05/02/12

La poesia della Domenica - "La strada che non presi" di Robert Frost.




LA STRADA CHE NON PRESI
di Robert Frost  (San Francisco, 26 marzo 1874 – Boston, 29 gennaio 1963)

Due strade divergevano in un bosco giallo
e mi dispiaceva non poterle percorrere entrambe
ed essendo un solo viaggiatore, rimasi a lungo
a guardarne una fino a che potei.
Poi presi l’altra, perché era altrettanto bella,
e aveva forse l’ aspetto migliore,
perché era erbosa e meno consumata,
sebbene il passaggio le avesse rese quasi simili.
Ed entrambe quella mattina erano lì uguali,
con foglie che nessun passo aveva annerito.
Oh, misi da parte la prima per un altro giorno!
Pur sapendo come una strada porti ad un’altra,
dubitavo se mai sarei tornato indietro.
Lo racconterò con un sospiro
da qualche parte tra anni e anni:
due strade divergevano in un bosco, e io -
io presi la meno percorsa,
e quello ha fatto tutta la differenza.




Two roads diverged in a yellow wood,
And sorry I could not travel both
And be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could
To where it bent in the undergrowth;

Then took the other, as just as fair,
And having perhaps the better claim,
Because it was grassy and wanted wear;
Though as for that the passing there
Had worn them really about the same,

And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black.
Oh, I kept the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way,
I doubted if I should ever come back.

I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I—
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.




04/02/12

Riapre il "Caffè degli Specchi" a Trieste. I grandi caffè luoghi letterari per eccellenza.


Riapre a Trieste il Caffe' degliSpecchi. Lo storico locale frequentato da intellettuali e scrittori della Mitteleuropa, chiuso a ottobre dello scorso anno per il fallimento della vecchia gestione, riaprira' dopo il 1 marzo. 

Il caffe' letterario di Trieste, aperto dal 1839, e' stato frequentato non solo da Italo Svevo e Umberto Saba, ma anche da James Joyce durante i suoi soggiorni in Italia. 

Trieste, ma non solo: dalla brasserie Lipp e 'Les Deux Magots' di Parigi agli storici caffe' Greco di Roma e Gambrinus di Napoli, i locali frequentati da scrittori e intellettuali che hanno fatto la storia della letteratura sono disseminati in tutto il mondo. 

Il bar Richmond di Buenos Aires era lo storico caffe' prediletto da Jorge Louis Borges e frequentato, fra gli altri, da Antoine de Saint-Exupery, Julio Cortazar e Graham Greene. 'Les Deux Magots' a Parigi, 'A Brasileira' a Lisbona, il Caffe' Greco a Roma, il Caffe' dei Fratelli Fiorio a Torino e il Caffe' Gambrinus a Napoli, ad esempio, erano luoghi amati e frequentati da scrittori, artisti e letterati, abituati a ritrovarsi per lavorare nelle caffetterie della grandi capitali. Oggi sono spesso solo luoghi di 'culto' turistico. 

I grandi caffe' ospitavano discussioni filosofiche e artistiche, ai loro tavoli sono nati manifesti politici e letterari, sono stati organizzati complotti, tanto che "non si potrebbe scrivere una pagina di storia ne' letteraria ne' artistica dell'Ottocento senza citare il nome di un Caffe '", diceva Piero Bargellini, scrittore e politico italiano, sindaco di Firenze durante l'alluvione del 1966. Andre' Gide o Andre Malraux, Antoine St Exupery, Jean Genet, Balthus, Françoise Sagan, Jean Paul Sartre, Simone Signoret con Yves Montand e Albert Camus, erano accomunati dalla fedelta' alla Brasserie Lipp, storico locale in Boulevard Saint Germain, chiamato dai francesi "la succursale della Camera dei deputati". 

L'autore de 'La recerche', Proust, si faceva addirittura portare i boccali di birra alsaziana del Lipp dall'altra parte di Parigi. Dai tavolini della Brasserie (ora lussuoso ristorante) l'Hemingway giornalista scriveva i suoi dispacci pre-guerra. 

Dopo un periodo di crisi, la Brasserie Lipp e' gradualmente tornata ai suoi splendori, a partire dal 1990, grazie alla famiglia Bertrand, che si impegna a continuare la tradizione, profondamente influenzata dalle sue radici dell'Auvergne. A Parigi c'e' un altro luogo dove si possono ancora oggi incontrare artisti e letterati: e' il Cafe' 'Les Deux Magots', che ha sempre giocato un ruolo importante nella vita culturale della capitale francese. In origine era un negozio di tessuti che vendeva biancheria di seta, e che ha preso il nome 'Les Deux Magots Cina' da due statuine di personaggi cinesi, tuttora esistenti. Frequentato da molti artisti famosi tra cui Elsa Triolet, Jean Giraudoux, Picasso, Fernand Leger, Prevert, solo per citarne alcuni, per primo ha accolto i surrealisti sotto l'egida di Andre' Breton.

