Suono Immagine Onlus, che celebra il centenario della formulazione della Relatività Generale di Albert Einstein.
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Roma dei misteri di  Vittorio Di Giacomo
Presentazione libro Nelson Mandela - giovedì 19 novembre, h. 16:30
Il Centro Culturale G.G. Belli presenta il libro "Roma dei misteri": la magia, l’alchimia, la stregoneria come provocazione, sfida o difesa contro la “potenza”.
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Donne in giallo
Incontro-conferenzaRispoli - lunedì 23 novembre, h. 17:00
Agatha Christie, Dorothy Sayers e il merito delle scrittrici nella nascita del mystery. Incontro-conferenza a cura di Valeria Palumbo. Tra gli Anni Venti e gli Anni Quaranta fiorì il cosiddetto giallo deduttivo.
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Flautissimo 2015. Il viaggio segreto della musica. 17a edizione
Parco della Musica , Centrale Preneste , Biblioteca Villa Leopardi e Vaccheria Nardi  27 novembre -  22 dicembre
Prende il via la XVII edizione di Flautissimo, il Festival Italiano del Flauto, organizzato dall’Accademia Italiana del Flauto. Il programma di quest'anno presenta inquadrature e angolazioni per un’offerta di spettacolo innovativa e multidisciplinare
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Lunetta Savino in Grand Guignol all’italiana
 Teatro Eliseo SPECIALE PROMOZIONE Biglietto € 20 (anziché € 34) 17 - 29 novembre
Grossolanità, cinismo, squartamenti e lacrime da cronaca nera, eros e bordello a infarcire un drammone popolare senza lieto fine. Nella Francia di fine ‘800, il “Grand Guignol” era tutto questo; un miscuglio non molto amalgamato di tinte fortissime,
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Quartetto di Cremona in Esplorando Beethoven
Sabato 21 novembre 2015 ore 17.30 Aula Magna Sapienza Università di Roma
P.le Aldo Moro 5 Romasabato 21 novembre
Il ciclo completo dei Quartetti di Ludwig van Beethoven – diciassette geniali e straordinari capolavori, che costituiscono uno di più grandi monumenti della musica di tutti tempi – è da anni l’obiettivo cui lavora il Quartetto di Cremona, che li sta
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Concerto per Odysseo. Cronache dall’Iliade di Omero
Teatro di Documenti Via Nicola Zabaglia 42  PROMOZIONE SPECIALE SOLO 8 €URO 20 - 22 novembre
L'Iliade come non è mai stata raccontata finora. Continua ad affascinare e ad interessare anche le giovani generazioni. Raccontiamo ancora una volta di uomini ed eroi, della guerra e della assoluta necessità della pace, di vendetta ma soprattutto di
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Sandro Veronesi in "Non dirlo. Il Vangelo di Marco"
 22/11/2015 Auditorium Parco della Musica  Sala Petrassi  ore 21domenica 22 novembre
Questa non è una storia classica, non è composta né scritta in modo classico: qui si sta parlando di un rivoluzionario, un personaggio che è venuto a rivoltare il mondo, e Marco capisce che deve rivoluzionare anche il racconto.
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Dino Zoff: la storia di un mito
Teatro Golden  Via Taranto, 36 domenica 22 novembre ore 21domenica 22 novembre
Dino Zoff: portiere nato, recordman nato, titolare fisso. E’ la storia di un mito, di un bambino che non sognava di fare gol ma di pararlo. Unico giocatore di calcio celebrato con un francobollo, il portiere più grande di tutti i tempi, a 40 anni da
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Alla scoperta delle Basiliche Maggiori di Roma con Artefacto
S.Giovanni in Laterano, S.Maria Maggiore, S.Nicola in Carcere 21 - 25 novembre
Gli archeologi di Artefacto vi propongono, per il prossimo weekend, una visita guidata alla scoperta di due importanti Basiliche romane e della Chiesa di S.Nicola in Carcere con i sotterranei.
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GIOVANNI E PAOLO al di là di Falcone e Borsellino
Teatro Sala Umberto 25  novembre 2015 ore 21.30mercoledì 25 novembre
Lo spettacolo, nella sua drammaturgia di testo, musica e azione, mette in scena un Falcone e Borsellino inediti; crea le condizioni per cui, nonostante la loro/nostra storia sia conosciuta a tutti, si possa ancora scuotere la testa e dire:
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La versione di Tristano. Giovanni Scifoni voce narrante e Quartetto Roma Tre
Accademia Filarmonica Romana Sala Casella giovedì 26 Novembre 2015 ore 21  giovedì 26 novembre
La vicenda di Tristano e Isotta è una delle più celebri storie a noi pervenuta dalla tradizione medievale. Il racconto, con il trascorrere dei secoli, si è trasformato, arricchito, diversificato: la storia è diventata leggenda, la leggenda mito;
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Giorgio Albertazzi protagonista de La Tempesta di William Shakespeare
Teatro Ghione  19 novembre -  13 dicembre
L’uomo di oggi è confuso, disorientato, frastornato da persuasori occulti, anaffettivo, comprato da una società che lo ha divorato, digerito, trasformato in cieco consumatore e prodotto di mercato. A capo chino bruchiamo la porzione d’erba a noi
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