La Galleria Farnese affrescata da Annibale Carracci
Primo titolo della collana “In primo piano”, La Galleria Farnese, presenta la volta affrescata
all’interno dell’omonimo palazzo oggisede dell’Ambasciata di Francia, da Annibale Carracci con la
collaborazione del fratello Agostino tra il 1598 e il 1600 per il
cardinale Odoardo Farnese: un ciclo di primaria importanza artistica
che, a dispetto della sua fortuna nei secoli è oggi, tra i grandi monumenti
della sua epoca, uno dei meno conosciuti.
Costruito
attorno a una campagna fotografica eseguita per l’occasione da Zeno Colantoni,
il volume permette di percepire, nell’avvicinamento progressivo dalla visione
d’insieme ai macrodettagli, il susseguirsi delle invenzioni, le varianti di
stile, le caratteristiche della tecnica esecutiva degli affreschi della
Galleria Farnese. Oggetto di una simile lettura ravvicinata, la
decorazione della Galleria, celebrata fino al XIX secolo quale modello della
cultura classicista e d’accademia e proprio per questo poco considerata dalle
stagioni critiche successive, dominate dal prevalere del gusto per il
naturalismo, si rivela ricca di passaggi inaspettati proprio sul fronte
della pittura di genere basso, a conferma dell’intento, già registrato
dai contemporanei di Annibale, di dar vita a una decorazione in cui potessero
trovar posto tutti i generi, dal tragico al comico, e il dispiegarsi di
un linguaggio che fosse il risultato della fusione dei diversi accenti della
tradizione pittorica italiana.
Palazzo Farnese
I dati stilistici, tecnici,
iconografici, resi facilmente leggibili dalla campagna fotografica e
riletti alla luce delle testimonianze delle fonti più antiche e dei più recenti
contributi storiografici, indicano infatti l’opportunità di tornare a
considerare la Galleria Farnese, in piena consonanza con quanto indicato dalle
voci più antiche, il momento più alto del tentativo compiuto dai Carracci e
perseguito soprattutto da Annibale, di coniare un linguaggio pittorico
che potremmo definire multidialettale, frutto dell’unione degli accenti
proprii delle scuole pittoriche regionali quali si erano imposte all’apertura
del Cinquecento. Come avevano inteso i suoi primi sostenitori, nella Galleria
Annibale ha voluto combinare gli ingredienti distintivi della maniera
moderna – i modelli della scultura antica, di Michelangelo, Raffaello,
Tiziano, Correggio, Parmigianino – rifondendoli in uno stile tanto più nuovo
in quanto, per la prima volta dopo la lunga stagione del tardo manierismo,
tornava a riverificare ogni invenzione sulla natura, come attestato dal
ricchissimo corpus di disegni
preparatori, di cui si esaminano nel saggio introduttivo alcuni esempi. Alla
luce di questa analisi, e ancora una volta in accordo con quanto indicato dalle
voci critiche più vicine ai Carracci, la Galleria Farnese si rivela come il testo
figurativo più dichiaratamente e radicalmente antimanierista della
storia della pittura italiana.
Il volume ripercorre le tappe
principali della vicenda critica degli affreschi farnesiani, tornando a
considerarne i punti più spinosi, dalla questione relativa al significato
dell’iconografia della decorazione, al rapporto tra la volta, i lati brevi e i
lati lunghi della sala, al problema della datazione, fino ad aspetti più
trascurati dagli studi, su cui il nuovo materiale fotografico permette di
ragionare con nuovi elementi, quali la già ipotizzata partecipazione di
Agostino alla decorazione della volta al di là delle due storie maggiori, da
sempre ascrittegli dalle fonti, o il problema finora di fatto
inesplorato relativo alla partecipazione della bottega di Annibale alla
decorazione della volta. In questo modo il volume permette di studiare i
molteplici aspetti di quella che davvero paradossalmente resta un’opera tra le
meno note del suo tempo, pur essendo il capolavoro di un artista oggi
oggetto di nuovo interesse da parte degli studi e del grande
pubblico: un'opera di cui è tempo di riconoscere pienamente il ruolo e
l’importanza nel panorama artistico italiano ed europeo.
Il volume Electa curato da Silvia Ginzburg
Silvia Ginzburg: già docente a contratto presso l’Università della Calabria,
insegna dal 2004 Storia dell’arte moderna presso l’Università degli Studi di
Roma Tre. Il suo ambito di studio riguarda in particolare la cultura artistica
del Cinque e Seicento. Ha
pubblicato le sue ricerche sui Carracci, con nuove proposte di attribuzione e
cronologia, in riviste scientifiche, in atti di importanti convegni (con Sybille Ebert-Schifferer, “Nuova luce su Annibale
Carracci”, in corso di stampa), e in alcuni cataloghi di mostre, quali “Domenichino
1581-1641” (Roma 1996), e “Annibale Carracci” (Milano 2006). Gli
affreschi della Galleria Farnese sono stati oggetto di una sua pubblicazione
monografica, “Annibale Carracci a Roma. Gli affreschi di Palazzo Farnese”,
Roma 2000. Ha lavorato inoltre sui rapporti tra Roma e Parigi attorno a
Nicolas Poussin e sulla genesi della prima edizione delle Vite di Vasari (in Testi,
immagini e filologia nel XVI secolo, Pisa 2007).
Con Barbara Agosti e
Patrizia Zambrano cura una collana di saggi di storia dell’arte per Electa,
nell’ambito della quale ha pubblicato la raccolta “Obituaries. 37 epitaffi
di storici dell’arte nel Novecento” (Milano 2008).
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