Dalle rive della Senna a quelle d'oceano. Al Cafe' 'A Brasileira' a Lisbona, invece, e' ancora possibile gustare il caffe' con Fernando Pessoa. In questo locale, infatti, una statua bronzea del poeta siede al tavolino che l'autore delle 'Odi di Ricardo Reis' occupava quotidianamente, in contemplazione del passeggio che si consuma, ancora oggi, sulle strade maiolicate del centro elegante di Lisbona. In tempi piu' recenti Joanne Kathleen Rowling ha scritto un bel pezzo del primo romanzo della saga del maghetto Harry Potter a Edimburgo, nella caffetteria 'The Elephant House', dove ora un grande cartello annuncia orgoglioso al passante casuale il suo ruolo di Casa natale di Harry Potter. 

Alla fine del 19esimo secolo, a Oslo, invece, il famoso drammaturgo Henrik Ibsen divenne un'attrazione turistica: ogni giorno, tra le 13,20 e le 14, e tra le 18 e le 19,30, poteva essere trovato presso il Cafe' del Grand Hotel di Oslo. Per ben nove anni riposo' e scrisse, seduto in una poltrona su cui c'era un cartellino: "Riservato Dr. Ibsen". Anche l'Italia e' ricca di belle sale da the' e da caffe' che hanno dato riparo a grandi artisti e intellettuali: allo storico Caffe' dei Fratelli Fiorio di Torino, Friedrich Wilhelm Nietzsche scrisse 'Ecce homo'. 

Aperto nel 1780, il Caffe' fu punto di incontro di artisti, aristocratici e uomini politici tra i quali Urbano Rattazzi, Massimo D'Azeglio, Giovanni Prati, Camillo Benso Conte di Cavour, Giacinto Provana di Collegno, Cesare Balbo. Era definito il "caffe' dei Machiavelli e dei Codini" perche' frequentato nell'Ottocento da aristocratici e alti ufficiali. Il luogo aveva assunto una reale rilevanza politica, al punto che il Re Carlo Alberto di Savoia era abituato a chiedere che cosa si dicesse al Caffe' Fioro. 

Ma il piu' famoso Caffe' letterario e' forseil Caffe' Greco di via Condotti a Roma, poco lontano da piazza di Spagna.

03/02/12

La visione di Costantino e l'Arco di Malborghetto - 4. Il Labarum.


4. Il Labarum.  


Ma come era fatto esattamente questo simbolo, il Labarum ?

Ripartiamo dal racconto di Eusebio di Cesarea, nel brano della Vita di Costantino I, 30-31, e leggiamo:

" La sua foggia era la seguente. In un'alta asta ricoperta d'oro s'innestava un braccio trasversale in modo da formare una croce; in cima a tutto era fissata una corona intessuta di pietre preziose e oro.        Su questa corona due segni, indicanti il nome di Cristo, mostravano per mezzo delle prime lettere  ( con il rho che si incrociava giusto nel mezzo ), il simbolo della formula salvifica:     l'imperatore prese poi anche in seguito questo monogramma inciso sul suo elmo.       Al braccio trasversale che era infisso nell'asta, si trovava sospesa una tela di gran pregio...    Di questo segno salvifico l'imperatore si servì sempre contro tutte le forze avversarie e nemiche, e ordinò che altri oggetti simili ad esso fossero messi alla testa di tutti i suoi eserciti.    "

Sappiamo, non soltanto da questa descrizione, ma soprattutto dalle centinaia di riproduzioni su monete, e monumenti che la foggia del Labarum era questa:



Un simbolo realizzato con le prime due lettere dell'alfabeto greco della parola Cristo: Chi (χ) e Rho, (ρ).

Ma il Labarum ha sempre comportato per gli storici un piccolo grande rompicapo.  Per vari motivi:  Innanzitutto Lattanzio, nonostante la descrizione particolareggiata della Visione, ignora il Labaro, e non lo cita nel suo racconto. Lattanzio parla di un monogramma, ma non specifica che si tratti del Labaro, così come è pervenuto fino a noi.  In secondo luogo nelle molte scene raffigurate sull'Arco di Costantino al Foro Romano, che venne eretto soltanto tre anni dopo la battaglia, il Labarum non compare, né è presente alcun indizio della miracolosa affermazione di quella particolare protezione divina che era stata testimoniata, dice Eusebio, da così tanti.  Ciò può essere spiegato in parte con il fatto che, come è risultato da recenti e approfonditi studi, l'Arco è un'opera ricavata da pezzi di altri monumenti più antichi.  

Nell'Arco di Costantino al Foro Romano, come è noto,  esiste in realtà una famosa iscrizione nella quale si dice che l'imperatore ha salvato la res publica INSTINCTU DIVINITATIS MENTIS MAGNITUDINE ("per grandezza della mente e per istinto [o impulso] della divinità").  Questo riferimento così generale, non indicante un simbolo specificatamente cristiano, ha fatto ritenere da alcuni studiosi che la divinità in questione fosse nient'altro che il Sol Invictus — il Sole Invincibile (identificabile anche con Apollo o Mitra)— inscritto anche sul conio costantiniano del periodo.  E’ del resto stato avanzato con molte ragioni l’argomento che Costantino, da abile uomo politico, seppure fosse stato sinceramente convinto di aver avuto contatto con una divinità nuova rispetto al parco degli dei pagani adorati nell’Impero, ben difficilmente avrebbe osato sfidare la benevolenza e il potere dei pretoriani romani, esponendo questa divinità nuova, cristiana – del tutto invisa – in un arco monumentale appena eretto.

