24/10/11
'La quistione ancora ne pinde.' Una lezione moderna da Boccaccio.
C'è una bellissima favola. "La favola dei tre anelli", che Boccaccio racconta nel Decameron, e che ci dice molte cose, incredibilmente, anche sugli estremismi religiosi e sul relativismo di oggi, ma anche sul conflitto tra civiltà, che va tanto di moda sbandierare. La favola è antichissima, e secondo Renan è di origine islamica: viene dai tempi del sufismo nei tempi della dominazione araba in Andalusia.
La favola narra dunque di Saladino, che chiamato al suo cospetto un grande saggio ebreo, gli chiede quale sia a suo parere fra le tre Leggi - quella di Mosè, quella di Gesù e quella di Maometto - la vera. Il saggio ebreo gli risponde con questa favola.
Un uomo aveva un anello preziosissimo, passato nella sua famiglia di generazione in generazione.
Poco prima di morire, non volendo fare torto a nessuno dei suoi tre amatissimi figli, si fa riprodurre da un orafo due copie dell'anello originale, e muore, lasciando credere a ciascun figlio di essere lui l'erede dell'anello.
Ed ecco la conclusione di Boccaccio: " E così vi dico, Signor mio, delle tre Leggi alli tre popoli dati da Dio Padre, delle quali la quistion proponeste: ciascuno la sua eredità, la sua vera Legge, e i suoi comandamenti si crede aver a fare; ma chi se l'abbia, come degli anelli, ancora ne pinde la quistione."
Volendo meditare questa favola, e la sublime conclusione di Boccaccio, la prima cosa che viene in mente è che essa contiene un profondo messaggio sia contro il fondamentalismo dogmatico, sia contro il relativismo etico, che oggi sembrano essersi spartiti il dominio del mondo.
Contro il relativismo, perché... l'anello vero ESISTE ! E il padre sa quale è ! Contro il fondamentalismo dogmatico: perché.... Solo il padre - ovvero Dio ? - sa quale è l'anello vero, la certezza più in generale, il riconoscimento, cioè la certezza umana, è sempre fallibile e provvisoria (ovviamente escludendo la rivelazione, che si basa appunto su una 'rivelazione' di fede agli uomini) perché ... come dice Boccaccio, in modo sublime la questione 'ancora ne pinde', cioè la questione è ancora in sospeso.
Ciò non vale ovviamente solo per il fondamentalismo dogmatico RELIGIOSO. Ma anche per il fondamentalismo dogmatico PRAGMATICO-SCIENTIFICO: Anche nelle scienze sarebbe pazzo chi credesse un giorno di aver finito la ricerca, di aver esaurito la verità. Anche nelle scienze, come per ogni altra questione umana, "la quistione ancora ne pinde."
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Ho insegnato questa novella, insieme alla versione del Novellino (LXXIII) solo qualche settimana fa nel mio corso sulla "narratio brevis" medievale a Yale!
RispondiEliminaSono curioso di sapere che cosa pensi della cornice narrativa di questa novella innestata. Come bene saprai, diversamente dal racconto nel Novellino, Melchisedech racconta la novella per salvarsi la pelle da Salandino, il quale cerca di ingannarlo nascondendo le proprie intenzioni malefiche. Melchisedech, invece, "s'avisò troppo bene che Saladino guardava di pigliarlo nelle parole per dovergli muovere alcuna quistione," e quindi gli racconta la storia dei tre anelli, sia per evitare di dare una risposta vera che per insegnargli qualcosa di importante sui rapporti umani.
La conclusione sublime del Boccaccio--e di per me credo non c'entri la religione, ma invece l'intenzionalità--sta nella conclusione che aggiunge alla novella tradizionale. Cioè, Saladino, che prima nascondeva le sue intenzioni per avere quello che voleva, una volta che è smascherato da Melchisedech, si apre al dialogo con l'altro; e per avere quello di cui necessita chiede apertamente un prestito. Entrambi le parti finiscono arricchite e la storia finisce non con la violenza ma con la concordia economica.
