A Parigi, in una notte di parecchi anni fa, un ventenne viene investito da un'auto (una Fiat color verde acqua) in Place des Pyramides. Soccorso nella hall di un vicino hotel, il ragazzo si sveglia in compagnia della donna che era al volante e di un misterioso uomo bruno che si occupa di loro, accompagnandoli a bordo di un cellulare della polizia all'ospedale più vicino.
Sedato per curare le sue ferite, il ragazzo trascorre alcuni giorni in stato di semi-incoscenza, poi quando viene dimesso riceve - senza altre spiegazioni - dal misterioso uomo una busta con molti soldi: una sorta di indennizzo per il suo silenzio.
Comincia così Incidente notturno, il romanzo scritto nel 2003 da Patrick Modiano (che qualche anno più tardi - 2014 - ha ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura), tradotto nel 2016 da Emanuelle Caillat per Einaudi.
Il lettore che non conosce ancora Modiano però, aspetterà invano di veder scorrere nel breve volgere di 115 pagine, l'intrico di un giallo.
Come spesso avviene nei romanzi dello scrittore Boulogne-Billancourt, il pretesto del racconto, la chiave - pur efficace per tenere stretta l'attenzione sul racconta - funziona come messa in moto di un meccanismo narrativo introspettivo fondato sullo studio di una coscienza: quello del giovane protagonista, di cui non sappiamo nemmeno il nome, della sua vita randagia, dei rapporti con un padre misterioso che incontra soltanto nei bar in disparate zone della città, della sua infanzia, con un altro incidente subito all'età di sei anni nelle strade di un villaggio di provincia, della ricerca ossessiva della Fiat verde acqua e della sua proprietaria di cui sa soltanto il nome - Jacqueline Beausergent - e della quale conserva solo allucinati ricordi della notte dell'incidente.
La lingua di Modiano - asciuttissima, lavorata fino a renderla quasi eterea come la trama del racconto - diventa materiale sensibile del viaggio allucinato e picaresco del giovane senza soldi e senza parte, che si muove, come all'interno di una segreta topografia già tracciata - da un quartiere all'altro di Parigi, da una sponda all'altra della Senna, da una strada all'altra, da una piazza a un vicolo.
Come un delicato gioco di domino, la ricerca del giovane avrà fine. E noi avremo l'impressione di conoscerla retrospettivamente, anche se nulla di esplicito e garantito, nulla di effettivo e razionale verrà spiegato fino in fondo.
Quello di Modiano è un mondo di sogni. Un mondo che rifiuta ogni tirannia del prosaico e rivolta ogni immagine come se fosse vista e percepita dal vetro di un bicchiere rovesciato.
Il gioco potrà apparire a qualcuno stucchevole, ma non è mai stato facile e non lo è neanche ora, scrivere un romanzo come questo.
Fabrizio Falconi
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