Oltretutto, il Labarum fu sicuramente adottato in età costantiniana come simbolo assai diffuso, al punto che Giuliano l'Apostata, fautore del ripristino ad ogni livello del paganesimo, eliminò il segno sospetto dalle insegne militari, cosicché il Labarum  ricomparve soltanto durante il regno degli imperatori successivi.

In conclusione:   sembra certo, storicamente plausibile, che la Visione (o Sogno) sia avvenuta. L'imperatore Costantino vide o credette di vedere un segno divino.   Ciò risulta dal raffronto di tutte le fonti, tra le quali anche il celebre panegirico dell'Imperatore letto a Treviri nel 313, dopo che Costantino ebbe incontrato Licinio a Milano, nel quale si parla di una 'mente divina' rivelatasi soltanto a Costantino, e di una suggestione divina (divino instinctu), che lo rese indifferente alle superiori forze di Massenzio.

Questa Visione (o Sogno) coincide con l'avvento della concezione monoteistica, la quale irrompe nel mondo romano, raccogliendo l'eredità del culto del Sol Invictus, ma identificandosi ben presto con il Cristo dei Cristiani.    

E' certo inoltre, che sul destino della celebre Visione ebbe grande importanza la propaganda compiuta da Eusebio di Cesarea e dei suoi successori.   Eusebio scrive la sua Vita di Costantino parecchi anni dopo la Battaglia di Ponte Milvio, e mosso sostanzialmente dalla esigenza di sistematizzare la vicenda del "più grande degli Imperatori" in un quadro teologico-divino che avrebbe trovato compiutezza con il battesimo e la conversione al cristianesimo dello stesso Costantino avvenuta in punto di morte. (4 - segue)

 QUI le precedenti puntate

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02/02/12

I Dieci Comandamenti oggi, nella rilettura di Massimo Cerofolini.



Una iniziativa davvero bellissima è quella che la trasmissione di Radio1 rai, IL VIAGGIATORE, ha dedicato alla rilettura moderna, contemporanea, dei Dieci Comandamenti.   
Massimo Cerofolini, il conduttore e autore del ciclo di trasmissioni, ha intervistato nel corso delle dieci puntate, prestigiosi ospiti appartenenti ai più diversi campi del sapere. E quel che ne è venuto fuori è davvero un affresco molto suggestivo, che parla a tutti noi.  
QUI il sito ufficiale.
E per chi avesse perso le trasmissioni, di seguito la possibilità di scaricare i podcast. 

IL DECALOGO, BUSSOLA DI IERI PER LA VITA DI OGGI
                                                   

Si può credere in Dio nell’era della scienza e della modernità? Si possono santificare le feste in un tempo in cui alla domenica i centri commerciali hanno preso il posto delle chiese? Si può non desiderare la roba degli altri quando tutto intorno a noi è fatto per accenderci questo desiderio? “Il viaggiatore” di Radio 1 Rai è andato a verificare nei luoghi della nostra vita quotidiana l’efficacia odierna dei Dieci comandamenti della Bibbia. Per scoprire se dopo tremila anni queste istruzioni per l'uso della vita abbiano ancora qualcosa da dirci. Intervengono i protagonisti della cronaca, e poi studiosi della società, scrittori, economisti, giuristi, psicologi, teologi e esponenti delle grandi religioni.  

Per scaricare le singole puntate in mp3, cliccare sulla data in azzurro e poi aprire il podcast. In caso di problemi di ascolto, si consiglia l'aggiornamento gratuito del programma audio, per esempio dal sito www.real.com. 


"Io sono il Signore Dio tuo"                     (Puntata del 30 gennaio 2011)
"Non ti farai idoli"                                     (Puntata del 27 febbraio 2011)
"Non nominare il nome di Dio invano"       (Puntata del 27 marzo 2011)
"Ricordati di santificare le feste"               (Puntata del 24 aprile 2011)
"Onora il padre e la madre"                     (Puntata del 29 maggio 2011)
"Non uccidere"                                        (Puntata del 26 giugno 2011)
"Non commettere adulterio"                     (Puntata del 25 settembre 2011)
"Non rubare"                                           (Puntata del 27 novembre 2011)
"Non dire falsa testimonianza"                 (Puntata del 30 ottobre 2011)
"Non desiderare la donna e la roba d'altri"    (Puntata del 25 dicembre 2011)
 "Ama il prossimo tuo"                               (Puntata del 29 gennaio 2012)

Io sono il Signore tuo Dio

Che senso hanno i dieci comandamenti nell'era di internet e dei centri commerciali? Comincia oggi, e per ogni ultima domenica del mese, un viaggio del nostro programma lungo tre millenni per capire se ha ancora un senso il decalogo della Bibbia. Partiamo con la prima "parola" consegnata da Dio a Mosè: "Io sono il Signore tuo Dio". Intervengono il pastore valdese Paolo Ricca, il teologo Piero Coda, l'attore Moni Ovadia, gli scienziati Maurizio Porfiri e Stefano Sandrelli, il filosofo Marco Guzzi, il musicista Franco Battiato e il costituzionalista Gustavo Zagreberlsky. Come sempre gli interventi sul crimine di Cinzia Tani e le stelle di Juppiter.

30/01/12

La visione di Costantino e l'Arco di Malborghetto - 3.