L'ironia della novella di Melchisedech risiede nel fatto che quando non si conoscono le intenzioni di chi parla, bisogna usare l'ingegno per interpretare i segni e quindi indovinare ciò che vogliono dire le sue parole. Purtroppo con i segni lasciati da Dio, alla verità delle sue intenzioni (i.e. quale delle tre Leggi è quella vera) non ci si arriva con l'ingegno---o forse sì?---e perciò ci sono le guerre tra le fedi, per le quali Saladino è infatti famoso….
In ogni caso, il racconto, per me, ci dice che quando abbiamo a che fare con esseri umani, è sempre consigliabile trattare apertamente e liberalmente con chi è diverso da noi (tra l'altro, è per questa sua liberalità che Saladino fu amato dall'Occidente anche se era il primo nemico dei Cristiani nella Terra Santa). Al parer mio, questa novella non tratta "di Dio" né "della verità della nostra fede", ma proprio di cose umane, come spiega Filomena all'inizio quando dice che "il discendere oggimai agli avvenimenti e agli atti degli uomini non si dovrà disdire: a narrarvi quella verrò, la quale udita, forse piú caute diverrete nelle risposte alle quistioni che fatte vi fossero."
Grazie per il post, caro Fabrizio. Il Boccaccio ci fa sempre pensare, anche se spesso in un modo che meno ci aspettiamo. Forse un giorno verrà apprezzato pienamente per il grande filosofo-poeta che era, e non resterà più all'ombra delle altre due corone…
Un abbraccio,
David
PS--Ecco le parti della novella che circondano il racconto dei tre anelli, se per caso interessa:
RispondiElimina«Il Saladino, il valore del quale fu tanto, che non solamente di piccolo uomo il fé di Babillonia soldano ma ancora molte vittorie sopra li re saracini e cristiani gli fece avere, avendo in diverse guerre e in grandissime sue magnificenze speso tutto il suo tesoro e per alcuno accidente sopravenutogli bisognandogli una buona quantità di denari, né veggendo donde cosí prestamente come gli bisognavano avergli potesse, gli venne a memoria un ricco giudeo, il cui nome era Melchisedech, il quale prestava a usura in Alessandria. E pensossi costui avere da poterlo servire, quando volesse, ma sí era avaro che di sua volontà non l'avrebbe mai fatto, e forza non gli voleva fare; per che, strignendolo il bisogno, rivoltosi tutto a dover trovar modo come il giudeo il servisse, s'avisò di fargli una forza da alcuna ragion colorata.
E fattolsi chiamare e familiarmente ricevutolo, seco il fece sedere e appresso gli disse: “ Valente uomo, io ho da piú persone inteso che tu se' savissimo e nelle cose di Dio senti molto avanti; e per ciò io saprei volentieri da te quale delle tre leggi tu reputi la verace, o la giudaica o la saracina o la cristiana ”.
Il giudeo, il quale veramente era savio uomo, s'avisò troppo bene che il Saladino guardava di pigliarlo nelle parole per dovergli muovere alcuna quistione, e pensò non potere alcuna di queste tre piú l'una che l'altre lodare, che il Saladino non avesse la sua intenzione; per che, come colui il qual pareva d'aver bisogno di risposta per la quale preso non potesse essere, aguzzato lo 'ngegno, gli venne prestamente avanti quello che dir dovesse; e disse:
[…]
Il Saladino conobbe costui ottimamente esser saputo uscire del laccio il quale davanti a' piedi teso gli aveva, e per ciò dispose d'aprirgli il suo bisogno e vedere se servire il volesse; e cosí fece, aprendogli ciò che in animo avesse avuto di fare, se cosí discretamente, come fatto avea, non gli avesse risposto. Il giudeo liberamente d'ogni quantità che il Saladino il richiese il serví, e il Saladino poi interamente il sodisfece; e oltre a ciò gli donò grandissimi doni e sempre per suo amico l'ebbe e in grande e onorevole stato appresso di sé il mantenne.»
Carissimo David, ti ringrazio moltissimo per questo tuo intervento che - ne sono sicuro - risulterà da spunto per ulteriori riflessioni dei nostri lettori tra i quali - sto scoprendo - si 'annidano' molti irriducibili sostenitori e amanti del buon vecchio Novelliere... Un abbraccio. f.
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