Qualche giorno fa, Franco Cordelli, intervistato sul Corriere della Sera, ha detto: "Le parole non contano più". Si riferiva ai libri, certo, ma più in generale alla scomparsa di un intero mondo che era fondato sulla trasmissione e sul valore della parola.
Considerazione realistica, più che apocalittica, a giudicare dai dati sulla lettura, di libri o riviste, anche online, ai minimi storici di sempre e in caduta libera inarrestabile (perfino i libri in concorso nello "Strega" hanno tirature risibili).
Allora la domanda è: "per chi scriviamo, oggi?" "Per chi si dovrebbe scrivere oggi, e perché?"
La risposta l'ha data già cento anni fa, Ludwig Wittgenstein e vale la pena ri-leggerla:
"La scomparsa delle arti non giustifica un giudizio di condanna per gli uomini del nostro tempo. Infatti, nature autentiche e forti proprio in quest'epoca si allontanano dal campo delle arti per indirizzarsi ad altro, e il valoro del singolo trova modo comunque di esprimersi. Io scrivo quindi per alcuni amici dispersi negli angoli del mondo."
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