3. La notte della Visione. 

Sappiamo con certezza assoluta che la battaglia di Ponte Milvio avvenne il giorno 28 ottobre 312.   La nostra attenzione si sposta allora alla notte precedente la battaglia, la notte del 27 ottobre.  Una notte che Piero della Francesca ha raccontato nell'affresco che fa parte del ciclo "Leggenda della Vera Croce" nel Duomo di Arezzo, capolavoro dell'arte di tutti i secoli.

Le truppe di Costantino, provenienti dal Nord Italia, dopo numerose vittorie e la cattura del prefetto del pretorio di Massenzio, arrivano alle porte di Roma alla fine di ottobre, si accampano sulla Via Flaminia, preparandosi all'idea di un lungo assedio. Tutto lascia pensare infatti che Massenzio terrà il suo esercito all'interno delle Mura Aureliane e si preparerà a resistere ad oltranza.  Roma è una città che fino a quel momento nessun invasore è riuscito a violare.

Invece, contro ogni previsione e in spregio alle elementari norme di strategia bellica, Massenzio decide di affrontare l'esercito di Costantino in campo aperto, predisponendosi ad una sicura disfatta. Sulle motivazioni che spinsero l’assediato a compiere questo errore fatale esistono da sempre numerose teorie e ipotesi: dalla propensione di Massenzio per la superstizione (diverse fonti sostengono che ricevette un parere che egli interpretò come positivo dalla consultazione dei Libri Sibillini (5) ), ad una temporanea perdita di facoltà mentali, al fatto che quel giorno, 28 ottobre 312 coincideva anche con il sesto giubileo della sua proclamazione imperiale.

Senza dilungarci, è bene qui sottolineare che la Battaglia denominata poi “di Ponte Milvio”, prese il nome dal luogo dove essa terminò, e cioè laddove le truppe di Massenzio, costrette a ripiegare, si trovarono di fronte il fiume, nel disperato tentativo di attraversamento del quale, molti morirono annegati – ivi compreso lo stesso Massenzio insieme al suo destriero.
In realtà la Battaglia di Ponte Milvio cominciò qualche chilometro prima, sul percorso dell'attuale (e dell'antica) Via Flaminia e cioè sull’argine destro del Tevere, nella zona nota come Saxa Rubra,  proseguendo poi per i restanti 7 km circa, fino al Ponte. 
Ma torniamo alla Visione.   Dunque, le truppe sono accampate, si aspetta solo il clangore della Battaglia.  Il giorno prima, e quindi il 27 ottobre, ecco l'evento che ci riguarda, evento tramandato fino a noi da due fonti storiche principali: la prima, molto succinta, in Lattanzio (Sulla morte dei Persecutori, 44, 3-5):

Costantino fu esortato in sogno a far contrassegnare gli scudi dei suoi soldati con i segni celesti di Dio e a iniziare quindi la battaglia. Egli fece così e, girando e piegando su se stessa la punta superiore della lettera greca (X), scrisse in forma abbreviata CRISTO sugli scudi.

La seconda fonte, molto più dettagliata, è quella di Eusebio di Cesarea, biografo di Costantino (Vita di Costantino, I - 25-30):

Nell'ora in cui il sole è a metà del suo cammino, quando il sole comincia appena a declinare, disse (Costantino, ndr) di aver visto con i propri occhi in pieno cielo e al di sopra del sole, il segno luminoso di una croce, unita alla quale c'era una iscrizione: "Con questa vinci". A causa di questa visione un grande sbigottimento si impadronì di lui e di tutto l'esercito, che lo seguiva nel viaggio, e che fu spettatore del miracolo. Raccontava che molta era la sua incertezza sulla natura di questa apparizione. Mentre rifletteva e pensava sull'accaduto, sopraggiunse veloce la notte. Allora gli si mostrò in sogno Cristo, figlio di Dio, con il segno che era apparso in cielo e gli ingiunse di costruire una immagine simile a quella del segno osservato in cielo e di servirsene come difesa nelle battaglie contro i nemici. Non appena spuntò l'alba, si levò e raccontò agli amici tutto l'arcano.

Le due versioni, come si vede, differiscono:  nella prima abbiamo soltanto un sogno. Nella seconda una visione che avviene in pieno giorno, più un sogno notturno.
Il sogno c'è in tutte e due le versioni.  E in tutte e due le versioni c'è quel segno: la croce, che vedremo inserita anche da Piero della Francesca nella sua raffigurazione di Arezzo. 
Costantino disse di essere stato esortato (sia secondo il racconto riferito da Eusebio, che secondo quello di Lattanzio), a fornire gli scudi dei suoi uomini, di un particolare segno,  e cioè quel famoso Labarum,  del quale abbiamo già accennato.

 (3-segue). 

Qui le puntate precedenti


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Hans Kung: "La Chiesa è stata troppo debole con Berlusconi."


"Molti italiani si sarebbero aspettati che papa Benedetto XVI condannasse gli abusi fatti durante il governo Berlusconi, e io oggi sarei lieto se la Chiesa adesso fosse molto chiara nel suo sostegno a Monti".

Lo ha detto a Udine il teologo 'critico' e pensatore di fama internazionale Hans Kung, giunto in Friuli per ricevere il Premio Nonino 2012 nell'omonima distilleria di Percoto (Udine). 

