Cari amici, capita, di tanto in tanto, di imbattersi in un testo antico, ricoperto di polvere, che parla al nostro cuore e alla nostra fede, con una freschezza, una attualità e una potenza che ci sorprende e crea come un lago di pace nei nostri giorni affannati. Mi è successo con questo testo di un anonimo siriaco, che non conoscevo, e che voglio condividere con voi.
Signore dei Tempi e degli Attimi.
Quando viene la sera,
dov’è dunque la luce di questo giorno?
La sera spoglia ogni uomo,
lo distende per il sonno,
mostrandogli che tutti i suoi beni
restano quaggiù.
Gli leva le vesti,
lo mette a nudo.
Così la morte spoglia l’uomo
dei suoi beni.
Appare il mattino
e rende le vesti
a coloro che se ne rivestono:
figura della Risurrezione,
grandioso stupore.
Dì a te stesso questo:
quel che la sera ti toglie,
il mattino te lo rende
perché tu te ne copra le membra.
Svegliaci Signore,
dalla sonnolenza di questo mondo.
Allora in colui che viene
noi erediteremo la vita con i tuoi santi.
Donaci di rivestire
le vesti appropriate
per la sala del banchetto
e di prepararci
dei sontuosi mantelli di virtù.
Lode a te, mio Signore,
che hai separato la notte dal giorno,
e li fai immagini, parabole del mistero.
Noi ti confessiamo, Signore dei tempi e degli attimi.
Tutto se ne va, ma tu, tu resti te stesso
senza fine. Amen.
dov’è dunque la luce di questo giorno?
La sera spoglia ogni uomo,
lo distende per il sonno,
mostrandogli che tutti i suoi beni
restano quaggiù.
Gli leva le vesti,
lo mette a nudo.
Così la morte spoglia l’uomo
dei suoi beni.
Appare il mattino
e rende le vesti
a coloro che se ne rivestono:
figura della Risurrezione,
grandioso stupore.
Dì a te stesso questo:
quel che la sera ti toglie,
il mattino te lo rende
perché tu te ne copra le membra.
Svegliaci Signore,
dalla sonnolenza di questo mondo.
Allora in colui che viene
noi erediteremo la vita con i tuoi santi.
Donaci di rivestire
le vesti appropriate
per la sala del banchetto
e di prepararci
dei sontuosi mantelli di virtù.
Lode a te, mio Signore,
che hai separato la notte dal giorno,
e li fai immagini, parabole del mistero.
Noi ti confessiamo, Signore dei tempi e degli attimi.
Tutto se ne va, ma tu, tu resti te stesso
senza fine. Amen.
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...tu seduto sui cherubini che scruti gli abissi..dice una preghiera mattutina del salterio ambrosiano... noi uomini e donne indaffarate cioè incastrati nella ragnatela di azioni che seguono correnti cui ci uniformiamo....così! perché é così!..e poi così fan tutti!...abbiamo perso la dimensione del tempo e dell'intensità di ogni attimo della vita...di ogni singolo attimo che compone il mosaico delle emozioni e sensazioni che accompagnano ogni nostra giornata e notte, dell'intreccio tra mistero e realtà del mistero che noi stessi siamo per noi stessi...troppi oggetti, troppe cose, troppe azioni per poter pensare, per imparare ad ascoltare il silenzio..per portarlo in se anche dentro il fragoroso rimbombo di vacuità che circonda e impregna la nostra quotidianità....
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