E' un bellissimo film, Il Discorso del Re, di Tom Hooper, che ha fatto man bassa di premi nella notte degli Oscar. E' un bellissimo film non solo per il suo valore cinematografico, ma perché ricostruisce - senza compiacimenti o voli pindarici - la figura del re Giorgio VI di Inghilterra, padre di Elisabetta, che ebbe un ruolo così importante negli anni della IIa guerra mondiale, quando l'Inghilterra resistette alle bombe di Hitler, e insieme agli alleati americani e russi riuscì a sconfiggere il demone nazista che minacciava di impadronirsi del mondo.
Re Giorgio, nato Albert Frederick Arthur George Windsor viene descritto con le sue umane debolezze, le sue paure, i suoi scatti di rabbia. E' un re 'suo malgrado', che diventa re - a posteriori potremmo dire 'provvidenzialmente'... chissà altrimenti la storia come sarebbe andata - solo in seguito alle bizzarrìe del fratello primogenito, il famoso e chiacchierato Edoardo VIII - un numero cardinale che non porta molto bene ai regnanti inglesi - che rinunciò al trono per sposare Wallis Simpson.
Re Giorgio trova dentro se stesso - e soprattutto nel suo popolo - le qualità morali che gli permetteranno di diventare un simbolo nella lotta contro i tedeschi. Le troverà grazie anche al logopedista/guru Lionel Logue - realmente esistito - che lo aiuterà a sconfiggere la penalizzante balbuzie e a renderlo degno del suo ruolo di sovrano.
Un film che fa molto riflettere, su quali sono le cose realmente importanti della vita. E da cui si apprende la lezione che la semplicità, il fare il proprio dovere, è quel che si richiede alle nostre esistenze - a qualsiasi lignaggio si appartenga - per far sì che esse siano degne di essere vissute.
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