"Oggi si vede che tutto questo sistema berlusconiano era amorale e ha condotto l'Italia alla miseria - ha proseguito Kung - ma prima il premier e' stato ricevuto con molti onori in Vaticano". 

"Dunque la Chiesa deve riflettere su cio' che ha fatto in quel periodo - ha aggiunto - sostenendo troppo Berlusconi e quindi rendendosi complice di quel sistema". 

"Dal Papa e dalla Chiesa - ha detto ancora Kung - dovrebbero ora arrivare parole incoraggianti nei confronti di Mario Monti, un uomo onesto che ha un compito difficilissimo, spero che sia coraggioso anche sulle banche e sui loro poteri". 

Il teologo Hans Kung e' il vincitore del 37/a edizione del Premio Nonino. Nel suo intervento, dopo aver ricevuto il riconoscimento dalle mani di Antonio Damasio, ha esortato nazioni e popoli a individuare "nell'epoca della globalizzazione un ethos globale"; il teologo ha anche auspicato un nuovo risorgimento per l'Italia, con "un presidente del Consiglio serio, competente, onesto con un governo non certamente di santi ma di esperti e con un parlamento dove gli onorevoli tornino ad essere onorabili". 

Kung ha parlato della necessita' di onesta' "della chiesa, di Montecitorio, del Vaticano e dell'economia". 

Secondo il pensatore l'economia ha bisogno di una "etica mondiale e, ripetendo le parole pronunciate all'Onu all'indomani dell'11 settembre, ha detto che ogni uomo va trattato umanamente e che nell'ambito del comandamento "quello che non vuoi che venga fatto a te non farlo ad altri" ha auspicato che "ogni nazione si impegni per diffondere una cultura della non violenza, della solidarieta', della tolleranza e della sincerita"'

Di fronte al monito dei politologi che prevedono per questo secolo uno scontro di civilta' bisogna contrapporre "non l'ideale utopico, ma una realistica visione della speranza - ha detto Kung -. Non c'e' pace fra nazioni se non c'e' pace fra le religioni e non c'e' pace fra religioni se no c'e' dialogo e non c'e' dialogo se non un c'e' un modello etico globale". 

Oltre a Kung sono stati conferiti il premio internazionale Nonino 2012, al poeta cinese Yang Lian, e il premio "ad un maestro del nostro tempo" allo storico inglese Michael Burleigh. Il premio Nonino Risit d'Aur 2012 e' andato invece ai contadini degli 'Orti di Gorizia' per il radicchio rosa di Gorizia.

27/01/12

Giornata della Memoria - Bauman: "C'è predisposizione al male anche nella gente comune."


Esiste una ''predisposizione al male della gente comune''. 

Il sociologo e filosofo polacco di origine ebraiche Zygmunt Bauman, professore emerito dell'University of Leeds, e' intervenuto sul processo con il quale la Shoah e' diventata ''l'emblema stesso del male politico'' durante il convegno internazionale ''Shoah, modernita' e male politico'', promosso a Firenze dalla Regione Toscana e dal Forum per i problemi della pace e della guerra nell'ambito delle iniziative per la Giornata della Memoria 2012. 

Il filosofo che ha teorizzato la societa' liquida e che un quarto di secolo fa ha pubblicato il saggio Modernita' e Olocausto 'ha citato gli esperimenti di recente condotti su un gruppo di studenti, scelti per partecipare a ipotetiche azioni crudeli, con la stragrande maggioranza di essi che hanno deciso di andare avanti, cioe' non si sono opposti. 

Da qui Bauman ha fatto una trasposizione sociologica e filosofica, applicata alla Shoah, del principio matematico noto come ''campana di Gauss'': quella sorta di curva regolare che identifica i diversi atteggiamenti delle persone comuni davanti al male; da un lato pochissimi che ''si rifiutano'', dall'altro pochissimi che ''si divertono'' e nel mezzo la grande maggioranza dei ''servi volontari''. 

Tuttavia, ha chiuso Bauman citando un testo intitolato Dopo l'oscurita' c'e' sempre la luce, non vanno dimenticate le persone che seppero e sanno resistere al male. Da un punto di vista personale, cio' ha costi molto alti ed e' certo piu' facile restare nella condizione di ''servi volontari''.

Fonte adnkronos

26/01/12

Caccia alla tomba perduta di Cervantes.


Al via le ricerche per la tomba perduta di Miguel de Cervantes (1547-1616), uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, autore del mitico ''DonChisciotte della Mancia''. 

Un'equipe di ricercatori guidati dallo storico spagnolo Fernando Prado ha ottenuto un permesso straordinario, da parte delle suore del Convento de las Trinitarias Descalzas di Madrid, dell'arcivescovo e dell'Accademia Reale, per scandagliare con tecnologie geo-radar le mura, i pavimenti e i sotterranei del convento stesso in cerca delle ossa del grande scrittore, che secondo le cronache vi fu sepolto subito dopo la morte. 

A trasformare la vicenda in un'impresa degna di Don Chisciotte, tuttavia, sono le innumerevoli incertezze che la circondano, riferisce un articolo del sito on line Tropico del Libro: il corpo di Cervantes potrebbe ancora trovarsi entro i tremila metri quadri di estensione dell'edificio, oppure essere stato spostato in un convento vicino durante dei lavori di ristrutturazione, o ancora essersi mescolato con altri resti umani conservati nella struttura. 

