Quante volte ci ricordiamo di ringraziare ?
La vita di oggi spinge molti di noi a poter fare a meno di Dio, e dell'idea stessa di Dio.
Condizioni di salute sempre migliori - le malattie divengono sempre più rare e comunque più facili da curare - e l'allungamento della vita - oggi c'è un 'eterna' età adulta, l'infanzia finisce prestissimo, e poi ci si può illudere di non essere anziani fino ai settant'anni e oltre - fanno sì che si ingeneri quasi una dolce aspettativa di eternità in terra.
Condizioni di salute sempre migliori - le malattie divengono sempre più rare e comunque più facili da curare - e l'allungamento della vita - oggi c'è un 'eterna' età adulta, l'infanzia finisce prestissimo, e poi ci si può illudere di non essere anziani fino ai settant'anni e oltre - fanno sì che si ingeneri quasi una dolce aspettativa di eternità in terra.
La morte è un problema eternamente rimandato.
Naturalmente, prima o poi arriva. E quando arriva, trova (spesso) uomini del tutto impreparati ad accoglierla. In preda a una comprensibile disperazione.
Naturalmente, prima o poi arriva. E quando arriva, trova (spesso) uomini del tutto impreparati ad accoglierla. In preda a una comprensibile disperazione.
E in questa lunga attesa, si può anche far finta che il problema della morte, di quel che accade dopo, della esistenza di un Dio-Padre, non esista.
Questo va bene per molti - va bene ? a vedere lo stato del mondo, oggi, non sembrerebbe.
Ma non dovrebbe andare bene per i cristiani, in coloro che si riconoscono nelle Parole e nella significanza terrestre e divina della presenza di Gesù Cristo.
Per costoro, Dio non dovrebbe mai essere "un tappabuchi ", come scriveva Dietrich Bonhoeffer.
Per costoro, Dio non dovrebbe mai essere un calcolo utilitaristico, una convenienza, una condizione, una resa, un do ut des.
Credo che dovremmo, noi cristiani, essere sempre pronti a ringraziare Dio. Della vita, che è meravigliosa, per quante cose noi facciamo per renderla un inferno. E anche per quello che precisamente la vita ci porta come doni - quelli che riconosciamo come tali e quelli che ci appaiono come prove, e magari seguentemente scopriamo essere doni ancora più preziosi.
Ma di questo ringraziamento, di questo 'Grazie' che dovremmo pronunciare ogni mattina, ogni sera prima di addormentarci, noi siamo ancora capaci ?
Ringraziare vuol dire : rendere grazie. La grazia non si riceve soltanto. La grazia si rende, si deve rendere, se si vuole vivere veramente.
Credo che dovremmo, noi cristiani, essere sempre pronti a ringraziare Dio. Della vita, che è meravigliosa, per quante cose noi facciamo per renderla un inferno. E anche per quello che precisamente la vita ci porta come doni - quelli che riconosciamo come tali e quelli che ci appaiono come prove, e magari seguentemente scopriamo essere doni ancora più preziosi.
Ma di questo ringraziamento, di questo 'Grazie' che dovremmo pronunciare ogni mattina, ogni sera prima di addormentarci, noi siamo ancora capaci ?
Ringraziare vuol dire : rendere grazie. La grazia non si riceve soltanto. La grazia si rende, si deve rendere, se si vuole vivere veramente.
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... e per queste parole piene di amore per la vita e di speranza, grazie a te!
RispondiEliminaMagda
Grazie, cara Magda.
RispondiElimina... è necessario riconoscer che la vita è un dono...non ci appartiene quella che abbiamo a disposizione e tanto meno quella di chi diciamo di amare... non ci appartiene un filo del nostro corpo o un centimetro del corpo di un altro...siamo incapaci di ringraziare Dio e chicchessia perché pensiamo che quel che abbiamo ci spetti e quel che desideriamo anche...conosco alcuni che sanno ringraziare ma non sempre godono dei doni che ricevono, non si legittimano ne consentono nulla...saper ringraziare ha come contraltare saper godere di quel che si ha e, forse, in questo modo imparare a ridurre la voracità verso tutto quel che c'è....
RispondiEliminaTocchi, Alessandro, un punto preciso. Molto spesso questa incapacità di ringraziare, nasce, in effetti da una mancanza di consapevolezza, in definitiva da una mancanza di 'ragionamento' su quel che si ha, che si possiede, e di cui si dovrebbe godere con gioia.
RispondiEliminaGrazie.
F.