Se anche poi la spedizione scientifica dovesse riuscire a trovare le ossa, identificarle come realmente appartenenti a Cervantes costituirebbe di per se' un altro problema, dato che probabilmente non conterrebbero abbastanza Dna da poter essere confrontato con quello dei discendenti dello scrittore. 

Per poterle attribuire con certezza a Cervantes, gli scienziati pensano invece di cercare tracce di una ferita d'archibugio che l'autore ricevette durante la battaglia di Lepanto nel 1570. Nel caso in cui il ritrovamento e l'identificazione si rivelino un successo, il progetto del professore Prado punta ancora piu' in alto, deciso a determinare una volta per tutte quale fu la causa della morte di Cervantes (cirrosi epatica, diabete, o magari alcolismo) e addirittura a prendere un calco del suo teschio e utilizzarlo per ricostruirne il volto. 

Il tutto entro il 2016, giusto in tempo per la celebrazione mondiale del quarto centenario della morte di Cervantes che, circostanza curiosa, coincide esattamente con quella di William Shakespeare.

25/01/12

La visione di Costantino e l'Arco di Malborghetto - 2.



2. Costantino, un predestinato. 

Uomo d’armi, cresciuto sui campi di battaglia, fiero e pratico, geniale stratega, uomo duro e generoso. Figlio di uno dei migliori generali di Roma (Costanzo Cloro), educato con il gladio e l’acciaio, capace comunque di raccogliere, già giovanissimo, l’eredità che il padre gli aveva consegnato, quella cioè di divenire il monarca assoluto (e illuminato) della Roma più gloriosa, al termine di un periodo di spaventose lotte familiari, e di potere infinitamente diviso.   Questo era Costantino.

Anche qui non possiamo permetterci di approfondire ulteriormente, rimandando alla vasta letteratura biografica esistente (3). Quello che preme sottolineare, premettendo una inevitabile semplificazione, è che:  Costantino  apparve sempre cosciente del proprio ruolo di predestinato. La figura dell'Imperatore, com’è noto, a Roma era equiparata a quella di una divinità.  E Costantino crebbe in un ambiente pagano che identificava l’imperatore  romano come un essere allo stesso tempo umano e divino. In questa concezione, era naturale, per Costantino l'auto-identificazione con quel Sol invictus , la divinità del Sole, che Roma aveva ereditato insieme ad altre – assorbendone il culto spesso in forme traslate -  dalle grandi civiltà orientali con cui era entrata in contatto, prime fra tutte quella egiziana con il Dio Horus, e quelle indo-iraniane con il culto di Mitra.  E all'indomani della vittoria di Ponte Milvio – come vedremo – in seguito alla apparizione del misterioso Labaro-croce, Costantino cominciò a identificarsi anche con la nuova divinità con la quale sentiva di essere entrato in qualche modo in contatto. Cominciò in altre parole un lento processo di adesione (forse non pienamente consapevole) alla figura del Salvatore, cioè di Gesù Cristo.  


Testimonianze di questo processo sarebbero ad esempio:  


il grande mosaico nella Basilica Lateranense. Secondo alcuni studiosi il volto del Salvatore potrebbe essere stato modellato sui lineamenti di Costantino, che fu, com’è noto il costruttore di quella prima Basilica romana (4);

la tomba dell’Apostoleion, a Costantinopoli, immaginata e preparata da Costantino per le sue spoglie, formata da dodici sepolcri, per le reliquie dei dodici apostoli, più un tredicesimo, centrale, quello nel quale avrebbero riposato per sempre le ossa dell'Imperatore: dunque, Costantino al centro, tra i dodici apostoli;  


la stessa morte di Costantino, secondo quanto racconta Eusebio, avvenuta il 22 maggio del 337 in Ancirona, presso Nicomedia, giorno della domenica di Pentecoste: anche questo servì ad alimentare post-mortem il mito di quell'identificazione di cui parliamo; il fatto infine che prima di morire, Costantino avesse immaginato una sontuosa cerimonia per ricevere il battesimo nelle acque del fiume Giordano. Questa ulteriore 'emulazione' non poté aver luogo per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute, circostanza che lo obbligò  a ricevere il sacramento pochi giorni prima di morire, a Nicomedia. Queste sono le parole pronunciate da Costantino, secondo il racconto di Eusebio, parole  che manifestano il rimpianto per questa mancata realizzazione di intenti ( Vita di Costantino, IV, 62,2): " Finalmente è giunto il tempo in cui anche noi potremo godere del suggello che dà la vita eterna, il tempo della impronta salvifica, che una volta pensavo di poter ricevere nelle acque del fiume Giordano, nelle quali si ricorda che anche il Salvatore venne battezzato per offrirci il suo esempio... "  

(segue) 

QUI la puntata n.1


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23/01/12

Hans Kung: "Perchè dobbiamo tornare a Gesù."



Qualche giorno fa il Corriere della Sera ha pubblicato un grande articolo di Hans Kung, in occasione della nuova edizione di "Essere cristiani", una delle pietre miliari della moderna teologia.  Kung rilegge qui il suo libro, criticato dalla Chiesa, alla luce delle grandi questioni dell'attualità. Ed è una lettura che vi consiglio caldamente. 

Solo seguendo il Messia si può agire, soffrire e morire in modo umano. 

Tramite il libro Essere cristiani, numerosissime persone hanno trovato il coraggio per essere dei cristiani. 

L’autore lo sa per via di innumerevoli recensioni, lettere e colloqui. Molte persone, infatti, allontanate dalla prassi e dalla predicazione di qualche grande Chiesa cristiana, cercano delle vie per restare cristiani credibili, cercano una teologia che non sia per loro astratta ed estranea al mondo, ma spieghi in modo concreto e vicino alla vita in che cosa consiste l’essere cristiani. Essere cristiani non intendeva «sedurre» le persone con la retorica o aggredirle con un tono da predica. 

Non voleva neppure fare semplicemente dei proclami, delle declamazioni o dichiarazioni in senso teologico. Intendeva motivare, spiegando che, perché e come anche una persona critica di oggi può essere responsabilmente cristiana di fronte alla sua ragione e al suo ambiente sociale. Non si trattava di un semplice adattamento allo spirito del tempo. Certo, su questioni discusse come i miracoli, la nascita verginale e la tomba vuota, l’ascensione al cielo e la discesa agli inferi, sulla prassi ecclesiale e il papato si dovevano pure assumere delle posizioni critiche. Questo, però, non per seguire una facile tendenza incline all’ostilità verso la Chiesa o al pancriticismo, bensì per purificare, a partire dal Nuovo Testamento stesso come criterio, la causa dell’essere cristiani da tutte le ideologie religiose e per presentarla in maniera credibile. 

L’originalità del libro non sta dunque nei passaggi critici, sta altrove e nell’aver fissato dei criteri che per molti rappresentano in teologia delle sfide. In Essere cristiani, infatti, ho cercato: di presentare l’intero messaggio cristiano nell’orizzonte delle odierne ideologie e religioni; di dire la verità senza riguardi di natura politico-ecclesiastica e senza curarmi di schieramenti teologici e tendenze di moda; di non partire perciò da problematiche teologiche del passato, bensì dalle questioni dell’uomo d’oggi e da qui puntare al centro della fede cristiana; di parlare nella lingua dell’uomo d’oggi, senza arcaismi biblici, ma anche senza ricorrere al gergo teologico di moda; di evidenziare ciò che è comune alle confessioni cristiane, come rinnovato appello anche all’intesa sul piano pratico-organizzativo; di dare espressione all’unità della teologia in modo tale che non possa più essere trascurato il nesso incrollabile di teoria credibile e di prassi vivibile, di religiosità personale e riforma delle istituzioni. 

A questo libro non sono mancati riconoscimenti pubblici. Inoltre è stato una opportunità anche per le Chiese e su questo piano ha parimenti incontrato vasto consenso. Tuttavia, non può essere taciuto il fatto che i membri della gerarchia tedesca e romana hanno fatto di tutto per vanificare questa opportunità. Non si sono vergognati – di fronte al successo del libro anche fra il clero – di mettere pubblicamente in dubbio, anzi di diffamare l’ortodossia dell’autore. Per nulla all’autore ha giovato l’aver dichiarato ampiamente, una volta ancora, la sua fede in Cristo nel libro Dio esiste? (1978), che apparve quattro anni dopo Essere cristiani. 

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Hans Küng

21/01/12

La visione di Costantino e l'Arco di Malborghetto - 1.



La visione di Costantino e L’Arco di Malborghetto sulla Via Flaminia.

 1. Le vie consolari e l’età di Costantino.

Nella loro lunghissima storia le vie consolari di Roma sono state  teatro di misteriosi  eventi, celebri  visioni, alcune di esse fondamentali per la Storia del Cristianesimo.

Vale la pena ricordarne soltanto alcune:  la visione di San Pietro sulla Via Appia (64 d.C.)- del Domine Quo Vadis,  riferita da molte fonti, pagane e cristiane (a seguito della quale la quale l’apostolo Pietro avrebbe deciso di tornare per accettare il martirio a Roma); la visione dell’Imperatore Costantino sulla Via Flaminia (312 d.C.) prima della Battaglia di Ponte Milvio; la visione di Sant’Ignazio di Loyola sulla Via Cassia, in zona La storta, nel 1537, prima di entrare a Roma e fondare la Compagnia di Gesù.

Della prima e della terza esistono memorie in luoghi venerati a lungo e poi caduti nell’oblio. Riscoperti soltanto negli ultimi tempi da un certo turismo, non solo religioso.  Per quanto riguarda la seconda, invece, sembrerebbe quasi che l’episodio storico, tramandatoci dalla tradizione e dalle varie fonti che vedremo, sia stato completamente dimenticato.  Eppure, chi abita a Roma e si trova a passare nel popoloso quartiere denominato “Labaro” dovrebbe sapere che l’etimologia di quel nome è legata strettamente ad uno dei più celebri episodi della vita dell’Imperatore Costantino il Grande, e al misterioso segno che egli dichiarò di aver visto nel cielo prima della definitiva battaglia contro Massenzio.

Ma prima di addentrarci nella Visione della Via Flaminia, descriviamo più succintamente che si può la complicatissima situazione che vigeva nell'Impero prima dell'avvento di Costantino.

Il potere, all''inizio del 300 d.C., era incredibilmente frazionato.  Il declino di Diocleziano lasciò l'impero in mano alla tetrarchia , cioè in mano a quattro persone:  due Augusti (Diocleziano e Massimiano, i quali avevano scelto come sedi del potere rispettivamente Nicomedia, in Asia Minore, e Milano), che a loro volta avevano scelto due Cesari (il primo Galerio, il quale  pose la sua capitale a Mitrovizza, nell'attuale Croazia; il secondo Costanzo Cloro, padre di Costantino, che scelse Treviri, in Germania).

Roma, perciò, era apparentemente fuori dai giochi, sempre più periferica.

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20/01/12

6 miliardi di "altri": il mistero dell'individualità umana.


La nostra presenza qui, su questo mondo, è fondata sul presupposto dato per scontato, della nostra individualità.  L'individualità - quando sconfina in individualismo e in fanatismo - è anche il presupposto su cui si fondano fondamentalismi, nazionalismi, xenofobie.  

Eppure se soltanto riflettessimo sull'autentico fondamento della natura umana, capiremmo quanto sono labili i presupposti di questa individualità. 

Come ha efficacemente descritto Bill Bryson nel suo straordinario libro Breve storia su (quasi) tutto (pubblicato da Guanda nel 2006) le conoscenze scientifiche dimostrano sempre più chiaramente l'origine comune degli esseri umani. 

Ecco il brano che spiega assai bene la questione: 

Se i nostri genitori non si fossero uniti proprio in quel momento - con una precisione al nanosecondo - noi non saremmo qui. 

E se i loro rispettivi genitori, e i genitori di questi ultimi prima di loro, non avessero fatto altrettanto, ovviamente e di nuovo, noi non saremmo qui. 

Appena venti generazioni fa il numero di persone che hanno procreato nel nostro interesse arriva a 1.048.576. 

Trenta generazioni fa il numero totale dei nostri antenati era di oltre un miliardo. Se tornassimo indietro di sessantaquattro generazioni (all'epoca dei romani) il numero di persone che dovremmo ringraziare sarebbe di qualche triliardo. 

Ovvio che i numeri non tornano. La risposta è che la nostra non è una linea pura. Non saremmo qui infatti, se non ci fosse stato qualche 'incesto' - anzi, molti 'incesti' - sebbene a un livello di parentela molto lontano, o prudente. Poichè abbiamo milioni di antenati saranno state molte le occasioni in cui un nostro parente per parte di madre si sarà accoppiato con qualche lontano parente per parte di padre. 

In realtà se si ha una relazione con qualcuno della stessa razza e della stessa nazione, ci sono ottime probabilità di essere in qualche modo parenti. 

E fra noi c'è anche una misteriosa, arcana somiglianza. 

Se confrontassimo infatti i nostri geni con quelli di qualsiasi altro essere umano scopriremmo che sono identici al 99,9 per cento. E' questo a fare di noi una specie. 

Le minuscole differenze che rendono conto di quello 0,1 per cento sono ciò che ci conferisce la nostra individualità. 

Il mistero più grande, dunque, è proprio dentro di noi.

19/01/12

Bergonzoni: La pista di Atterraggio - un pensiero nuovo.



Conosco Alessandro Bergonzoni da molti anni. Mi vanto, anzi, di averlo in un certo senso "tenuto a battesimo", nei tempi lontani (1985) di una epica radio romana, della quale insieme a Giorgio Iacoboni, curavo la programmazione.

Alessandro era, all'epoca, all'inizio della sua folgorante carriera, un brillantissimo ragazzone bolognese 'in trasferta'  per presentare il suo spettacolo d'esordio (a Roma) al Teatro dell'Orologio, La saliera e l'ape Piera. 


Non era difficile, già da allora percepire la genialità di Alessandro e la sua capacità di creare - con gli apparenti nonsense e calembour dei suoi testi - una specie di pirotecnico spettacolo scenico, travolgente.

Con ancora maggior piacere dunque, riscopro oggi che Bergonzoni (ormai artista a tutto campo) si muove e percepisce quelle stesse istanze di rinnovamento personale sulle quali spesso in questo blog insistiamo e che sono l'unico presupposto - a mio avviso - per una effettiva ri-nascita globale, dopo la catastrofe delle ideologie, delle economie, delle filosofie, a cui stiamo assistendo in questi anni.

Non è un caso che questo magnifico monologo di Alessandro sia stato pubblicato sul sito di Beppe Grillo suscitando molti commenti acidi e di totale dissenso. Naturale, visto che i contenuti che qui propone Bergonzoni sono in totale anti-tesi con il pensiero massimalista, superficialmente omogeneo che oggi sembra aver depredato le menti.

Buona visione e ascolto.


15/01/12

La poesia della Domenica - 'In(abisso)'

In(abisso) 



Generale tempo del senso perso,
ecco i tuoi amici dispersi
ecco coloro che se ne sono andati,
i marinai del vento contrario,
ecco i monchi pazzi
ecco le vedove
ecco mio padre che sorride
e quello che un solco venerabile
ha lasciato, eccoli in corteo:
non vedi come conta i denti la ruota
del tempo soppesato da te,
non vedi come si ribella
reclama un nuovo visibile
spavento, uno spavento che finisca
in riso e non si penta e non scolori
mai
nel pianto.

Fabrizio Falconi © (inedito - 2012)